L’ultimo libro che mi è capitato sotto mano è un volume dall’edizione estremamente curata pubblicato per la casa editrice SEM, sto parlando di Fiabe da Antonio Moresco, scritto da, come avrete ben capito, Antonio Moresco, autore di testi vari fra i quali figurano opere di narrativa, saggi e opere teatrali. Il libro mi è arrivato in mano per la rassegna di eventi curata da Leggermente, progetto della Fondazione Cascina Roccafranca e delle Biblioteche Civiche Torinesi, e che porterà lo scrittore a Torino il 17 febbraio, da +Spazio4, in via Saccarelli 18.
Nel volume, Moresco, si ripropone, e lo spiega bene nella prefazione, di raccontare in chiave moderna e con toni più foschi fiabe note e meno note che hanno accompagnato la nostra fanciullezza. Si tratta quindi di riscritture vere e proprie, con finali alternativi, aggiunte e fiabe inventate di sana pianta, narrate dalla voce dello scrittore (e con ciò non intendo in prima persona, la formula è quella classica del c’era una volta) e accompagnate dalle assai inquietanti e preziose illustrazioni di Nicola Samorì. Userei perfino la parola disturbante, se non fosse un calco dall’inglese.
Nel momento di mettere mano a questo libro avevo davanti a me due strade e due diversi modi di pormi di fronte alle fiabe: o individuarne alcune e assemblarle come un compilatore passivo, oppure invaderle e farle diventare una cosa sola con me. Ho scelto questa seconda strada. Così mi sono preso tutte le libertà, mi sono permesso di tutto, perché questa non è una raccolta pacificata di fiabe, non è l’ennesimo compendio delle fiabe più note e più belle, non è un’antologia o un florilegio ma qualcosa di più elettivo e più urgente.
Dentro troviamo proprio di tutto, da Andersen ai fratelli Grimm, da Kafka ai racconti biblici. Sono presenti poi delle simpatiche biografie degli autori originali delle fiabe, Moresco incluso, sempre accompagnate dalle illustrazioni di Samorì. Non si tratta semplicemente di una caotica raccolta di storie però. Tutte le fiabe sono raggruppate secondo criteri tematici (dalle fiabe d’esordio alle fiabe d’amore e via dicendo), con buona pace della mia ocd. Insomma, ogni dettaglio è studiato per rendere la lettura piacevole e scorrevole. Anche lo stile di Moresco è semplice e pulito, senza tanti fronzoli. L’unico appunto che mi sentirei di fare è quello degli incisi. Moresco tende a spargere qua e là piccoli commenti in corsivo, custoditi da un paio di parentesi tonde. Ecco, quello non mi ha fatto impazzire ma si tratta davvero di un piccolo particolare.
Moresco prova che la fiaba è un genere la cui vena è tutt’altro che estinta. Le sue fiabe sono estremamente attuali, ci sono tutti i grandi tòpoi classici. È una fiera delle passioni e dei vizi umani: che si tratti di una persona, una matrigna invidiosa, per fare un esempio, o dei genitori di dubbia moralità, o ancora dell’odio immotivato e irrazionale che ci circonda e consuma.
C’era una volta una piccola città di nome Europa dove, da un po’ di tempo, regnava un grande spavento e una gran confusione. Non che prima le cose andassero meglio, visto che i suoi cittadini si erano sempre scannati tra di loro, sbudellati, sotterrati vivi, bombardati, sterminati nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori, ma ai suoi abitanti sembrava che le cose non fossero mai andate male come allora.
Cos’era successo di così terribile? Era successo che la loro città era stata invasa dai topi.
Il tutto viene raccontato con sottile ironia, frecciatine alle drammatiche situazione odierne, immigrazione, senso di comunità, e chi più ne ha più ne metta, nel pieno stile della fiaba classica. A volte, in mente, viene spontanea la domanda, ma in tutto questo tempo non è cambiato nulla? Una domanda dalla risposta difficile e scoraggiante.
Le fiabe tornano a insegnare e a dimostrarci che ne abbiamo sempre bisogno.
-Davide