Una delle nostre caratteristiche principali è che spesso ci piace saggiare acque poco conosciute, non sia mai di incappare in qualche tesoro più o meno nascosto. Ed è proprio un piccolo tesoro quello in cui ci siamo imbattuti leggendo il primo romanzo di Salvatore Esposito – per i più Gennaro «Genny» Savastano di Gomorra, la serie – edito per Sperling & Kupfer, Lo Sciamano.
Salvatore Esposito non ha bisogno di presentazioni: oltre alla già citata serie tratta dal romanzo di Saviano e ai diversi film nei quali a recitato, come Taxi 5 (progetto di Luc Besson che lo ha scelto proprio dopo averlo visto nella serie tv che lo ha portato alla ribalta), ha preso parte a un altro progetto che tiene incollati agli schermi milioni di spettatori, Fargo dei fratelli Coen.
Esposito racconta che durante le pause dalle riprese di Fargo iniziò a lavorare al personaggio che poi sarebbe diventato il protagonista del suo romanzo. All’inizio però, Lo sciamano doveva essere una serie tv, ma la sceneggiatura non permetteva all’autore di includere tutte le idee che aveva in mente. Così la storia diventa un romanzo.
Chi è lo Sciamano? Christian Costa, profiler specializzato, come scritto sul suo biglietto da visita, in casi che hanno a che fare con rituali o procedure particolari (signature crime). Il soprannome Sciamano si riferisce al modo in cui approccia le scene del crimine. Onnisciente, ma senza la supponenza di Sherlock Holmes, quando Christian Costa è sul luogo del delitto entra in trance. Niente sfugge ai suoi occhi, è sempre due passi avanti al lettore.
All’inizio della storia, Costa è alle prese con uno strano delitto nel Nord Europa: una donna anziana è stata uccisa, dissanguata e trascinata fuori casa nella neve. Lo Sciamano capisce subito cosa nasconde il delitto efferato. Lì sul posto, gli squilla il cellulare (la suoneria: una notte sul monte Calvo, motivo che ritornerà in tutto il romanzo). Ecco che viene richiamato in Italia per un caso che solo in apparenza sembra coinvolgere neofascisti e clan mafiosi.
La cartomante di fiducia di Pietro Vincenzi, membro del clan di Ferruccio, è stata uccisa. La donna, Esma Celjak, non si trovava da diciotto giorni e il suo cadavere è stato rinvenuto su un pontile, con le mani e i piedi legati. Quello che non torna è la presenza di sostanze allucinogene nel sangue. Le indagini sembrano portare verso un omicidio a sfondo razziale, ma Costa non ne è convinto. Certe cose lui le sente, le sa.
Ma da dove vengono queste sensazioni? Come spiegare le crisi che seguono le sue elucubrazioni sulla scena del crimine? Questi sono destinati a rimanere interrogativi, come quello sulla sua identità: Costa non è il suo vero nome. Chi è veramente? Che ne è dei suoi genitori, di sua madre? Ma soprattutto, gli incubi che ha, così veri e vividi, sono ricordi o solo frutto dell’immaginazione?
Un altro delitto lo chiama in un luogo legato alla sua infanzia. La sua presenza viene richiesta a Chiaia. Una donna di una famiglia bene, Barbara D’Alessio, viene ritrovata uccisa, legata alla sedia del suo studio, dissanguata e quasi scorticata. In più, sulla scena del crimine, macchiato di sangue, viene scoperto un libro antico, un grimorio legato agli ambienti esoterici. Che ci sia un’unica mano dietro questi delitti così lontani tra loro?
Salvatore Esposito, alla sua prima prova con la prosa, passa l’esame a pieni voti. La trama è incalzante e coinvolgente. Il tema dell’esoterismo affascina e ammalia il lettore, e il fatto che nel mondo dello Sciamano anche le streghe sembrino vere (e forse lo sono), contribuisce all’atmosfera.
Quando si legge un thriller, il rischio è quello di trovare i soliti personaggi di cartone, coinvolti in avventure altrettanto posticce e accompagnate da qualche nozione didascalica (Dan Brown, stiamo pensando a te e al tuo Inferno). Al contrario, Salvatore Esposito crea un insieme organico di personaggi e di luoghi (a loro volta importanti come se fossero personaggi) originali e unici, e ogni rimando a nozioni particolari ha un suo preciso scopo.
È innegabile l’influenza delle serie tv. Un esempio? Basti pensare alla scena con l’elicottero e i segni lasciati nella neve all’inizio del romanzo o ai momenti d’azione più concitati (dei quali non possiamo parlare, sarebbe spoiler). L’attenzione a certe tracce e indizi crea subito un effetto focus nella macchina da presa che il lettore manovra durante la lettura.
Si vede, leggendo Lo Sciamano, l’attenzione al dettaglio e alla storia da parte di chi scrive. Ogni particolare utile all’indagine è presentato anche al lettore, che però non ha lo stesso spirito d’osservazione di Christian Costa. Salvatore Esposito ha scritto un ottimo esordio che lascia presagire la possibilità di nuove avventure con protagonista lo Sciamano. Non rimane che sperare in un sequel!
Ps: in un’intervista, Mara Venier chiede informazioni su una possibile serie televisiva tratta da questo romanzo. Esposito risponde reticente con un «vediamo, vediamo. No comment». Zia Mara però sembra pensarla come noi, forse forse un progetto già c’è. Speriamo veda la luce il prima possibile!
-Marco
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