Parto subito con una piccola premessa. Non ho mai letto antologie o romanzi Sellerio, nonostante sia appassionato del genere giallo e della forma del racconto, pertanto questa è la prima raccolta della casa editrice che mi capita tra le mani. In una delle mie peregrinazioni al Libraccio mi sono ritrovato in mezzo agli scaffali delle novità editoriali e, siccome trovo piacevole testare i miei limiti letterari, ho deciso di acquistare il libro in questione.
Il filo conduttore che unisce i sei racconti dell’antologia è, come suggerisce il titolo, il viaggio. Tutti i protagonisti sono, volenti o nolenti, coinvolti in viaggi che li portano più o meno lontano, da Praga all’indefinibile “Brianza“, per intenderci. Troviamo personaggi che i lettori affezionati di questi scrittori conosceranno molto bene. Rocco Schiavone, Petra Delicado, i clienti del BarLume. Personaggi che in questo caso contribuiranno a creare un’atmosfera di familiarità, anche se, non avendoli mai letti, non ho potuto percepirla. Bisogna innanzitutto tenere presente che riuscire a gestire la trama di un giallo in poche pagine e in una forma letteraria così breve non è per niente facile. Alcuni racconti hanno probabilmente risentito di questo fatto, perché il dipanarsi degli eventi è risultato un po’ affrettato, poco sviluppato.
In particolare, faccio specifico riferimento ai racconti di Marco Malvaldi e Alicia Giménez-Bartlett. In quello dello scrittore l’azione prende luogo su una nave da crociera, dove il protagonista sta indagando a un caso. Il racconto rimanda a echi lontani del celebre romanzo di Agatha Christie, Poirot sul Nilo, e dico lontani perchè la vicenda è decisamente differente. Non è un racconto denso di eventi, il che non è necessariamente un difetto, ma salta subito all’occhio. La storia in sè soffre un po’ perchè la spiegazione della soluzione al caso risulta precipitata, confinata com’è alle ultime pagine del racconto. Uno dei leitmotiv, che ritroveremo anche con la Giménez-Bartlett, riguarda la natura del viaggio, come questa sia mutata dai tempi passati, e ai giorni nostri sia qualcosa di accessibile a tutti, perdendo quell’alone di mistero e fascino che era possibile trovare nei romanzi di altri giallisti, come la già citata Christie. L’autrice spagnola comincia la propria storia proprio da questo concetto. Concetto che può essere condivisibile o meno. Devo dire la verità questo è il racconto che meno mi ha colpito. Sono riuscito a sentire la voce della scrittrice, questo è vero, tant’è che mi è sembrato proprio di sentirla parlare, quasi fossi ancora all’incontro al quale ho avuto il piacere di essere presente al Salone. Tuttavia gli eventi si susseguono con lentezza e anche in questo caso gli avvenimenti che portano concretamente alla soluzione del caso sono sacrificati in poche pagine finali.
Facendo un passo indietro, il treno è il protagonista del primo racconto dell’antologia, quello di Antonio Manzini, e in parte del secondo, di Francesco Recami. Sono sicuramente tra i miei preferiti. In particolare ho amato il personaggio di Rocco Schiavone, pur non avendo avuto l’opportunità di conoscerlo prima. Manzini è forse l’autore che meglio è riuscito a gestire la forma del racconto. Non voglio entrare troppo nei dettagli per evitare di fare spoiler ma è facile provare simpatia per il vicequestore, soprattutto quando, riferendosi alle riunioni condominiali, dice:
« La riunione in seconda convocazione era proprio per giovedì! Lo ricordava bene. Non aveva intenzione di parteciparvi, una riunione condominiale si stanziava all’ottavo grado della scala delle rotture di coglioni.»
Come dargli torto? E come non darglielo quando parla della sua esperienza in treno? È facile entrare nel personaggio. Il viaggio qui è una vera e propria epopea, tra gente che urla al telefono, gente che puzza e il disgustoso caffè delle macchinette.
Felicemente riuscito è anche Il testimone di Francesco Recami. Il protagonista del racconto è un bambino di cinque anni. Normalmente la cosa mi avrebbe pesato molto, tendo a non apprezzare storie con bambini per protagonisti, forse per l’incapacità di immedesimarmici o forse per altri motivi a me sconosciuti, ma in questo caso non è successo. La storia è coinvolgente e il lettore per buona parte del tempo non è consapevole della direzione che il racconto sta prendendo, il che è, a mio parere, un punto estremamente positivo. Generare stupore nel lettore è sempre una buona cosa.
Tra i racconti più lunghi troviamo La segreta alchimia di Gaetano Savatteri e Killer (la gita in Brianza) di Alessandro Robecchi. Nel primo voliamo a Praga dove si svolgerà una spy story, genere che non ho mai amato particolarmente ma che qui ha catturato la mia più completa attenzione per la sapiente alternanza di registri tra il parlato e lo scritto e per la fluidità con la quale sono narrate le vicende. Fluidità che si ritrova anche nel racconto di Robecchi. Racconto che metterei sul podio, al primo posto, in quanto mio preferito in assoluto dell’antologia. Colpisce la scorrevolezza del testo e soprattutto coinvolgono e divertono i toni umoristici. E non è facile farmi ridere leggendo un libro! Se poi ci aggiungete il furto di un chihuahua di nome Killer capite che è una storia che va letta assolutamente!
In conclusione, se dovessi dare un voto al libro forse sarebbe un sette e mezzo. Copertina e testi sono indubbiamente di qualità e gli scrittori coinvolti sono capaci di ammaliare il lettore, anche laddove la scrittura risulta un po’ più lenta e affrettata. E allora che aspettate a lasciarvi trascinare per strada, per mare e per cielo dai protagonisti di questi racconti? Per quanto mi riguarda, andrò sicuramente a reperire altri libri editi da Sellerio!
-Davide
