La #ReadChristie2019 continua. La storia richiesta da questa seconda tappa vuole come protagonista Miss Marple, l’altro personaggio ‘famoso’ inventato da Agatha Christie (il primo, di cui vi abbiamo già parlato è Hercule Poirot). Miss Marple è incidentalmente anche il personaggio che più preferisco fra quelli ideati dalla Christie e pareva doveroso rileggere la storia che l’ha vista nascere, La morte nel villaggio, nell’edizione Mondadori tradotta da Giuseppina Taddei.
Come nasce quest’amabile vecchina? Il libro venne pubblicato nel 1930, con il titolo Murder at the Vicarage e, come precisato anche nella postfazione alla storia, sull’emergere dell’arguta figura incartapecorita non abbiamo molte certezze. La stessa Agatha, nella sua autobiografia, dice al riguardo:
«Della sua stesura non ricordo assolutamente niente, né dove, come quando o perché io sia arrivata a scriverlo. Non ricordo nemmeno chi mi abbia suggerito di affidare il ruolo dell’investigatore all’inconsueta figura di Miss Marple. Allora non sapevo che anche lei, come Poirot, mi sarebbe rimasta appiccicata tutta la vita… si intrufolò così silenziosamente… che quasi non mi accorsi del suo arrivo.»
Questa anziana signora di paese che sembra sapere sempre tutto di tutti quelli che vivono nel villaggio di St. Mary Mead ricorda però un’altra manciata di personaggi, fittizi o meno, legati alla vita della scrittrice. A un lettore allenato ricorderà sicuramente una versione potenziata della sorella del dottor Sheppard, l’uomo che è anche voce narrante ne L’assassinio di Roger Ackroyd, uscito qualche anno prima, nel 1926 per essere esatti, con il titolo di The Murder of Roger Ackroyd. Ma Miss Marple ha in sé qualcosa di familiare, che appartiene al circolo domestico di Agatha Christie. Nella fattispecie viene facile confrontare l’investigatrice improvvisata con la zia-nonnina (di cui sentiamo parlare a più riprese ne La mia vita, l’autobiografia della scrittrice). A prescindere dalla realtà delle origini del personaggio di Miss Marple, la signorina resta un’investigatrice con i contro-fiocchi, per non usare espressioni più ardite, che non ha nulla da invidiare ai grandi detective come Poirot o l’Holmes di Sir Arthur Conan Doyle. Anzi, si potrebbe dire che Miss Marple è dotata di quel qualcosa in più che le permette di elevarsi al di sopra di questi personaggi, e quel qualcosa in più è un acuto cinismo che la porta a dissezionare lucidamente, e con la precisione di un chirurgo, le persone e l’animo umano.

Nel romanzo, Miss Marple viene presentata per la prima volta attraverso due filtri ben distinti: il primo è il punto di vista di Griselda Clemens, il secondo è quello del marito, il vicario che vive nella canonica in cui avverrà il delitto e che è incidentalmente anche la voce narrante dell’intera vicenda.
«È la più gran pettegola del villaggio» protestò Griselda. «sa sempre tutto quello che accade e ne trae le peggiori conclusioni.»
(…)
Miss Marple è una vecchietta coi capelli bianchi e dai modi sempre molto timidi e mansueti. La signorina Wetherby è un misto di miele e di aceto. Miss Marple è certamente la più pericolosa delle due.
Miss Marple non è però la prima detective di vetuste fattezze a comparire tra le pagine di un giallo. La scrittrice Anna Katharine Green, considerata la madre della detective fiction, pubblicò nel 1897 The Affair Next Door, in cui a risolvere il caso è proprio un prototipo alla Miss Marple, Miss Amelia Butterworth. E poi, contemporanee alla signorina di St. Mary Mead sono moltissime altre vecchine: Hildegarde Withers, l’insegnante zitella di Stuart Palmer, Susan Dare, la scrittrice nata dalla penna di M.G. Eberhart, Mrs Bradley, la psicologa di Gladys Mitchell e Miss Maud Silver, l’investigatrice privata di Patricia Wentworth.
