Il rimedio miracoloso di H.G. Wells: la recensione

H.G. Wells (1866-1946) fu uno degli scrittori più importanti del suo tempo ed è  oggi principalmente conosciuto come uno dei fondatori del genere fantascientifico.  Tuttavia, la sua produzione comprende anche altri titoli che sfuggono alla rigida classificazione di genere, alcuni dei quali molto improntati all’ideologia del socialismo e al pacifismo. Uno di questi è sicuramente Il rimedio miracoloso, riportato dalla casa editrice Fazi nelle librerie nella traduzione di Chiara Vatteroni.

Il rimedio miracoloso è la storia di un’impresa e degli uomini che la resero possibile. George Ponderevo racconta, nella forma di un lungo resoconto, come si sia trovato a vivere con lo zio, Edward Ponderevo, e come questi sia riuscito a organizzare quella che a più riprese definisce una semplice truffa: la creazione del Tono Bungay e del suo impero. Cos’è il Tono Bungay? Soltanto il tonico più famoso nella Londra pre-conflitti mondiali, una bevanda aromatizzata che con tutta probabilità non è particolarmente amichevole nei confronti del fegato di chi la beve. George racconta tutto quello che l’ha portato ad allontanarsi dai suoi studi e a partecipare all’impresa dello zio, un mercato fiorente con tanto di società e prodotti derivati annessi. E mentre parla della rivoluzione della pubblicità (la pubblicità come al di sopra della moralità… una visione molto alla Mad Men) e dello svilupparsi di un truffaldino e aggressivo consumismo s’intrufolano nella narrazione anche le sue vicende amorose, dal destino segnato, in modo simile a quello del Tono Bungay.

Per quanto mi riguarda ero colmo di una nuova e scandalosa idea nata non so come dall’incidente, con quei contatti istantanei e quelle emozioni veloci; e, cioè, che dovevo fare l’amore con Beatrice e possederla. Non vedo nessuna ragione particolare perché dovesse venirmi quel pensiero proprio in quel momento, ma così fu. Non credo che prima di quel giorno io avessi pensato ai nostri rapporti in questi termini. Tutto a un tratto, o così lo ricordo, intervenne la passione. Lei si era accovacciata e io la sovrastavo; nessuno dei due disse una parola. Ma fu esattamente come se qualcosa fosse stato urlato dal cielo.

La natura degli ingredienti che compongono questa miracolosa sostanza, che promette di donare vigore e risolvere tutti i problemi fisici di cui un uomo possa soffrire, è oscura. La morale di George non gli permette di rivelarla, contribuendo a creare un alone di mistero che quasi spinge il lettore a desiderare l’acquisto del tonico.

Ma quello che scrive George non è soltanto la storia dell’ascesa finanziaria dei Ponderevo, è  un vero e proprio viaggio in una società inglese in fase di cambiamento, con le aristocrazie che perdevano vitalità e l’emersione di nuovi ricchi votati al commercio sfrenato. È subito evidente come la tradizione inglese, con le sue etichette e rigide distinzioni sociali, in qualche misura sopravviva alla modernità, applicata solo superficialmente. In un certo senso il cambiamento epocale della società inglese si riflette nelle avventure di George, da Bladesover a Wimblehurst, fino a Londra. Un lungo volo a bordo degli aeroplani che George sogna di costruire.

(…) Il nuovo ordine forse ha fatto molti progressi nel suo formarsi, ma proprio come quello spettacolo di proiezioni che un tempo nel villaggio era noto con il nome di “dissolvenze”, la scena vecchia resta nella mente, precisa e limpida, e l’immagine nuova è ancora enigmatica quando le linee che devono sostituire le precedenti sono diventate luminose e forti, così la nuova Inghilterra dei figli dei nostri figli è ancora per me un enigma. Sicuramente le idee di democrazia, uguaglianza e soprattutto quella promiscua della fratellanza non sono mai entrate nella mentalità inglese. Ma cosa vi sta entrando?

Allo stesso modo questo romanzo contiene anche un’altra chiave di lettura. È una storia di formazione, quella di George, alla ricerca di qualcosa di suo e duraturo, che gli consenta di lasciare la sua impronta sul mondo. Una ricerca che pare a più riprese fallita e che trova la sua originale forma d’espressione nella scienza e nell’ingegneria aerospaziale.

Agli occhi del giovane Ponderevo la società, come il Tono Bungay, non è che un illusione, non esistono certezze. La confusione mentale e l’incertezza si traducono in un continuo rincorrersi delle linee narrative. Non c’è una rigida consequenzialità cronologica, il protagonista racconta gli eventi in modo disordinato, seguendo i propri ricordi e sovrascrivendo la narrazione man mano che la storia prosegue. Tutto ruota attorno alla figura dello zio, un piccolo Napoleone, destinato a incontrare la sua Waterloo.

Il rimedio miracoloso è un libro che ancora oggi  ha molto da dire e che è capace di esplorare la modernità e il progresso con l’acume e la wittiness che solo l’Inghilterra è capace di produrre. Una lettura affascinante che non ci è poi molto lontana.

-Davide

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