#ReadChristie2023| Il terrore viene per posta: il pettegolezzo e Miss Marple

Se guardiamo il calendario ci sembra impossibile, ma febbraio è agli sgoccioli e questo significa che anche la seconda tappa della #ReadChristie2023, che quest’anno “celebra” i Metodi e i Moventi, è giunta al termine. Per questo mese bisognava leggere una storia (romanzo o racconto), che avesse al suo interno un’oggetto contundente. La nostra scelta è caduta su Il terrore viene per posta.

Pubblicato nel Regno Unito nel 1943 come The Moving Finger, Il terrore viene per posta, che noi abbiamo letto nella traduzione di Diana Fonticoli, arriva in Italia nel 1952 con un titolo che non ha nulla a che fare con quello originale. Agatha Christie, per i titoli delle sue storie, spesso si lasciava ispirare dalle famose nursery rhymes, filastrocche e nenie infantili che nascondono sempre un lato oscuro e macabro, ma anche da citazioni tratte dal “canone occidentale” – vedi Shakespeare, Tennyson – e dal più vicino Medio Oriente. Il “dito che si muove” citato da Christie è un riferimento a un componimento del Rubʿayyāt, una raccolta di poesie composte nell’undicesimo secolo da ʿUmar Khayyām, matematico e poeta persiano:

The Moving Finger writes; and, having writ,
Moves on: nor all thy Piety nor Wit
Shall lure it back to cancel half a Line,
Nor all thy Tears wash out a Word of it.

Questo componimento, tradotto in inglese da Edward FitzGerald, richiama un episodio descritto nel libro di Daniele, presente sia nella Bibbia ebraica sia nel Vecchio Testamento: Baldassar, dopo aver conquistato Gerusalemme e aver raso al suolo il Tempio di Salomone, celebra la sua vittoria con un banchetto. Preso dai fumi del vino, decide di impiegare le coppe e i calici del tempio distrutto per inneggiare alle sue divinità. Ma all’improvviso, davanti ai commensali e ai suoi stessi occhi, appare una mano che su una delle pareti scrive una frase in ebraico, una frase che anticipa la fine del regno di Baldassar.

Un titolo quindi, che è molto più attinente agli eventi che prendono piede a Lymstock, paesino dove cercano calma e rifugio Jerry e Joanna Burton, fratello e sorella. L’uomo, dopo un incidente con un idrovolante, decide che è il luogo perfetto per il suo periodo di convalescenza. Niente di meglio di un po’ di aria di campagna, in un posto dove non succede mai nulla.

Il romanzo, raccontato in prima persona dallo stesso Jerry, comincia con una disamina della popolazione di Lymstock. Ci vengono presentati tutti i personaggi che impareremo a conoscere e sospettare più avanti, come la famiglia Symmington, con Richard, sua moglie Mona e i figli Megan, Colin e Brian, il reverendo Caleb Dane Calthrop e sua moglie Maud, un tipo sempre diretto e abbastanza inquietante, Emily Barton, la proprietaria di Little Furze, la casa dove alloggiano Jerry e Joanna, il dottor Owen Griffith e la sorella Aimeée. Non mancano poi i misftis, quelli al margine – ma nemmeno troppo: la signora Cleat, che ha la nomea di essere una strega, e il signor Pye, uomo ricco e bizzarro, almeno secondo i canoni della popolazione di Lymstock, dall’aspetto e dai gusti troppo effemminati: è uno dei pochi personaggi di Christie apertamente – o quasi – omosessuale.

Cosa può mai succedere in campagna? Un’ombra che oscura il sole c’è sempre: sembra infatti che di recente gli abitanti di Lymstock siano gli ignari bersagli di alcune lettere minatorie, piene di calunnie, insulti, minacce e insinuazioni. Pettegolezzi che sussurrano tutti in paese ma che diventano immediatamente intollerabili quando scritti su una lettera messa insieme con ritagli presi da libri e giornali. Anche Jerry e Joanna ne ricevono, e se all’inizio non se ne preoccupano troppo, presto le lettere si trasformeranno in delitto, obbligando Jerry a investigare.

Il terrore viene per posta è in linea con molti altri romanzi di Agatha Christie ambientati in campagna: ci sono un po’ di attriti di classe, la nostalgia per i bei vecchi tempi, un accenno alle vecchie credenze e tradizioni precristiane, la paura del nuovo. La guerra sembra lontana ma non troppo. Eppure, c’è qualcosa che rende il romanzo fresco, leggero, divertente, ma anche molto ben riuscito. Il puzzle non è particolarmente intricato – il romanzo richiama altri stratagemmi usati da Christie, ma non vi diciamo quali – ma la vera forza di questa storia sta nella scrittura che, sempre semplice e mai arzigogolata, ci regala personaggi che sono indubbiamente macchiette, ma più definite.

I tempi comici e la wittiness di Jerry e Joanna sono semplicemente stupendi. Jerry ha sempre la risposta pronta, ha sempre una citazione arguta nella manica, anche quando riflette per conto suo. Una menzione d’onore si merita il personaggio di Megan che, anticipando gli anni Novanta, ci ha regalato una scena chiave, tipica dei teen movie di venti/trenta anni fa – vedi Pretty Princess con Anne Hathaway e Julie Andrews: il makeover che da ragazzina bruttina e impacciata la fa diventare, se non una femme fatale, perlomeno una donna tutta d’un pezzo.

Non manca qualcosa? Sì, Miss Marple. L’anziana signorina di Saint Mary Mead appare nel romanzo come in questa recensione: in volata e per mettere una parola fine alla faccenda. Brilla forse per la sua assenza, forse perché preferiva rimanere a casa a fare del crochet. Fatto sta che dove c’è delitto c’è Marple, e chi poteva tenerla ferma?

In conclusione, Il terrore viene per posta è uno dei romanzi di Christie che più è interessato a indagare la natura umana, esplorando il microscopico per proiettarlo sul macroscopico, con qualche guizzo di ironia. Se da un lato porta con sé leggerezza, dall’altro suggerisce che il male è sempre in agguato, anche in posti insospettabili.

Come ogni mese, parleremo del libro letto su Google Meet insieme a Chiara e Laura di Sisters Book e a Sara di Istantanea di un libro. Ovviamente saranno con noi tutte le persone che partecipano al gruppo Telegram dedicato. La chiacchierata è questa sera, 27 febbraio, alle ore 21.10. Ci vediamo dopo e… attenti alla posta!

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