Note Stonate, aka Malick colpisce ancora

Di recente mi è capitato di guardare Song to song. Lo so, è uscito da più di un mese ma come al solito con i film arrivo sempre in ritardo. Come ben saprete si tratta dell’ultima fatica del regista Terrence Malick, regista di film quali Tree of Life, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2011, La sottile linea rossa e I giorni del cielo. Il titolo originale del film doveva essere Limitless ma poi il regista lo ha ceduto a John Hillcoat per l’omonimo film del 2012. Prima di arrivare al titolo attuale si era pensato a Weightless, ma anche in questo caso l’idea è stata abbandonata.

Quando si parla dei film di Malick non è possibile arrivare a una sintesi di opinioni. In genere o lo si ama o lo si odia profondamente. Poi una carriera estremamente erratica, con lunghi silenzi, rende anche difficoltoso il confronto fra i suoi lavori.

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Song to song è stato girato perlopiù nel 2012, durante il festival musicale Austin City Limits, uno dei più importanti della città texana, in contemporanea a Knight of Cups (uscito nel 2015). La trama, anche se è riduttivo parlare di trama per un film di Malick, ruota attorno alle vicende dei protagonisti, BV, Faye e Cook che intrecciano una relazione complicata fatta di tradimenti, amicizia e contratti musicali sullo sfondo rock-pop di concerti e ingaggi. Il cast è stellare, tra gli attori principali troviamo Michael Fassbender, Ryan Gosling, Rooney Mara, Natalie Portman e Cate Blanchett. Al loro fianco ci sono comparse di musicisti del calibro di Patti Smith, Iggy Pop, i Black Lips e Florence Welch dei Florence + The Machine.

Gli spazi ampi e aperti del Texas si riflettono nella narrazione cinematografica. I dialoghi sono rarefatti e inframezzano un’inquadratura e l’altra. C’è da dire però che, come è solito fare Malick, ci sono alcuni voci narranti che fanno da background sonoro all’intero film. Nonostante gli attori hollywoodiani il film è tremendamente noioso e lento. Vedendolo le domande che vengono in mente non sono i grandi dilemmi della vita ma solo: Quando finisce? È passata solo mezz’ora? Ma quella è Natalie Portman? Insomma, non lascia la migliore delle impressioni. Oltre alla lentezza della narrazione va tenuta in conto pure una confusione temporale generale. Riuscire a determinare cosa stia succedendo e quando non è cosa semplice. Per niente.

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Da grande fan di Florence mi è dispiaciuto non poco che la cantante si vedesse solamente di striscio, ma questo non mi dovrebbe stupire vista la tendenza di Malick di tagliare ruoli (anche di attori importanti) strada facendo. E ho notato un certo qual “cringe” aleggiare attorno al personaggio di Cook aka Michael Fassbender. Il tutto è risultato nel tentativo di fare un film indie-rock che vuole parlare dei massimi sistemi e che invece non sembra trasmettere nulla. I dialoghi consistono di quella che io di solito chiamo “aria fritta“.

Mi sto arrovellando il cervello per riuscire a trovare un lato positivo che non sia la bellezza degli attori ma proprio non riesco. Anche la musica, che dovrebbe essere la protagonista del film sembra un po’ assente. Forse la parola che assocerei a Song to song è proprio il vuoto. La trama è in sé un po’ vuota, senza carattere, così sono i dialoghi, l’estetica del film stesso e così sono i suoni, la musica. Se dovessi spingermi a dargli un voto sicuramente non raggiungerebbe la sufficienza.

Guardare Song to song è un viaggio lungo e spiacevole, come quando parti in viaggio da solo e ti trovi a condividere i tuoi spazi con degli sconosciuti.

-Davide

 

 

 

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