Carlotta Borasio cura l’ufficio stampa e la comunicazione online di Las Vegas edizioni. Oltre al lavoro in casa editrice, aiuta aziende e professionisti a raccontarsi online con consulenze e corsi. È docente di comunicazione per Praxi e Scuola Internazionale di Comics. Vive a Torino con una Piccola Gremlin, un marito che scrive e tifa Juve. Ama leggere, guardare serie TV, film d’animazione, fotografie, la senape al miele, le liquirizie salate. Il suo mantra è: ‘Curiosità, coraggio, creatività’.
Con queste poche righe si presenta Carlotta Borasio. L’abbiamo intervistata per voi per scoprire cosa significa comunicare, muoversi e promuoversi sul web e sull’importanza del contatto con i propri clienti. La ringraziamo e, bando alle ciance, vi lasciamo all’intervista.
Carlotta Borasio, sul tuo sito leggiamo che, oltre a vivere a Torino, ti occupi di comunicazione e, citiamo, “aiuto persone che fanno un mestiere creativo a raccontarsi e promuoversi online”. Ma cosa significa effettivamente?
Intanto specifico che creativo non sta necessariamente per artistico. Come diceva il matematico Henri Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. E io sono d’accordo.
Quindi l’idea era di selezionare chi si rivolgeva a me dicendogli “Bene, possiamo lavorare insieme se hai voglia di fare il tuo lavoro in modo nuovo, anche solo con una comunicazione differente. Se vuoi fare ‘come fanno gli altri’ allora lasciamo perdere”.
Il mio lavoro consiste nell’aiutare aziende e professionisti a comunicare ciò che fanno al loro pubblico dando rilevanza a ciò che li rende differenti e utili.
Ti conosciamo perché ti occupi della comunicazione di Las Vegas Edizioni, casa editrice indipendente torinese che esiste dal 2007. Com’è comunicare libri oggi, nell’era del surplus degli stimoli esterni?
Complesso, a volte anche complicato, ma stimolante. Molto dipende da avere chiari alcuni punti: chi sei tu, chi è il tuo pubblico, di cosa ha bisogno, dove e come vuoi raggiungerlo. Questo già dovrebbe distinguerti da tutto il resto. Se non c’è una persona uguale a un’altra, allora non dovrebbe esserci nemmeno una casa editrice uguale a un’altra.
Ufficio stampa, l’arma più importante per una casa editrice per raggiungere più lettori possibili. Come si impara il mestiere? Quali sono le capacità più importanti per un buon addetto stampa?
Io a fare l’ufficio stampa ho imparato sul campo e formandomi da autodidatta. Per formazione intendo non solo leggere tutto quello che riguardava il lavoro specifico di ufficio stampa, ma anche cercando in campi diversi. Marketing, pubblicità, copywriting, comunicazione digitale.
Secondo me le caratteristiche fondamentali che non possono mancare sono: la voglia di continuare a studiare e informarsi; il coraggio di provare a fare cose nuove anche sbagliando, anzi soprattutto sbagliando; la capacità di rapportarsi al prossimo non solo proponendo il tuo prodotto ma anche cercando di capire di cosa ha bisogno l’altra persona.
Domanda da un milione di euro: come si studia un lancio per un libro? Si sta dietro ai diversi trend e si cerca di arrivare dritti al punto oppure si tira la rete e si fa pesca a strascico?
Noi non seguiamo i trend né quando scegliamo i libri né quando li comunichiamo. Questo non significa essere avulsi dalla realtà, ma semplicemente fare la scelta di non inserirsi in determinate tendenze. Ci piace più l’idea di costruire una rete di rapporti, una comunità di persone che ci seguono indipendentemente da cosa va di moda in quel momento. Fare pesca a strascico non è una grande idea per noi, perché non abbiamo proprio i mezzi per farla.
La vita del libro però, rispetto ad altri prodotti, è senza scadenza (o quasi). Una volta lanciato un titolo, come si segue il suo percorso?
Sono d’accordo sul fatto che i libri non abbiano scadenza. Fa parte proprio della nostra politica scegliere titoli che funzionano a prescindere dalle mode e che poi portiamo avanti negli anni. Dopo il lancio, escono le recensioni e usiamo i nostri canali (digitali e analogici) per spingerlo e per evitare che i titoli ci vengano resi. Ma continuiamo a proporre e raccontare anche i titoli che sono usciti da anni, magari in occasioni particolari o in contesti particolarmente sensati per quel titolo.
Come ufficio stampa hai contatti con giornalisti, critici letterari, blogger e non solo. Come è il rapporto con queste figure?
Mediamente ottimo: in generale ho sempre incontrato persone disponibili e gentili anche quando dovevano dirti di no. Sto molto attenta a proporre testi sensati per loro e per le loro esigenze e questo premia.
