L’albero genealogico del thriller si propaga in infinite direzioni. Negli ultimi anni sta prendendo piede un sottogenere che mette in luce i problemi sistemici di oppressione nella nostra società (si tratta spesso di tematiche inerenti al mondo occidentale, USA in primis). Questi libri vengono definiti social thriller, e un esempio perfetto è il romanzo di Steph Cha, La tua casa pagherà, edito 21 lettere e tradotto da Andrea Russo.
Steph Cha, classe 1986, è una ragazza coreano-americana, già famosa oltreoceano per la serie di romanzi con protagonista Juniper Song. Nel 2019 ha pubblicato La tua casa pagherà, con cui ha vinto il California Book Award e il Los Angeles Times Book Prize. La storia prende forma da un episodio realmente accaduto negli anni ’90 a Los Angeles: l’omicidio di Latasha Harlins, una ragazza afroamericana di quindici anni.
La Los Angeles di Cha non ricorda le atmosfere di James Ellroy, ma porta alla mente le esperienze personali di tanti uomini e donne afroamericani che hanno infiammato l’opinione pubblica negli ultimi anni. Due sono le famiglie protagoniste di questa storia, quella di Ava Matthews e quella di Grace Park. Entrambe si muovono sullo sfondo di una LA in fermento per le tensioni scatenate da diversi episodi di police brutality (e non solo) ai danni di persone afroamericane.
Queste due famiglie, una di coreani immigrati e l’altra di afroamericani, sono unite da un terribile evento frutto di quegli anni di tensioni: l’omicidio di Ava Matthews. La narrazione si svolge su due piani temporali (1991, 2019) e sotto due punti di vista, quello dei familiari di Ava, come il fratello Shawn e Zia Sheila, e quello dei Park, Grace, i suoi genitori e la sorella Miriam. Un frammento dopo l’altro scopriamo la sequenza degli eventi, le reazioni di chi rimane ed è condizionato per sempre da un episodio di portata dolorosa inimmaginabile.
L’omicidio di Ava non è soltanto un dolore familiare, ma è un caso esponenziale che coinvolge l’intera città di Los Angeles. Ava Matthews per alcuni è una martire, per altri se l’è cercata, per altri ancora diventa un simbolo. Quello che la gente sembra scordarsi, è che si trattava di una ragazza normale.
Ecco cosa gli aveva tolto Jung-Ja Han. Una ragazza normale che era tutto il suo mondo. Ava non era un genio. Andava bene a scuola, ma era impossibile dire che si sarebbe diplomata o iscritta all’università. Anche Shawn non era intelligente, e non aveva fatto nessuna delle due cose. Ava era un’ottima pianista ma il suo talento aveva un limite. Fu più che evidente persino nella sua breve carriera. Non aveva le risorse per competere coi coetanei che si allenavano per ore e ore ogni giorno, quelli che suonavano da quando avevano cinque anni, al fianco di maestri professionisti e con genitori che li spronavano e pagavano le elezioni. Ava non era una santa o un angelo. Le erano successe cose spiacevoli, e non l’avevano resa buona. Le erano successe anche cose belle, e alcune le dava per scontate. Imprecava e rispondeva. E contrattaccava, se aggredita. Shawn sapeva che tutti spergiuravano che non avesse mai rubato, ma in realtà rubava. Lo aveva visto coi suoi occhi, una sera a Westwood, quando era scoppiata una rivolta.
La tua casa pagherà, Steph Cha, 21 Lettere, trad. Andrea Russo
Questo è quello che succede anche nella realtà. Eventi di questo tipo possono diventare un caso per l’opinione pubblica. Esattamente come è successo per Latasha Harlins.
Il 16 marzo del 1991, Latasha Harlins entra nell’Empire Liquor, negozio di alimentari di Soon Ja Du, per comprare una bottiglia di succo d’arancia. Si avvicina al banco frigo, prende la bottiglia e la mette nello zaino. Du, proprietaria del negozio insieme al marito, si accorge del fatto ma non vede che Latasha aveva tra le mani del denaro. Inizia un confronto, di cui si hanno versioni contrastanti. Soon Ja Du sostiene di aver chiesto a Latasha se avesse intenzione di pagare anche per il succo, domanda alla quale Latasha avrebbe risposto verbalmente prima e fisicamente poi. Dei testimoni invece raccontano come Du avesse aggredito Latasha prima che potesse pagare. Il risultato però, a prescindere dalle versioni, non cambia. Dopo una lite, mentre Latasha sta per uscire dal negozio, Du prende una pistola e le spara. Un colpo secco, dritto alla testa, mentre la ragazzina è di spalle. Latasha Harlins muore.
Dell’episodio esiste un video registrato dalle telecamere di sicurezza del negozio, video che si può trovare facilmente su YouTube (non ve lo linkiamo, non vi consigliamo nemmeno di guardarlo). In tribunale, la giuria propose una pena di sedici anni di prigione per Soon Ja Du. Il giudice però, Joyce Karlin, optò per una multa di cinquecento dollari, cinque anni di libertà vigilata e quattrocento ore di lavori socialmente utili.
Steph Cha si sarebbe potuta limitare a raccontare i fatti, per come sono successi realmente, in una sorta di esperimento alla A sangue freddo. Invece ha scelto di dedicarsi interamente alla finzione, usandola come strumento utile a portare a galla tematiche e situazioni che, in altri contesti, possono far venir voglia di distogliere lo sguardo, per quanto sono dolorose. Ed è qui il punto centrale di La tua casa pagherà (e dei social thriller in generale). Una lettura bella quanto il migliore dei thriller, che allo stesso tempo sensibilizza – e fa riflettere – su realtà delle quali bisognerebbe essere più coscienti.
-Marco