Oscar Wilde è uno di quei nomi che campeggiano a caratteri cubitali in una immaginaria nuvoletta mentale la prima volta che si sente parlare di letteratura inglese di età vittoriana. È uno di quegli scrittori che verrà sempre ricordato, perché passato alla storia per l’acume, l’ironia e la critica feroce a una società troppo ossessionata da una concezione malata della moralità umana. Oscar Wilde è l’autore del Ritratto di Dorian Gray, di L’importanza di essere onesto, del De Profundis… ma la sua produzione letteraria si estende al di là di questi celebri titoli.
A 121 anni dalla sua scomparsa, lo scrittore irlandese fa ancora parlare di sé. La casa editrice Mondadori ha scelto di assemblare una raccolta quasi completa delle opere di Wilde, pubblicata soltanto poco tempo fa nella collana degli imponenti Oscar Draghi. Il volume, dal titolo Il ritratto di Oscar Wilde, è stato curato da Massimo Scorsone ed è accompagnato dalle immancabili illustrazioni di Malleus, oltre che da una preziosa introduzione di Max Beerbohm, scrittore e caricaturista inglese coevo di Wilde, che del protagonista di questa raccolta fa un ritratto ben preciso, raccontandoci la sua routine giornaliera, da perfetto gentleman inglese.
È costume di Mr. Wilde levarsi sempre di buonora. Ogni mattina, che sia inverno o estate, alle 4.30 del mattino si può già scorgere il suo imponente profilo – all’aspetto egli non è molto dissimile da Sir William Harcourt, misurando in altezza un metro e ottanta quand’è in pantofole – chinarsi sul piccolo bricco ad alcol in cui egli suole far sobbollire la sua tazza di cioccolata calda. Indossata la veste da camera, si affretta verso lo studio dove subito si mette all’opera, pur continuando senza parere la sua colazione, che consuma in compagnia della moglie e dei figli.
Questa descrizione, A Peep into the Past, – di cui qui abbiamo riportato un assaggio – doveva far parte del primo numero di «The Yellow Book», un trimestrale letterario londinese nato in quel lontano 1894. Il saggio di Beerbohm viene tuttavia sostituito all’ultimo momento con un altro suo scritto, A Defence of Cosmetics. Questo, molto probabilmente, per lo scandalo che avrebbe di lì a breve investito Oscar Wilde: la sua relazione con Lord Alfred Douglas, denunciata dal padre di quest’ultimo, il marchese di Queensberry. Come è noto, Wilde viene condannato per la sua omosessualità, a quell’epoca considerata reato in Gran Bretagna, e passa ben due anni nella prigione di Reading. Della terribile e ingiusta esperienza sono rimasti il già citato De Profundis e La ballata di Reading, entrambi custoditi all’interno di questa raccolta.
Ma Il ritratto di Oscar Wilde non è solo le sue opere più famose. Ci sono poesie come La Sfinge, saggi, racconti, fiabe e testi teatrali. Uno fra i tanti è la Salomè, una pièce scritta da Wilde appositamente perché vi recitasse Sarah Bernhardt, una delle più popolari attrici dell’epoca. La storia di Salomè è anche quella della morte di Giovanni Battista, una tragedia struggente in un unico atto che racconta di una donna forte e seducente. Wilde la scrive nel 1891, in francese, con l’intenzione di portare l’opera in Inghilterra. Avrebbe voluto metterla in scena a teatro, a Londra, ma a causa di una vecchia legge che impediva la rappresentazione di personaggi biblici, si vede costretto a rinunciare. La Salomè va in scena per la prima volta nel 1896 a Parigi, e soltanto nel 1931 arriva sui palcoscenici inglesi. La pièce viene originariamente pubblicata in un’edizione sontuosa con le litografie di Aubrey Beardsley, alcune delle quali riprodotte anche nella raccolta in oggetto.
Le litografie di Salomè non sono gli unici elementi grafici a corredare il volume di dettagli raffinati e difficilmente reperibili. Tra una pagina e l’altra è possibile trovare scatti fotografici, xilografie, incisioni e frontespizi. Un banchetto per gli occhi che fornisce un’immagine inusitata – o comunque meno conosciuta – della vita e delle opere dello scrittore. Ammettiamolo, chi di noi ha fatto la conoscenza di Oscar Wilde esclusivamente nel contesto scolastico, è difficile che abbia mai sentito parlare di fiabe come Il Principe Felice o L’Usignolo e la Rosa. Oppure: chi sapeva che Wilde aveva scritto anche un giallo, un racconto dal titolo Il delitto di Lord Arthur Savile?
Nel Drago Mondadori ci sono tanti ritratti diversi dello scrittore, da quello che ne fa Beerbohm, a quelli che si possono cogliere nelle sue opere, dal Ritratto di Dorian Gray a Il genetliaco dell’Infanta. In tutti è possibile cogliere un particolare gusto per la decadenza, uno stile squisito e raffinato che è perfettamente in bilico tra la passione per la tradizione antica tipica dei preraffaeliti e il fascino sontuoso dell’Art Nouveau (cui si ispira apertamente il già citato Aubrey Beardsley nelle sue illustrazioni). Un’attenzione particolare per l’estetica delle parole e del linguaggio che rende ancora oggi le opere di Wilde e lo stesso autore un unicum letterario straordinario.
-Davide