Il bufalo della notte: le passioni di Arriaga

Tra le mie mani è di recente arrivato un libro di un autore messicano, il primo che io legga, un esperimento interessante che si è rivelato vincente. Il libro di cui sto parlando è Il bufalo della notte di Guillermo Arriaga, edito nella collana Le strade di Fazi, nella traduzione di Stefano Tummolini.

Guillermo Arriaga è uno scrittore, regista e sceneggiatore, meglio conosciuto per La Trilogia sulla morte di Alejandro González Iñárritu (Amores perros, 21 grammi e Babel). Oltre a Il bufalo della notte ha scritto anche Retorno 201, Un dolce odore di morte e Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina.

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Il bufalo della notte è la storia del lato oscuro (ogni riferimento a Star Wars è puramente casuale) di un’amicizia e di quello che rimane quando, Gregorio, afflitto da schizofrenia, si suicida e lascia la sua ragazza Tania e l’amico Manuel ad affrontare le conseguenze di una serie di tradimenti che hanno portato alla distruzione della psiche già debole del ragazzo. Così Manuel cerca di scoprire le verità taciute e il significato del gesto del suo migliore amico.

Il racconto è narrato in prima persona dallo stesso Manuel, in forma di resoconto a fatti ormai avvenuti, anche se, fino alla fine, il lettore non sa dove sia e in che condizioni si trovi il protagonista. A fare da sfondo all’intera vicenda è il notturno che Arriaga dipinge in tutta la sua crudezza e violenza, rifugio di passioni a lungo nascoste.

La scrittura di Arriaga è frenetica, selvaggia, come le passioni dei suoi personaggi, creature che si lasciano guidare dai propri istinti e che da questi stessi sembrano essere imprigionati, proprio come i giaguari che di tanto in tanto Tania va a osservare al giardino zoologico. E non a caso gli animali sono un elemento ricorrente nella narrazione, che si tratti di giaguari, coyote, forbicine o del bufalo.

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Ma è anche una storia fatta di numeri e colori. I numeri di telefono delle chiamate che vengono segnati sull’agenda di Manuel, la stanza 803 di un motel che funge da luogo di incontro per i due sopravvissuti, il ventidue febbraio, una data importante, e non solo perché in quello stesso giorno Gregorio si è sparato un colpo in testa. E poi il rosso del sangue che macchia le giornate di Manuel, nei ricordi e nel presente, insieme all’azzurro del bufalo, la creatura minacciosa che non ti lascia scampo.

Al termine di una lettura così importante, che affonda le sue radici nella follia dell’animo umano, si resta spossati e e si sente la perdita di un pezzettino di sé. Non mi stupirei se si iniziasse a sognare un bufalo azzurro che veglia sinistro sulle visioni notturne di chi dorme.

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Il consiglio è quello di rapire letteralmente questo libro dagli scaffali della vostra libreria di fiducia. Ah, e non dimenticate che Guillermo Arriaga verrà a Torino in occasione del Salone del Libro, il salone più bello dell’editoria, perciò accorrete numerosi!

-Davide

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