Ci sono però anche persone che non si comportano in maniera professionale: gente che ti dice che ha l’agenda piena e poi ti stronca su Amazon con lo pseudonimo, gente a cui hai dato fiducia per anni che non risponde alle email, magari perché hanno ottenuto l’attenzione di marchi più grandi del tuo, gente che ti ignora e poi improvvisamente ti contatta quando scopre che c’è gente rilevante che ha stima di te.
Però direi che questo è ciò che si incontra in qualsiasi settore.
Passiamo al tema delle fiere editoriali: funzionano? Come è il rapporto con chi si avvicina allo stand? Gli autori sono contenti di venire in fiera?
Per noi le fiere sono una grandissima opportunità. Non tutte funzionano, ad esempio abbiamo deciso di non andare più a Più libri più liberi perché molto costosa e poco redditizia. E se la gente non compra è perché non è interessata.
Il Salone Internazionale del Libro di Torino invece per noi funziona sempre bene: oltre alle vendite abbiamo proprio un riscontro in termini di riconoscibilità. Il lettore che viene al Salone spesso è lì per scoprire cose nuove, si avvicina, chiede.
Con gli autori abbiamo un ottimo rapporto quindi siamo contenti di vederli in occasione delle fiere. Si trasforma un po’ in una festa. Anche i lettori sono molto contenti quando possono parlare direttamente con gli autori. Poi ci sono autori più schivi che patiscono di più il caos. Cerchiamo sempre di farli sentire a loro agio e di non vincolarli troppo.
L’ufficio stampa deve stare sempre attento, non solo per quello che accade nel proprio orticello, ma anche al di fuori. Come ci si tiene sempre aggiornati e come si sta dietro ai diversi trend?
I social network sono un ottimo modo per vedere qual è l’atmosfera, cosa pensano le persone, quali sono gli argomenti caldi.
Seguo alcuni hashtag e profili su Instagram, non necessariamente legati ai libri: quello è un ottimo modo per vedere a cosa sono interessate le persone.
Sono iscritta a molte newsletter, cerco di usare Twitter in maniera mirata per capire cosa succede in giro, sfrutto Flipboard, ma anche google news. Poi ci sono quelli che ritengo i miei influencer: magari non sono popolarissimi ma dicono cose interessanti e stimolanti.
Sempre sul tuo sito scopriamo che insegni come (Pro)muoversi sui social alla Scuola Internazionale di Comics di Torino. Ce ne vuoi parlare?
È un corso che come target ha proprio gli studenti dei corsi della Scuola Internazionale di Comics: vogliono diventare fotografi, illustratori, sceneggiatori e scrittori, ma per farlo hanno bisogno di trovare un pubblico, devono imparare a proporsi. La comunicazione digitale può aiutarli, soprattutto perché spesso sono persone che hanno le competenze e il talento per creare contenuti bellissimi. Però non è sufficiente.
Con Laura Copelli, co-docente del corso, abbiamo pensato proprio a loro: fai cose belle, magari hai talento, vogliamo farlo sapere a chi può essere interessato?
È il turno della domanda marzulliana: l’autore/autrice (o il titolo) che hai seguito e che ti ha più dato soddisfazioni? Oppure, il libro che avresti voluto seguire nella promozione?
Dei nostro titoli quello che mi ha dato più soddisfazioni in termini di risposte è ‘La misura imperfetta del tempo’ di Monica Coppola. Tante recensioni, tanti eventi, tanta risposta. Ma se Monica non avesse collaborato, proponendo, spendendosi in prima persona, non avremmo mai ottenuto quei risultati. Anche ‘Mattanza’ di Giuse Alemanno sta dando soddisfazioni, insieme a ‘I romagnoli ammazzano al mercoledì’ di Davide Bacchilega che è il nostro bestseller.
Mi sarebbe molto piaciuto seguire Jennifer Egan che è la mia autrice preferita e secondo me scrive cose molto interessanti. Ma direi che con minimum fax si è trovata in ottime mani.
Prima di lasciarci, considerando il momento difficile in cui stiamo vivendo come pensi che cambierà il mondo dell’editoria e della comunicazione editoriale? Ci spieghiamo meglio, pensi che ci troveremo in una situazione del tipo che le case editrici saranno costrette a stampare meno libri e quindi ad aumentare la qualità generale della produzione?
Intanto confesso che questa situazione ci danneggerà meno di tante altre realtà: pubblichiamo pochi libri e spostare la programmazione non sarà difficile. Pubblichiamo poco e stampiamo poco, senza fare debiti, chiedere fidi o altro. Mi spaventa moltissimo la situazione di altre realtà: si è inceppato un meccanismo che era basato solo sui continui nuovi lanci in libreria. Ora bisogna vedere se ne approfitteranno per pubblicare meglio e meno, oppure ripartirà tutto e ci troveremo invasi di novità.
Ma ovviamente spero in un cambiamento che porti aria nuova e non solo fallimenti, licenziamenti e lacrime.