Demoni urbani di Giuseppe Paternò Raddusa | I mostri sono tra noi

Il true crime, argomento che fino a qualche tempo fa chiamavamo cronaca nera ed era relegato alle trasmissioni pomeridiane o a qualche programma stile Chi l’ha visto? (uno dei nostri guilty pleasure, anzi senza guilty e con tanto pleasure), ha trovato nuova linfa vitale con l’avvento dei podcast.

Negli Stati Uniti fioccano ogni settimana nuovi contenuti legati al true crime, al racconto di scomparse, omicidi, casi irrisolti e misteri che, in un modo o nell’altro, vengono trasformati in contenuti fruibili quotidianamente. Stessa cosa qui in Italia, dove l’amore per la cronaca e i fatti efferati è sempre stato ben radicato. Non stupisce quindi che tra i podcast più amati di sempre figuri Demoni Urbani, condotto da Francesco Migliaccio sotto l’egida di Gli Ascoltabili. Si tratta di un podcast dedicato ai delitti efferati commessi da mostri che tanto mostri non sono, perché il più delle volte si nascondono proprio tra noi.

Uno degli autori, Giuseppe Paternò Raddusa, ha scritto un libro che si presenta come «proseguimento letterario del podcast» e che ne porta il titolo. Accompagnato da un’introduzione di Francesco Migliaccio e da una nota di Giacomo Zito, Paternò Raddusa rievoca alcuni dei casi più interessanti della cronaca nera italiana, spostandosi su è giù per lo stivale e anche nel tempo.

Si parte con il delitto Gucci e la storia di Patrizia Reggiani (sull’onda dell’hype per il film ispirato proprio a questa vicenda) per passare poi a storie meno «glamour», come quelle di Luisella Pullara, di Desirée Piovanelli e della strage compiuta da Mauro Antonello a Chieri. C’è spazio anche per delitti storici, come quelli commessi da Cesare Serviatti all’inizio del Novecento o come il delitto di Giarre, una pagina oscura per l’Italia intera e non solo per la comunità lgbtqia+.

Giuseppe Paternò Raddusa dedica a ogni caso qualche pagina di introduzione, non solo per riassumere i dettagli principali della vicenda, ma anche per fornire un contesto in cui riuscire in qualche misura a immedesimarsi. Vengono citati qui e là tormentoni estivi, situazioni, eventi che al grande pubblico risulteranno familiari.

È evidente che chi scrive è un grande appassionato di true crime, magari cresciuto a pane e Chi l’ha visto? (dalla prima ora, con Donatella Raffai, fino a oggi, con Federica Sciarelli), Storie Maledette (e i suoi spin off, Ombre sul giallo e Che fine ha fatto Baby Jane?), Telefono Giallo e Un giorno in pretura. I casi raccontati in Demoni Urbani sono parte di un bagaglio — diverso da quello di Serviatti, fortunatamente — che mi porto dietro da molto tempo, anche se qualche fatto mi era sconosciuto o lo avevo dimenticato (come il caso del «biondino fake» o il «mostro» di Foligno). Non ci sono state, almeno per il sottoscritto, grandi sorprese, ma lo scopo del libro non è la ricerca della novità, quanto piuttosto raccontare queste storie a chi magari non le ha mai sentite.

Ciascun caso viene affrontato cercando di evitare giudizi sul fatto in sé, sulle vittime e sui carnefici, e questo è un bene. Non è un libro il luogo più consono per stabilire sentenze. L’unica nota stonata sono alcune espressioni stilistiche piuttosto abbondanti.

La prosa è semplice ma è ricca in anglicismi e frasi a effetto che vorrebbero sottolineare alcuni momenti della storia e invece tendono a distogliere un po’ l’attenzione dal racconto in sé. Per esempio, nel capitolo dedicato a Serviatti, le fonti, invece di dividersi sulla reale identità delle coinquiline Barberina Baldelli e Angela Taborri, si splittano, mentre persone dotate di abilità sorprendenti spesso sono skillate.

È molto probabile che, nel mio caso, ci sia soprattutto un problema di target. Questo stile un po’ ammiccante e che cerca di essere pop un po’ troppo forzatamente — basti pensare alla citazione sullo «strategismo sentimentale» di Manuela Arcuri — rischia di risultare un po’ respingente.

Certo è che Demoni urbani è un ottimo punto di partenza per quei lettori che vorrebbero scoprire, o riscoprire, alcuni tra i casi più interessanti della cronaca nera all’italiana. E non fatevi scappare, prodotto eccellente, il podcast!

-Marco

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