La tappa di questo mese della #ReadChristie2021 prevedeva la lettura di un libro in cui il giardino, all’inglese o meno, avesse un ruolo preponderante. Quale scelta migliore di Poirot e la strage degli innocenti? Qui i giardini sono veramente tanti: quelli irlandesi, che sembrano organizzati sapientemente da qualche folletto, quelli dei piccoli paesini di provincia, dove la protagonista è la rosa, cave in cui sono stati commessi efferati omicidi riconvertite in lussureggianti e meravigliosi eden progettati da artisti affascinanti. E il giardino di Quarry House appartiene a quest’ultima categoria. È il risultato di una mente brillante, quella di Michael Garfield, unita alla volontà e i soldi di una ricca vedova, la signora Llewellyn-Smyte, morta in circostanze ambigue – e quando mai non capita così alle vecchie e ricche signore?
Poirot e la strage degli innocenti (1969) si apre con una festa a Woodleigh Common, il tipico paesino inglese dal paesaggio monotono e dalla vita straordinariamente tranquilla. La festa della signora Drake è stata organizzata con precisione metodica: si tratta di un ricevimento per ragazzini sui dodici-tredici anni che si riuniscono per festeggiare Halloween, tra giochi tipici in tema con la ricorrenza e ricche scorpacciate. Alla festa partecipa anche Ariadne Oliver, invitata da un’amica che la celebre scrittrice di polizieschi ha incontrato durante una crociera in Grecia, Judith Butler. È una circostanza straordinaria. Ad Ariadne i bambini non piacciono ma sceglie nondimeno di tenere compagnia a Judith e di aiutarla – se così si può dire – nei preparativi per la serata. Quello che nessuno si aspetta è che al termine dei festeggiamenti venga ritrovato il cadavere di una ragazzina di tredici anni, Joyce Reynolds. La piccola è stata affogata in una tinozza piena di acqua e mele, accuratamente disposta in biblioteca. Ariadne, che fino a quel momento era sempre stata una grande fan del frutto rosso protagonista della favola della Genesi, rimane così sconvolta che sente la necessità di chiamare un suo vecchio amico. Anche perché Joyce proprio quel giorno aveva dichiarato di aver assistito a un delitto commesso anni fa… la coincidenza è singolare. Che venga a investigare e a gettare luce su questa terribile tragedia Hercule Poirot!
Agatha Christie in questo romanzo si sbizzarrisce, e tira in ballo alcuni temi scottanti dell’epoca insieme ad alcuni spunti di riflessione abbastanza interessanti. Il primo è sicuramente la scelta della vittima. Una bambina, uno degli innocenti del titolo (insieme a molti altri). Joyce viene descritta da tutti come una bugiarda patentata capace solo di darsi tante arie. Nessuno le crede e alla fine… Ma i bambini, come aveva dimostrato già la scrittrice alcuni fa in un altro romanzo, sono capaci anche dei peggiori delitti. E quelli di Woodleigh Common non fanno eccezione a questa regola aurea. Alcuni di loro sono inquietantemente brillanti e allusivi, basti pensare a Miranda, la figlia di Judith, una specie di maliziosa ninfa dei boschi.
Il dettaglio dei bambini buoni e cattivi non è un dettaglio che tiriamo fuori casualmente. La sensazione più prepotente che suscita questo romanzo è che il mondo di Agatha Christie – quello narrativo quanto quello reale – sia diventato molto più complesso. Non si può più – ma forse non si è mai potuto – ragionare per assolutismi quali giustizia e malvagità, bene e male. La pena di morte in Inghilterra ormai non c’è più, l’apertura alla psichiatria rende più umani gli assassini e l’educazione giovanile è profondamente mutata, si è fatta meno rigida, meno punitiva. Esponenti del vecchio mondo si lamentano di questi cambiamenti: la litania degli psicopatici che non vengono più rinchiusi nei manicomi viene ripetuta ossessivamente, quasi fosse l’origine di tutti i mali. Eppure Poirot, Miss Marple, e gli altri personaggi di Agatha Christie dimostrano ampiamente che certe cose sono sempre successe.
Un altro tema, più sotterraneo, è quello dei pregiudizi. Senza fare nomi e incorrere nel rischio spoiler, alcuni personaggi femminili di questa storia sono uniti da legami che è facile immaginare vadano al di là del semplice rapporto di amicizia o gratitudine. E quando i personaggi parlano apertamente di omosessualità, lo fanno con tutti gli stereotipi tipici di una società eteropatriarcale. E lo stesso vale per le discriminazioni agli stranieri, che qui sono chiaramente vittime di pregiudizi e odio. Perciò è interessante notare quanto spazio la Christie, esponente di una società che potremmo definire conservatrice, dia a certi argomenti, senza ricorrere (come fa in altri romanzi) a riduzioni macchiettistiche. Va detto anche che poche altre scrittrici o pochi altri scrittori della Golden Age della detective fiction inglese hanno lasciato tanti indizi di personaggi queer nei propri romanzi come Agatha Christie. Sul tema vi invitiamo a recuperare Queering Agatha Christie di J. C. Bernthal, studioso e saggista britannico che ha fatto della scrittrice inglese una vera e propria passione.
Insomma, Poirot è la strage degli innocenti è una storia che si propone di affrontare alcuni aspetti di una certa importanza: una psicologia più netta dei personaggi, un’attenzione molto più sensibile e matura ai grandi cambiamenti della società inglese e la volontà di costruire qualcosa di più sottilmente inquietante. Una storia ancora una volta ben costruita e che concilia bene la presenza di due personaggi così ingombranti come Hercule Poirot e Ariadne Oliver.
-Davide & Marco
L’ho letto molti anni fa, ma la Oliver me la ricordo davvero ingombrante 😀
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