Le giornate si fanno più luminose, il caldo inizia a manifestarsi e noi continuiamo a parlare di graphic novel. Siamo contenti di potervi raccontare la prima opera pubblicata da Rebelle Edizioni, Le figlie di Ys, sceneggiata da M. T. Anderson, illustrata da Jo Rioux e tradotta in italiano da Tiffany Vecchietti, che conoscerete sicuramente come Miss Fiction, e che non ha bisogno di presentazioni.
M.T. Anderson, scrittore americano di libri per l’infanzia e Young Adult e vincitore del National Book Award for Young People’s Literature nel 2006, decide di riscrivere il mito della citta di Ys. Esistono diverse versioni della storia di re Gradlon e, come spesso succede quando si tratta di cultura precristiana e pagana, tutte quante hanno subito in un modo o nell’altro l’influenza della religione cattolica, vuoi perché faceva parte dell’operazione di annichilimento delle culture «barbare», vuoi perché venivano tramandate a voce. Anderson decide di fare una riscrittura moderna, senza però dimenticarne le origini.
In questo lo aiuta Jo Rioux, autrice, illustratrice e vincitrice del Joe Shuster Award for Best Comic for Kids, che con il suo tratto morbido e il contrasto tra colori caldi e i verdi e i blu del mare ricorda lo stile degli arazzi medievali (come l’arazzo di Bayeux, per citarne uno) facendoci immergere — mai fu più consona la scelta di un termine — nelle avventure di Ys e dei suoi abitanti.

Il volume si apre con l’incontro tra Re Gradlon e una creatura venuta dal mare, Lady Malgven. La donna promette di salvare l’uomo in cambio di un favore: l’assassinio del duca di Wened, personaggio oscuro e dai poteri magici portentosi, oltre che il di lei marito. Re Gradlon mantiene la promessa e, dopo aver liberato Lady Malgven, accetta la proposta di matrimonio della donna. I due si impegnano a costruire una nuova capitale, la città più sfarzosa mai vista da occhio umano.
Il narratore è un Re Gradlon più maturo che, sui bastioni di Ys, nata dai flutti dell’oceano domato dalle alte mura e dalle dighe create dalla magia di Lady Malgven, racconta la storia alle sue due figlie, Rozenn, la primogenita ed erede al trono, e Dahut, mentre danno l’ultimo saluto al corpo della loro madre, morta prematuramente.
Le due bambine, molto diverse tra loro, inziano a farsi delle domande sulle loro origini e sui poteri materni. Mentre raccolgono dei fiori nei giardini di Ys, scoprono che il padre sembra aver già dimenticato il suo grande amore, impegnato com’è con altre donne. La rabbia porta Dahut alla scoperta dei poteri magici, mentre il rifiuto per la vita dissoluta e sfarzosa del padre fa allontanare Rozenn, che decide di abbandonare la città.
Con un intelligente gioco di tavole mute, viaggiamo nel tempo: le figlie del re non sono più bambine, sono cresciute e si sono allontanate l’una dall’altra. La fama e la potenza della città di Ys sono aumentate, grazie a un’intensa rete di commerci e alla pirateria, con il piccolo aiuto del mostro marino che Lady Malgven era riuscita a domare. Ma non tutto è oro quel che luccica. Girano voci sullo stile di vita sregolato degli abitanti, presi da una notte di festa senza fine.

M.T. Anderson decide di ribaltare il mito: Gradlon non è più un re saggio, pio e cristiano; Dahut non è dissoluta, peccatrice e strega. La storia può essere letta in un’ottica anticapitalistica. Ys, la Sodoma e Gomorra della Bretagna, è il simbolo ideale di una società votata non solo allo svago continuo, ma anche a un consumismo fine a se stesso, noncurante del fatto che per mantenere un simile stile di vita debba necessariamente soggiogare qualcun altro, tutto in favore del “benessere”. Anderson rimane comunque perfettamente coerente alla tradizione a cui si ispira: oltre ai riferimenti pagani e folkloristici, ritroviamo anche la «questione» cristianesimo, o meglio, quel paleocristianesimo che più si fondava su vecchie superstizioni.
Un esempio? Il personaggio di Corentin, eremita condannato a cibarsi ogni giorno dello stesso pesce, pesce che cerca di acchiappare solo a fine giornata, nella speranza di vivere il più a lungo possibile. Non lo mangia tutto, solo metà: non è difficile leggere una metafora cristiana (il pesce è uno dei primi simboli associati alla figura del Cristo).
Lasciatevi incantare dai disegni di Jo Rioux! Le figlie di Ys avvicina lettori e lettrici a temi maturi e complessi, partendo dall’assunto che chi prende tra le mani il libro lo apra con la mente aperta (oppure gli occhi). Un’ottima esordio editoriale per Rebelle Edizioni. Consigliatissimo.
C’è piaciuto così tanto che abbiamo fatto un po’ di ricerche su Ys e le opere derivate da questo mito. Grazie anche alle note a fine volume abbiamo scoperto che diversi compositori, cantanti e musicisti hanno scritto opere ispirate da questa leggenda. Ci è venuta un’idea: perché non fare una playlist per la lettura, ma farla particolare? Perché non mettere insieme canzoni e musiche e farle sembrare come se venissero suonate in fondo al mare? Grazie alla tecnologia ci siamo più o meno riusciti. Qui sotto trovate il video playlist da ascoltare durante e dopo la lettura de Le figlie di Ys: fateci sapere se vi è piaciuto!
-Marco
Il disegno e l’uso dei colori mi piace tantissimo, così come apprezzo tanto anche il modo in cui è stata realizzata questa storia. Lo terrò a mente!
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Sì, sono proprio accattivanti e fanno immergere totalmente nella storia. Avrebbe funzionato anche come silent comic!
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