Io sono leggenda di Richard Matheson: la nuova traduzione di Giovanna Scocchera

Pianificato molto prima che il Covid-19 monopolizzasse ogni discussione, Io sono leggenda di Richard Matheson, pubblicato in una nuova traduzione di Giovanna Scocchera per Mondadori nella collana Oscar Cult, riesce a raccontare il periodo del #iorestoacasa incarnando non solo l’orrore della minaccia (nemmeno troppo invisibile) ma anche quello più grande del futuro, di quello che sarà una volta cessata l’emergenza.

Fa sorridere pensare al cortocircuito che il romanzo di Matheson crea nel lettore odierno. Scritto nel 1954, I am legend parla di un futuro lontano, il 1976, che oggi è già passato. Eppure, parlandone adesso sembra attuale, presente, ora e qui, cosa che forse cinque o sei mesi fa non sarebbe stata.

Matheson racconta la storia di Robert Neville. Robert è un ex militare che vive a Los Angeles (non viene mai esplicitato, ma lo possiamo intuire da diversi dettagli) e che scopre di essere l’unico sopravvissuto a una pandemia che ha portato alla venuta dei vampiri. Sì, vampiri. Neville, come un novello Crusoe, si trova a dover lottare per la sopravvivenza. Sappiamo che le città, così come la società (o vorremmo dire civiltà?), sono crollate. Le reti elettriche non funzionano più, il cibo nei negozi sta marcendo, le strade sono vuote, deserte. L’unico rumore, durante il giorno, è quello degli uccelli.

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La notte invece, al calar del sole, questi esseri, uomini e donne tramutati in vampiri, si riversano nelle strade, quasi incoscienti del loro passato da uomini. Robert Neville ogni giorno ripete la sua routine: organizza le uscite in base al tempo (se è nuvoloso i vampiri possono andare liberamente in giro), si prodiga nel mantenere funzionanti il generatore elettrico, i suoi elettrodomestici e la macchina, per non parlare della manutenzione delle protezioni a porte e finestre e la creazione di paletti, le uniche munizioni che sembrano funzionare contro questa minaccia.

Matheson attraverso una scrittura scarna, semplice, ripetitiva, esplora la mente di Neville, solo, dopo la morte della moglie, Virginia, e della figlia, Kathy. Scopriremo il forte istinto di sopravvivenza di Neville, anche quando lui stesso si rende conto che tutto è inutile. Neville è sempre impegnato in monologhi mentali, assorbito com’è dalla ricerca di una sicurezza che non esiste più.

Matheson è capace di trasmettere al lettore tutta l’inquietudine e l’insicurezza generate da una situazione di questo tipo. Anche nei momenti che appaiono più luminosi Neville si scontra con quello che più spaventa la mente umana, il dubbio, e così succede a chi lo accompagna.

 

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Leggi l’intervista a Giovanna Scocchera per Oscar Vault

 

Il dubbio che si tratti realmente di vampiri, che sia tutto frutto di una guerra batteriologica, il dubbio che lo attanaglia ogni volta che sembra fare un passo avanti verso la verità. Da perfetto profano, non è scienziato, non è ricercatore, Robert Neville cerca di comprendere la sua nuova realtà.

Il focus del romanzo non è però la ricerca della verità. Il punto, come lascia intuire il titolo, è il rovesciamento stesso della realtà, che permette in maniera paradossale la comprensione di dinamiche che, al contrario di creature mitologiche o minacce indecifrabili, sono quotidiane.

Nel suo canone, che non si può e non si deve circoscrivere a un solo genere, Richard Matheson ha fatto semplicemente (!) questo: ha raccontato i terrori, le paure, la consapevolezza di una certa classe sociale, quella del dopoguerra, che non era pronta né a cedere il passo al cambiamento che l’avrebbe travolta in pochi anni, né a comprendere che quello sarebbe stato solo l’inizio di quel cambiamento.

Il capovolgimento del Dracula, con un’umanità vampiresca e un solo sopravvissuto sano, rende il processo di empatia verso il protagonista totalizzante, con i suoi pregi e i suoi difetti. E qui Matheson spiazza ancora una volta, con un finale che destabilizza lo status quo, per poi ristabilirlo. Potremmo fare nostre le parole di Tancredi, nipote del Principe Fabrizio Salina:

Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

E a questo futuro che sembra ammiccare il romanzo, a un’umanità spazzata via dalla faccia della Terra, a un nuovo equilibrio e a una nuova leggenda pronta a spaventare, terrorizzare e modellare l’immaginario di questa realtà alternativa.

Quando il lettore chiude il libro, a fine lettura, ha l’impressione che la storia non sia realmente terminata, ma che continui anche fuori dal romanzo, nella vita reale. In questo stanno la bravura di Richard Matheson e la sua abilità di narratore.

-Marco

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