I Draghi Urania: i racconti di Arthur C. Clarke

La collana Urania è la collana di fantascienza più famosa del mercato editoriale italiano. Per molto tempo questo nome è stato legato esclusivamente all’edicola ma a partire da quest’anno gli autori della storica collana prendono d’assalto le librerie. È così che nasce l’idea dei Draghi Urania, un sodalizio tra due linee editoriali apparentemente molto diverse tra loro ma che garantirà sicuramente il raggiungimento di un pubblico più vasto, un miscuglio di lettori fedeli e di nuovi lettori. La prima uscita di questo culto nascente sono i racconti di Arthur C. Clarke (1917-2008), uno dei numi tutelari della fantascienza ‘classica’ insieme a Robert A. Heinlein (1907-1988) e Isaac Asimov (1920-1992). Ma per parlare di fantascienza in Italia e di questo meraviglioso, mastodontico volume bisogna ripassare un po’ di storia.

Cover of the first novel from the book series I Romanzi di Urania
La prima uscita di Urania, in edicola il 10 ottobre 1952, è stata Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke

Correva l’anno…

Correva l’anno 1952 quando a Giorgio Monicelli, nipote di Arnoldo Mondadori, venne affidata la curatela di una nuova collana di libri di fantascienza, Urania. La scelta del nome è semplice, si tratta di un omaggio alla musa dell’astronomia e della geometria, Urania (dal greco Οὐρανία, che significa cielo), figlia di Zeus e Mnemosine. Ai romanzi inizialmente venne affiancata una rivista che concluse la sua attività dopo soli quattordici numeri. Ma i romanzi ebbero uno strepitoso successo e a partire dal primo titolo pubblicato — Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, da cui si comprende subito la scelta significativa di iniziare un nuovo percorso proprio con i suoi racconti — l’Italia venne iniziata a moltissimi autori che poi sono entrati nella storia della letteratura come il già citato Asimov o Ballard o Dick. In seguito al divorzio tra zio e nipote la curatela, alla fine degli anni Cinquanta venne affidata, dopo un momento di transizione, a Carlo Fruttero. A Carlo Fruttero, nei primi anni Sessanta, si aggiunse anche l’altra metà del dinamico duo editoriale, Franco Lucentini. Insieme hanno scoperto, studiato, scelto, tradotto e promosso una quantità inverosimile di autori stranieri per più di un ventennio. Anche in virtù di questo debito verso i due che più di tutti hanno amato e dato forma a Urania, all’inizio dei Racconti di Arthur C. Clarke, c’è un’epigrafe firmata da F&L — immancabile la commerciale.

A partire dagli anni Ottanta la collana passò nelle mani di altri grandi curatori. Gianni Montanari, Giuseppe Lippi e poi Franco Forte, l’attuale curatore di Urania e papà di questo primo volume Oscar Draghi.

I mondi di Arthur C. Clarke

Sir Clarke (titolo che gli venne conferito nel 1998) è stato uno dei più prolifici scrittori di fantascienza in assoluto. La raccolta della collana Oscar Draghi raccoglie una nutrita schiera di racconti che l’autore scrisse a partire dal 1937, più di cento. Molti pubblicati per la prima volta sui popolarissimi magazine dedicati al genere. Questi racconti appartengono a The Collected Stories (pubblicato per la prima volta nel 2001) ma nel volume italiano uscito a febbraio ne mancano una ventina, irreperibili per questioni di detenzione dei diritti sia all’editore italiano stesso che a quello anglosassone. Il libro, curato da Franco Forte, è accompagnato da un’introduzione generale e da brevi introduzioni a ciascun testo a opera dello stesso Clarke. Ci sono poi una lunga appendice di Fabio Feminò, dedicata alla figura dell’autore, e una ricca bibliografia stilata da Andrea Vaccaro.

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Un’illustrazione del racconto La Sentinella, pubblicato nel 1951.

In queste storie Clarke, che aveva anche dei solidi trascorsi nella divulgazione scientifica, esplora il mondo immaginandosi il futuro della tecnologia e delle relazioni umane, da nuovi mezzi di trasporto, come succede in Viaggiate via cavo, fino agli immancabili rapporti bellicosi marziani-umani di Fatta la legge (scovate l’inghippo si potrebbe dire!). E se alcuni stratagemmi tecnologici dovessero apparire goffi o sorpassati va tenuta presente l’epoca in cui sono stati scritti, come ricorda lo stesso autore nella sua introduzione. All’epoca perfino i viaggi nello spazio erano considerati assurdi e inconcepibili. Si potrebbe dire che Clarke nell’ipotizzare le tecnologie future e nell’analizzare l’animo e il comportamento umani sia stato divinatorio e profetico.

In questo senso, la fantascienza di Clarke è proprio «qualcosa che potrebbe accadere, ma che di solito preferireste di no.» Non ci sono mai grosse rassicurazioni sul futuro nelle sue storie, ma sempre presenti sono quel linguaggio pragmatico e quel sottile spirito british che stemperano qualsiasi potenziale situazione di dramma. L’uomo è centrale ma è anche piccola cosa in confronto alla vastità dell’universo.

La fantascienza di Clarke è un portale d’evasione dal reale. È puro e meraviglioso — spesso sottovalutato — intrattenimento. Ma c’è di più. Clarke apre la mente del lettore come una noce di cocco e lo costringe a guardare in faccia la vastità delle cose e ad ammirarla a bocca spalancata. È uno strumento per immaginare il futuro ma ancor di più per interpretare il presente.

Arthur C. Clarke

Per riprendere ancora una volta in mano le parole dello stesso Clarke «lo scrittore di fantascienza rende un grande servigio alla comunità. Incoraggia la flessibilità mentale dei lettori, la loro capacità di accettare rapidamente e persino di accogliere di buon grado i mutamenti, in breve, l’adattabilità. (…) Noi scompariremo se non sapremo adattarci a un ambiente di cui ora fanno parte navi spaziali, computer e… armi termonucleari.»

-Davide & Marco

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