I primi giorni di aprile mi hanno portato, oltre a una forma di influenza particolarmente resistente, una piacevole sorpresa, uno di quei libri che quando li leggi scivolano così velocemente che arrivi all’ultima pagina bramoso di saperne di più. Sto parlando di All’ombra di Julius, di Elizabeth Jane Howard, pubblicato da Fazi proprio pochi giorni fa, nella traduzione di Manuela Francescon.
Si tratta del settimo romanzo della scrittrice pubblicato per Fazi, dopo Il lungo sguardo e i cinque volumi della saga dei Cazalet, saga che ha riscosso grande fortuna e che ha creato un vero e proprio cult. All’ombra di Julius è il primo romanzo che mi sia capitato di leggere della Howard ed è stato un mezzo assai fortuito di fare la sua conoscenza.
Nel libro si incrociano le vite di cinque personaggi in qualche modo legati dalla scomparsa di Julius, morto eroe durante il recupero dei soldati inglesi nella disfatta a Dunkerque. Emma, la figlia minore, lavora nella casa editrice di famiglia, Cressy, sua sorella maggiore, è invischiata in una relazione sentimentale clandestina e complicata con un uomo sposato, Esme, la loro madre, si strugge per l’amore di un giovane uomo, Felix, che vent’anni dopo averla abbandonata torna nella sua vita. Ah, e poi c’è Dan, l’unico personaggio estraneo alla vicenda, che si ritrova, suo malgrado, coinvolto nei drammi familiari delle tre donne.
«Mi chiamo Emma Grace. Mi dicono che ha chiesto di mio padre. Lo conosceva?».
Scosse la testa. «Un nome come un altro. Dovevo chiedere di qualcuno».
Lei si adombrò e Dan notò la singolarità dei suoi occhi – una cosa che non aveva mai visto prima. Povera ragazza, pensò, dovrà sentirsi una specie di mostro.
Tutta la vicenda si svolge nell’arco di tre giorni, un fine-settimana nella casa di campagna di Esme, la dimora familiare nella quale viveva anche Julius. Questo breve periodo di tempo, tra gite al mare, pranzi e cene e fuochi d’artificio, sembra essere sufficiente per mandare in frantumi un equilibrio durato per vent’anni e portare a galla segreti taciuti per troppo tempo.
È un romanzo corale, ogni capitolo ha il suo focus su un personaggio in particolare, una struttura che si presta molto bene all’esplorazione dei comportamenti dei protagonisti della vicenda. E in questo la Howard eccelle. Ben presto impariamo a conoscere i desideri, le insicurezze, le passioni, quella che è la voce di ciascuno dei cinque, tanto che arriviamo a comprendere e ad accettare comportamenti e decisioni decisamente poco razionali. I ritratti migliori sono quelli delle voci femminili, dotate di una complessità profonda, anche laddove mascherata da un’apparente superficialità. Si potrebbe dire che la Howard fosse anche una ritrattista. E nella sua vita rocambolesca, tra tre matrimoni più uno sventato e una carriera poliedrica, deve avere conosciuto moltissime persone e deve essere stata una grande osservatrice dell’animo umano. Elizabeth Jane Howard ritrae sì la società inglese degli anni Sessanta, ma i veri protagonisti sono l’individuo e la sua identità, ancora in divenire.
All’ombra di Julius è uno di quei romanzi che ti fa provare una connessione speciale con i suoi personaggi, una storia familiare imperdibile che, per chi come me si è trovato alle prese con quest’autrice per la prima volta, lascia la voracità di conoscere meglio la sua voce.
-Davide
L’ha ribloggato su Alessandria today.
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Cambio di Rotta, la mondanità secondo Elizabeth Jane Howard – – Radical Ging –