Macbeth: la tragedia vista con gli occhi di Ferenc Pintér

È una verità universalmente riconosciuta che nessuno mai si potrebbe stancare di Shakespeare. Ma proprio mai. La sua produzione è così vasta, dalla commedia alla tragedia che affonda le sue radici nella storia, passando per i sonetti, che ce n’è davvero per tutti i palati. Il Bardo di Stratford-Upon-Avon però rimarrà sempre collegato alle sue opere più famose: Romeo e Giulietta, Amleto e infine il Macbeth, la tragedia scozzese che, a quanto dice la superstizione, non deve essere nominata da chi la porta in scena.

Cosa succede quando un’opera così universale, che racconta semplicemente le più bieche aspirazioni dell’uomo e le azioni più deprecabili che una persona possa compiere per affermare la propria volontà, incontra il genio di un illustratore iconico e dal tocco anch’esso senza tempo? Ne nasce un capolavoro, in tutto e per tutto.

Oscar Mondadori infatti, ha pubblicato lo scorso novembre il Macbeth illustrato da Ferenc Pintér, famosissimo illustratore delle più iconiche copertine delle edizioni Mondadori, da George Simenon fino ad alcune tra le più belle copertine italiane dei romanzi di Agatha Christie.

Non c’è bisogno che vi racconti le vicende del Macbeth, il vassallo di re Duncan, che secondo la profezia di tre streghe è destinato a diventare re. Questo ovviamente lo spinge a compiere atti figli di un’ambizione estrema, coadiuvato dalla moglie, Lady Macbeth, che non si fa scrupoli nel far raggiungere al marito il trono, progettando l’omicidio del re.

Ambizione, paura, predestinazione, libero arbitrio, sono questi i temi della tragedia scozzese che Ferenc Pintér ha illustrato con il suo tratto subito riconoscibile.

 

Il rosso, il nero e l’azzurro la fanno da padrone nelle illustrazioni di  Pintér, che riesce a traslare il freddo della spada, il calore immondo del sangue e l’infinità dell’oblio che trascina Macbeth come il Maelstrom, portandolo prematuramente al suo destino. Si tratta di veri e propri quadri che trasmettono tutto il significato e il pathos della tragedia shakesperiana. D’altronde non poteva essere diversamente, Pintér è sempre riuscito a immortalare l’essenza dei libri per i quali disegnava le copertine o le illustrazioni.

L’illustratore è nato ad Alassio, figlio di un pittore ungherese e di una donna fiorentina, e ha passato la sua infanzia in Ungheria fino a quando si è trovato costretto a tornare in Italia nel 1956. Nasce lì la collaborazione con Mondadori, grazie a cui disegna le copertine di Hemingway e Kerouac, copertine che come dice Santo Alligo “si imponevano per l’efficacia della sintesi, per la suggestione evocativa dell’immagine e l’equilibrato dosaggio del lettering”.

Le sue opere sono state mostrate qualche tempo fa a Torino al Museo Ettore Fico, in una mostra dedicatagli, nella quale oltre a quasi 150 copertine sono stati esposti alcuni tra i suoi studi, bozzetti, poster di campagne pubblicitarie e manifesti politici più belli.

La relazione tra Pintér e Arnoldo Mondadori è durata per quasi 35 anni, e vede in questo libro, edito Oscar nella collana Baobab, un giusto tributo a uno dei più grandi “Pittori di carta” del Novecento.

-Marco

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