Capita a volte, in quel marasma di esordi che vengono pubblicati ogni anno dalle case editrici italiane, di trovare un romanzo che possiede una maturità che tutto fa pensare tranne che alla possibilità che sia l’opera prima di un autore. È questo il caso di Oceanides, libro di Riccardo Capoferro pubblicato da il Saggiatore, che con quest’opera si è valso una menzione speciale da parte della giuria della XXX edizione del Premio Italo Calvino.
La storia raccontata da Capoferro è quella di Richard Kenton, un bucaniere e appassionato conoscitore del mondo che dedica la sua vita all’osservazione e all’esplorazione. In una delle sue scorribande a bordo della nave pirata Pigliamosche, scopre l’esistenza di un popolo dalle radici antiche, quello dei Naviganti, e di un’isola misteriosa che ospita un altrettanto misterioso stormo di uccelli e uno specchio d’acqua dalle apparenti proprietà curative. Questi pennuti dal piumaggio color cobalto sono gli Oceanides, termine coniato da uno dei mecenati di Richard. Il bucaniere-naturalista è ossessionato dall’isola e dal mistero che nasconde lo stormo e rimane invischiato in una serie di avventure che lo porteranno a scoprire un mondo nuovo.
Il romanzo e il personaggio di Richard sono ispirati a un uomo realmente esistito. William Dampier, proprio come il protagonista del romanzo di Capoferro, è stato un pirata e un naturalista. Fu il primo a circumnavigare il globo tre volte e il primo inglese a guidare una spedizione in Australia. I due uomini – il personaggio fittizio e quello reale – si fondono in un racconto ricco di colpi di scena che ricorda sotto molti punti di vista i romanzi d’avventura di Settecento e Ottocento. In primis per le tematiche trattate, le peripezie e i luoghi esotici che i personaggi si trovano a esplorare e poi per la prosa, finemente descrittiva e raffinata, prodiga di aggettivi e figure retoriche che prendono a piene mani dal mondo naturale.
Ma questa impronta à la Robinson Crusoe è mescolata a un’ispirazione dichiaratamente mitologica. È evidente dal titolo: il nome con cui vengono battezzati gli uccelli della piccola isola che ossessiona Richard richiama le ninfe oceanine, le figlie di Oceano e Teti. Nel mito greco queste creature sono la personificazione di sorgenti e fonti e, quasi fossero uno stormo di uccelli, sono molto numerose (la storia vuole che siano quaranta). Il richiamo all’immaginario greco antico emerge anche nel protagonista. Similmente a un novello Odisseo, Richard non riesce a resistere se non per poco tempo sulla terraferma e continua a intraprendere viaggi sempre più spericolati, alla stregua di un eroe epico in cerca della sua fama e dell’immortalità.
Il ricordo perpetuo sembra trovarlo nella stesura di dettagliati resoconti delle sue peripezie. Le sue carte all’inizio servono soltanto per raccogliere i pensieri e segnare tutte le meraviglie animali e vegetali che incontra sul suo cammino. Tuttavia, si fa sempre più evidente e più pressante il bisogno di lasciare qualcosa dietro di sé, non solo una traccia della propria esistenza, ma un vero e proprio contributo, utile a far progredire la conoscenza umana. Richard sembra riuscire nel suo intento con la pubblicazione dei suoi scritti, un vero e proprio omaggio a resoconti naturalistici come il Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Charles Darwin (evocato apertamente nel romanzo con L’origine delle specie).
A completare la natura sfaccettata di questo esordio è l’atmosfera di mistero, venata da una traccia oscura e un pizzico di follia, che avvolge il motore della storia: gli Oceanides e i loro mirabolanti segreti. In questo senso Richard, o l’amato amico Samuel e il solitario Jeb, richiamano i personaggi di Cuore di tenebra di Joseph Conrad. Quello che si nasconde al fondo della mente umana è insondabile e terrificante e la geografia dei luoghi, il bianco opaco del lago degli Oceanides come la Londra fumosa e sporca di quegli anni, non fa altro che dare forma fisica al terrore.
Oceanides è un esperimento letterario ben riuscito. Un’intricata ragnatela che accoglie al suo interno il romanzo d’avventura, il romanzo di viaggio, il resoconto naturalistico e un pizzico appena di romanzo di fantascienza. Tutto è accuratamente tenuto insieme da quel collante formidabile che è un linguaggio ricco e raffinato, un linguaggio da esperto prosatore.
-Davide