#RadicalBookFair | Intervista a Silvia Bellucci: l’arte dell’ufficio stampa

Silvia Bellucci, classe 1988, vive e lavora a Roma dove si occupa di comunicazione e media relations. Ha iniziato a lavorare dedicandosi a Valigie Rosse, un “catalizzatore di idee”, braccio poetico del concorso musicale Premio Ciampi Città di Livorno. Dal 2012 al 2019 ha lavorato come responsabile dell’ufficio stampa per varie case editrici romane. Ha seguito, come consulente per la comunicazione, progetti musicali, premi e festival di ambito culturale, riviste, progetti di realtà indipendenti e grandi gruppi editoriali.

Da settembre 2019 fa parte della squadra che cura l’ufficio stampa di Internazionale a Ferrara, festival di giornalismo organizzato dall’omonima rivista. Nello stesso anno ha curato la comunicazione di eventi nell’ambito delle Milano Music Week. Segue, come ufficio stampa, Edizioni Star Comics, tra i più importanti editori nel campo del fumetto; Milieu Edizioni; Hacca Edizioni e il progetto filosofico Tlon. Tiene dei corsi di formazione sul mestiere dell’addetto stampa. Ha curato la comunicazione della Festa della Filosofia organizzata presso Triennale Milano e del primo festival online Prendiamola con Filosofia, organizzato da Tlon e Piano B.

Come avrete capito, vista la sua esperienza, ci è venuto naturale chiedere a Silvia Bellucci di rispondere a qualche nostra domanda per #RadicalBookFair. La ringraziamo moltissimo per aver risposto alle nostre curiosità, e vi lasciamo alle sue parole.


Silvia Bellucci, lavori in proprio come ufficio stampa, non solo in campo editoriale. Hai e continui a collaborare con diverse case editrici e con diversi autori. Ma cosa significa lavorare come addetto stampa? C’è una definizione per questo ruolo?

È un lavoro che nell’80% è fatto da carattere, dalla tipologia di persona. È un lavoro che fai se ti piace, è molto snervante a volte. Cos’è l’ufficio stampa? L’ufficio stampa è un ponte tra l’interno della casa editrice e l’esterno. In questa posizione, essendo la figura che guarda verso l’esterno, oltre a comunicare il lavoro della casa editrice, può notare – al di fuori – delle dinamiche interessanti per la realtà che segue. Ci si muove allo stesso modo pur lavorando in diversi campi, ma ogni lancio ha un percorso diverso. In ogni caso bisogna cercare l’aspetto giusto da comunicare, così da creare la notizia.

Sei il punto d’incontro, o meglio, il percorso, che porta il libro (e l’autore) al lettore. Ma come si studia un lancio? Nel caso di un esordio, si lavora anche sull’autore?

Come dicevo l’ufficio stampa è un ponte. Nel caso dell’ufficio stampa editoriale è bene che l’addetto venga coinvolto anche nella fase di lavorazione redazionale di un titolo, così può far sue più informazioni da utilizzare per la declinazione della notizia. Per il lancio di un esordio si cercano le tematiche forti, le sue particolarità e unicità per creare la comunicazione. Quando c’è un esordio solitamente c’è sempre una notizia particolare da dare: se una casa editrice ha deciso di investire su un autore esordiente, quel titolo avrà delle caratteristiche da sfruttare in fase di lancio.

Silvia Bellucci Foto

Il libro, per quanto sia prodotto di mercato, non ha una vera e propria data di scadenza. Sei d’accordo? Quanto si può seguire un libro durante il suo “periodo di vita”?

Forse sono la persona sbagliata per rispondere a questa domanda. A metà ottobre per esempio avevo preso in cura un libro che era uscito a settembre. Era già in libreria da tempo, ma ci volevo provare. Secondo me aveva tematiche interessanti, spendibili. Siamo riusciti a tirare su una bella rassegna stampa. Ma questo è solo uno dei tanti casi. L’ufficio stampa per lavorare ha bisogno di tempi specifici. Il problema, per esempio, prima di questo blocco (ma anche ora), era/è dato dall’enorme produzione di libri. Fino a pochi gironi fa uscivano di media quasi 200 libri al giorno, e probabilmente torneranno a uscire. Molte realtà, adesso, stanno rimettendo in moto il piano editoriale. Mettiamo un’uscita a metà maggio: se io chiamo un giornalista e gli dico di questa uscita (solitamente si parte anche prima a fare comunicazione), a oggi il giornalista mi può dire che è troppo presto, perché la situazione è problematica data l’emergenza sanitaria.
Le tempistiche sono importanti, sono fondamentali per evitare i salti mortali. Un libro è molto spendibile a cavallo dell’uscita, però se riesci a declinare la notizia e ad attualizzarla, a legarla a fatti notiziabili, niente ti vieta di farla uscire oggi nonostante il libro sia uscito tre anni fa. Devi avere un gancio interessante, e quello si fa lavorando con le notizie, informandosi. Un esempio: il libro di Quammen (Spillover, Adelphi).

