L’ultima estate di André Aciman: l’eterno ritorno del desiderio

Chi l’avrebbe mai detto che il 2021 ci avrebbe portato un nuovo libro di André Aciman, autore che ha catturato i cuori di tantissimi lettori grazie alla storia di Elio & Oliver raccontata in Chiamami col tuo nome prima, e Cercami poi? Stiamo parlando di L’ultima estate, romanzo pubblicato ancora una volta per i tipi di Guanda, ancora una volta nella traduzione di Valeria Bastia.

Aciman torna in Italia, il suo palcoscenico preferito. Un gruppo di americani, uomini e donne, si ritrova a passare qualche giorno in un hotel frequentato da una clientela un po’ agée. A godersi le giornate in hotel tra un drink e un bagno al largo sono Mark, Basil, Emma, Claire, Angelica, Paul, Oscar e Margot.

La loro attenzione viene spesso attirata da uno strano figuro che vedono sempre solo. Fino a quando un giorno, a pranzo, questo signore sulla settantina, ben vestito, non gli si avvicina. Per fare cosa? Apparentemente nulla. Va diretto da Mark, gli posa una mano sulla spalla e, in men che non si dica, il dolore che affliggeva il ragazzo scompare. Il gruppo ormai è incuriosito. Dopo un breve giro di presentazioni cominciano le domande: scopriamo che il signore si chiama Raùl, che dice di venire dal Perù e che ha delle strane capacità che gli permettono di comprendere le persone al volo, scovare dettagli delle loro vite e agire sulle cose e sugli eventi. Dopo qualche attimo di scetticismo iniziale la sola a non essere completamente convinta è Margot, che rimane ancora più basita quando l’uomo le rivela che loro si conoscono già.

«Bello però. Magari riuscirai a farmi sbottonare più di quanto io non faccia di solito davanti a una perfetta sconosciuta» «Guarda che io non sono perfetta» replicò secca Margot. «Chiunque te lo può confermare.» Lui la guardò, le sorrise di nuovo e all’inizio non aprì bocca, poi aggiunse con pacatezza: «Invece sì, sei perfetta. E lo sai. È su un’altra cosa che ti sbagli, però.» «Cioè?» «Per me non sei una sconosciuta.»

I due sentono di conoscersi da tempo, in un gioco di rimandi, déjà-vù e ricordi al limite dell’effetto Mandela. La Costiera, con i suoi anfratti, i suoi giardini, i suoi punti soleggiati e lontani dal cicaleccio dei turisti diventa davvero comprimaria della vicenda, tanto da farci sentire lì con loro, magari sotto un albero di limoni carico e odoroso.

André Aciman anche questa volta indaga quella strana dimensione del non-stato, della possibilità, ovvero del desiderio che diventa ancora più forte quando tronco o impossibile. Il desiderio diventa tale, e diventa forte, solo quando si torna su di esso col pensiero, in un moto costante, come un mantra. Se il padre di Elio, Samuel, in Cercami tornava insieme al figlio sui luoghi che aveva vissuto da giovane in quei percorsi che loro chiamavano “veglie”, in L’ultima estate Raùl non si accontenta semplicemente del ricordo, ma lo rivive, sapendo in cuor suo che quella sensazione che sente dentro non è rimpianto, non è rimorso, ma in qualche modo è speranza.

«Noi siamo trafficanti di io ombra. L’io vecchio, l’io nuovo, l’io ombra, l’io numero 7 o numero 11, l’io che abbiamo sempre saputo di essere ma non siamo mai diventati, l’io che abbiamo lasciato indietro e non abbiamo mai recuperato, l’io che sarebbe potuto essere ma che non è mai stato e però potrebbe ancora essere, anche se temiamo e al contempo speriamo possa arrivare e liberarci dalla persona che siamo stati obbligati a essere in tutti questi anni.»

Tutti questi sono temi cari a André Aciman, così cari che li ritroviamo nella maggior parte dei suoi romanzi, spesso raccontati secondo lo stesso schema, in un eterno rimando a un “canone” tutto suo. Non sarà strano quindi ritrovare in questo volume di poco più di 140 pagine l’eco dei pensieri che hanno ossessionato Elio nell’estate del 1986, o dei dubbi e delle paure che attanagliavano Oliver nel momento si accingeva a compiere il passo più importante della sua vita. Vi invitiamo, penna alla mano, a sottolineare ricordano il dinamico duo. Vedrete che ce ne sono un bel po’.

Questo è uno degli aspetti più rassicuranti de L’ultima estate. Si discute del destino, della vocazione all’amore, e del fatto che spesso ci convinciamo di qualcosa più per mantenere il nostro stato di creature che desiderano che per fare un passo e avverare quei desideri. Questo fino a quando entra in gioco il destino (o come lo volete chiamare), che per noi ha già deciso. Non stupiscono i rimandi a Marcel Proust, autore molto a Aciman, e che conosce bene.

L’ultima estate è una lettura leggera, ma non frivola, adatta a una prima conoscenza di André Aciman e della sua poetica. Un ottimo trampolino per tuffarsi nel mondo del desiderio visto con gli occhi di qualcun altro.

-Marco

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