Ma oltre a Miss Marple, in La morte nel villaggio, spicca un altro personaggio, quella fabbrica mostruosa di pettegolezzi anche nota come St. Mary Mead. La campagna inglese, o meglio, la provincia inglese, riveste un ruolo centrale non solo nelle opere di Agatha Christie ma in tutta la cultura inglese dell’epoca, in quanto specchio su scala minore di quanto succede nelle grandi città, e che spesso passa inosservato. Il paesino ha un nome fittizio e non ne esiste uno simile con lo stesso nome in Inghilterra, ma la scrittrice si sarebbe ispirata a un luogo reale, nel costruirlo. Questo luogo sarebbe Cholsey, un piccolo villaggio dell’Oxfordshire, vicino a Wallingford. Ed entrambi, Cholsey e Wallingford, sono luoghi chiave nella vita (e oltre) di Agatha Christie. Cholsey non ricorda soltanto il villaggio di St. Mary Mead ma si tratta anche della parish dove è seppellita la scrittrice. Wallingford invece, è stato fonte di ispirazione per la creazione del villaggio di Market Basing, che ritroviamo in Il mistero di Market Basing (The Market Basing Mystery, 1923). Sempre a Wallingford è poi possibile trovare Winterbrook House, una delle case in cui la scrittrice ha vissuto.

In questo esordio, solo Miss Marple è in grado di capire chi è l’assassino del colonnello Protheroe, uomo non particolarmente amato dal villaggio, in parte perché dalla sua casetta osserva attentamente qualsiasi movimento inusuale sulla stradina di fronte e nei dintorni della canonica, e in parte perché non è una semplice pettegola di paese. Come il nutrito gruppo di anziane che popola St. Mary Mead, sa tutto di tutti e ascolta avidamente ogni pettegolezzo e ogni notizia che le capiti all’orecchio. Ma rispetto alle altre signore e signorine ha una marcia in più. Come spiega al vicario proprio ne La morte nel villaggio, non presta attenzione ai pettegolezzi per il semplice gusto di farlo, piuttosto lo fa nel tentativo di indagare a fondo la natura umana, natura che è incontrovertibile, tutti ne sono soggetti e chiunque potenzialmente può diventare un assassino. Servono solo le circostanze giuste.
In questo (e altri romanzi) la Christie è in grado di fotografare perfettamente le imperfezioni dell’animo umano e di renderle con precisione sulla carta. I suoi personaggi sembrano un po’ delle macchiette proprio perché molto simili alla realtà delle cose, che è meno unica e originale di quanto ci piacerebbe credere. La stessa Miss Marple nel romanzo sostiene che, una volta avuta sufficiente esperienza delle varie tipologie di persone che esistono a questo mondo è possibile poi applicare queste stesse tipologie grosso modo a tutte gli altri esseri umani. E alla stregua di Miss Marple che è convinta che eventi e persone si ripetono secondo schemi ben precisi e invariati, Agatha Christie nei suoi romanzi ripropone trame apparentemente identiche, ma lo fa apportando ogni singola volta elementi nuovi e impensabili, ai limiti del genio. Non a caso, dopo aver studiato alcuni gialli della scrittrice, il lettore arrogantemente inizia a pensare di aver capito come ragiona la Christie, solo per trovarsi clamorosamente smentito nel volume successivo.
Miss Marple è un personaggio che esiste davvero. Chi non ha mai avuto una vicina impicciona che si cela dietro lo spioncino della porta di casa sua ogni volta che si passa sul pianerottolo? Chi non ha mai conosciuto un’anziana parente che appena si cade nelle sue grinfie monta un interrogatorio degno del più zelante dei commissari di polizia? Perciò, attenzione a quello che fate! Potrebbe esserci una Miss Marple che vi osserva, magari dalla finestra all’altro lato della strada!
-Davide
© Le foto di copertina e di Winterbrook House sono di proprietà di Radical Ging
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