Le tempistiche sono importanti, lavorare su un libro troppo tempo dopo la sua data di uscita è difficile. Ma trovando la notizia ci si riesce. E la soddisfazione di riuscirci è enorme.

Il medium è il messaggio. Come ci si raccapezza con i diversi strumenti per la comunicazione?

Prima di tutto dipende dal tipo di lancio. Se devo lanciare una notizia oggi per domani, vado a tappeto su tutti. Nel caso dei libri, si dovrebbe avere più tempo: prima lanci la notizia per i mensili e i periodici in modo tale da dare a loro il tempo di coprirla, poi ti occupi della carta stampata e in ultima battuta ti occupi di web, tv e radio, perché le tempistiche sono più veloci rispetto ai tempi di programmazione della carta stampata. Questo si può fare quando hai tempo per creare e attuare una strategia. Quando invece hai solo una settimana cerchi di fare una buona copertura stampa declinando la notizia nel modo più efficace. Essendo il web velocissimo, facendo un lancio a tappeto rischio di bruciare il possibile interesse della carta stampata. Dipende sempre dalle notizie che hai. Ci sono anche le agenzie di stampa. Solitamente non si interessano al lancio di un libro, non è una cosa che battono come notizia. Ma se il libro tratta una tematica particolare, con una forte notiziabilità, si può lavorare anche con loro, per raggiungere più risultati con i giornali. Su un progetto si possono fare un numero x di comunicati stampa diversi per mettere in evidenza i vari aspetti.

L’ufficio stampa però può essere anche un asso nella manica non solo per la promozione. Hai mai fatto dello “scouting” per una casa editrice?

Mi è capitato in passato, quando lavoravo come responsabile ufficio stampa per Exòrma, con il libro di Marco Truzzi, Sui confini. Avevo conosciuto l’autore durante una fiera. Lui aveva fatto un viaggio con un fotografo, Ivano Di Maria, sui luoghi di confine dell’area Schengen. Questo era nel 2016, un periodo particolare per l’area europea. Ne parlai con l’editore. Truzzi aveva già scritto un libro che aveva vinto il Premio Bagutta. Sui confini uscì a marzo, il lavoro sul libro è stato velocissimo proprio perché i temi erano caldi durante quel periodo.
Mi è capitato anche in altri casi di conoscere autori per il mio lavoro. Un anno fa, durante una fiera avevo fatto da link tra l’editore per cui lavoravo e una bravissima autrice, conoscevo la sua bravura e sapevo che poteva interessare alla realtà che rappresentavo come ufficio stampa. I casi della vita sono strani, ho lasciato quella realtà editoriale e ho iniziato a collaborare con un’altra casa editrice dello stesso settore: a febbraio mi è stata mostrata la scheda di questa autrice e avrò il piacere di lavorare al suo libro nei prossimi mesi.

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E uno di questi è Matteo Meschiari. Ce ne vuoi parlare?

Meschiari l’ho conosciuto con l’uscita di Artico Nero, per Exòrma. Si era proposto come autore alla casa editrice perché gli era piaciuto il lavoro fatto sul libro di Claudio Morandini (Neve, cane, piede). Nonostante il libro che aveva nel cassetto fosse diverso da quello di Claudio, la casa editrice aveva anche una collana affine alle sue tematiche. Inizialmente ho seguito due libri di Meschiari oltre ad Artico nero, ho lavorato al lancio di Neghentopia, ma ho dovuto lasciarlo dopo pochi mesi dall’uscita perché era per me un periodo di transizione lavorativa, stavo cambiando realtà editoriale. Dopo questi due titoli si è creato un rapporto forte con l’autore, ho seguito molti dei suoi libri successivi, dalla raccolta di poesie Appenninica (Oèdipus) a L’ora del mondo per Hacca Edizioni, e anche Neogeografia per la casa editrice Milieu, con la quale ho iniziato a collaborare da novembre e che da gennaio rappresento come ufficio stampa.

