Vi avevamo già parlato della nuova collana di Bompiani, Munizioni, diretta da Roberto Saviano, quando vennero pubblicati i primi due volumi, due inchieste dedicate al mondo moderno. La collana tuttavia continua a crescere, in questo caso con la pubblicazione di un nuovo volume, il terzogenito, un romanzo. Si tratta di Gotico americano di Arianna Farinelli, l’esordio di questa professoressa che nasce a Roma ma che insegna al Baruch College della City University of New York e che vive negli Stati Uniti dal 2001.
Gotico americano, come i due fratelli di collana, mantiene uno sguardo attento alla modernità e ai problemi del mondo contemporaneo. Bruna è la colonna portante della sua famiglia, una professoressa che vede sfumare i suoi sogni accademici e che si trova intrappolata in un matrimonio in crisi. Tom è il compagno bambino che non ha mai accettato il ruolo di marito e padre, dipendente com’è dall’approvazione dei suoi genitori e, soprattutto, della madre. Poi ci sono Minerva, la figlia maggiore e fin troppo intelligente per il suo bene, e il figlio piccolo Mario, che si sente intrappolato nel corpo sbagliato. Accanto alla storia di questa famiglia come tante gravita Yunus, uno studente di Bruna, il rappresentante di quella vasta comunità di “diversi” che viene isolata ai margini della società americana. E Yunus si trova a dover affrontare a sua volta una situazione drammatica, con la famiglia che si è scelto, Mohammad.
Gotico americano si potrebbe definire un romanzo quasi corale. Quasi perché i cambi di prospettiva tra un personaggio e l’altro della famiglia sono appena accennati, brevi e quasi impercettibili. Sembra che il punto di vista di ciascuna delle persone che circondano Bruna sia disposto su un piano inclinato e che quindi sia destinato a scivolare verso quello della protagonista principale, moglie, madre e amante. Solo Yunus sembra avere un duplice baricentro che oltre a Bruna prevede Mohammad.
La storia che racconta Arianna Farinelli è la storia di tante famiglie e di tanti immigrati americani. Sentirsi isolati e fuori posto all’interno della propria famiglia è in qualche misura speculare al sentirsi isolati e fuori posto nel paese in cui si è scelto di vivere e ai quali si è affezionati. È così che l’autrice esplora microcosmo e macrocosmo umani e li mette spietatamente a confronto. Spietatamente perché esplora aspetti positivi e negativi con sguardo disincantato e profonda attenzione, senza tralasciare le contraddizioni che sono insite nella natura umana stessa.
Nonostante gli evidenti ostacoli al raggiungimento di una società che sia multiculturale, pacifica e internazionale, Gotico americano lascia al lettore una nota di speranza. Il cambiamento è improbabile ma non impossibile. Passare dalla società reale a quella ideale richiede anche l’ausilio di strumenti particolari come la cultura: letteratura e arte in primis. Non a caso il romanzo prende spunto a piene mani da articoli e saggi sul mondo moderno, da autori fondamentali come James Baldwin e dalla mitologia religiosa – Yunus è Giona, ingoiato dalla balena e intrappolato sotto tre strati di oscurità, che prega Allah di salvarlo. La letteratura diventa così anche una chiave di lettura e comprensione del mondo. Uno strumento da cui partire per comprendere l’altro e comprendere se stessi.
(…) se almeno l’America di oggi non assomigliasse ancora così tanto al quadro di Grant Wood, American Gothic, facce bianche di vecchi impauriti che pensano di proteggere il loro mondo con un forcone, ma il loro mondo già non esiste più. (..)
Gotico americano è anche il titolo di un quadro, American Gothic di Grant Wood. Il confronto che ne fa Bruna con la società americana calza meglio di una scarpa fatta su misura da un ciabattino. Gli Stati Uniti attuali – e non solo gli Stati Uniti, verrebbe da dire – cercano disperatamente un ritorno a una ruralità e a una tradizione spenta e sconfitta come quella del quadro. Non importa chi ci potrebbe andare di mezzo. Questa necessità di raccontare gli Stati Uniti con uno sguardo così feroce non è un tentativo di critica fine a se stesso, qualcosa di politicizzato e propagandistico. Viene dall’amore profondo per un paese allo sbando, un tentativo di riflessione volta al cambiamento, come nelle parole di James Baldwin «L’America è il paese che amo di più al mondo e per questo rivendico il diritto di criticarlo in perpetuo».
Anche il terzo volume della collana Bompiani dimostra pienamente che le parole sono munizioni e che per poter cambiare la realtà è fondamentale comprenderla nella sua complessità e interpretarla con gli strumenti adatti in mano. La letteratura è uno strumento di grande importanza nell’ottica del raggiungimento di questo obiettivo. La letteratura può e deve dare speranza e le armi per affrontare un mondo diviso.
-Davide