Se si parla di Meschiari ovviamente si parla anche di attivismo in campo ambientale, ma non solo. Come si comunicano tematiche che apparentemente sono difficilmente approcciabili ad un primo impatto?

Direi che questo sta nella bellezza di questo lavoro. Per ogni soggetto hai la possibilità di declinarlo in tanti modi. Sta proprio all’addetto stampa come declinare una notizia. Il lavoro dell’ufficio stampa è vincente quando sai a chi proporre. Il libro di Matteo Meschiari (L’ora del mondo, Hacca Edizioni) si prestava sia a un’analisi letteraria – visti i riferimenti, il tipo di scrittura – ma aveva altre tematiche (uomo-ambiente) e queste sono tutte sfumature declinabili da proporre a giornalisti e testate diverse. Si può quindi fare un’intervista proprio sulle tematiche ambientali, come quella che ha fatto per L’ora del mondo e per Neogeografia della casa editrice Milieu. L’importante è far scaturire interesse. È il segreto, che non è un segreto, dell’ufficio stampa.

Oltre ai media tradizionali adesso ci sono anche gli influencer. Ti capita di lavorare anche con loro?

Io mi occupo di Media Relations, per quanto riguarda il lavoro con gli influencer dipende da quello che mi viene chiesto dall’editore con cui collaboro. Lavorando da interna mi capitava, come per esempio in Tunué, di avere un rapporto con gli influencer e mi capita ora da esterna, per esempio con Star Comics. Ci si sente con l’influencer, si propone un libro, ma sempre scegliendo a seconda dei temi che interessavano al suddetto influencer. Al momento alcuni influencer nel campo dell’editoria rimangono nella mia agenda ma la comunicazione con loro dipende sempre dalla richiesta dell’editore.

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La domanda marzulliana di turno: qual è il libro (o autore) che avresti voluto seguire e quello che hai seguito e più ti ha dato soddisfazioni?

Partendo dal presupposto che ogni titolo che ho seguito mi dà soddisfazioni e che sceglierne uno è difficile, posso dire che Susi corre di Silvia Rocchi (Canicola) è uno degli ultimi titoli ad avermi dato particolare soddisfazione. Si tratta di quel libro che ho citato prima, uscito a settembre, mi è stato proposto a fine ottobre, ho accettato di lavorarci anche se era già da due mesi in libreria. Mi ha dato soddisfazione perché era un fumetto, da lanciare nel periodo più caldo del settore: mancava una settimana a Lucca Comics & Games quando ho iniziato a lavorare al titolo, in quel momento le pagine erano piene, non c’erano spazi e oltretutto era “vecchio”, perché già fuori da mesi. Nonostante ciò, proprio perché è un libro molto meritevole e dato che affronta una tematica forte (educazione dei sentimenti attraverso le immagini per una cultura della non discriminazione) siamo riusciti ad avere in un mese e mezzo più di 30 uscite sui più importanti media nazionali. Da Fahrenheit, che ha annunciato l’apertura di Lucca Comics con un’intervista a Silvia Rocchi, a Rai cultura; da Elle a Internazionale.

Per quanto riguarda un titolo che mi sarebbe piaciuto seguire, Le assaggiatrici di Rosella Postorino (Feltrinelli). Mi è piaciuta la tematica del romanzo e il modo in cui è stata trattata. Il libro ha avuto il successo strepitoso che meritava.

Prima di lasciarci, considerando il momento difficile in cui stiamo vivendo come pensi che cambierà il mondo dell’editoria e della comunicazione editoriale?

Mi sveglio la mattina e sogno un editore che si alzi e dica quello che ha detto Giorgio Armani per il mondo della moda: si deve rallentare. Il problema sta nel sistema di produzione: se non produco non rientro dei costi e mi danno i libri in resa. Un mercato che si regge sulla la sovrapproduzione è un serpente che si morde la coda.

Chi produce vuole un pubblico ma si deve tenere in conto di come questo pubblico può arrivare al libro. Fare un lavoro di comunicazione (che non coincide con la promozione, quello spetta al marketing, l’ufficio marketing va a braccetto con l’ufficio stampa, ma uno non può sostituire l’altro) può portare visibilità, ma poi c’è bisogno di farla fruttare.

E il lettore in tutto questo? Il lettore è tenuto a sapere come funziona il sistema del libro?

Sì, si potrebbe informare, ma è necessario? Io compro le scarpe, ma non so niente del settore calzaturiero. Bisogna parlare di questo fenomeno conoscendo l’ambiente in cui si verifica. Queste tematiche devono essere di forte dibattito e forte interesse tra gli addetti ai lavori.

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