Settembre è spesso sinonimo di nuovi inizi, una specie di Capodanno prima del Capodanno vero e proprio. Con il ritorno al lavoro e la fine delle vacanze e dell’estate la percezione è quella del tempo che scorre fin troppo velocemente. È buffo quindi che proprio il mese di settembre sancisca la fine di una delle saghe famigliari più interessanti del Novecento, la saga della famiglia Aubrey. In libreria infatti è uscito Rosamund, il terzo e ultimo capitolo della saga scritta da Rebecca West, pubblicata dalla casa editrice Fazi nella traduzione di Francesca Frigerio.
La storia, che era partita raccontando la società inglese di fine Ottocento, è arrivata a un punto di svolta. Siamo negli anni Venti, la società del dopoguerra sta cambiando rapidamente e Mary, Rose e Rosamund si trovano nella disorientante situazione di dover affrontare una vita senza i due pilastri della loro famiglia, quelli che avevano la predisposizione naturale per essere dei “genitori”, la madre Clara e il fratello Richard Quin. A complicare le cose Rosamund prende una decisione apparentemente incomprensibile, che sembra poter portare soltanto ad altra infelicità, una decisione che la allontanerà per sempre dalla sua famiglia. Così le due sorelle, ormai diventate affermate pianiste impegnate in veri e propri tour in giro per il mondo, sono scosse per l’ennesima volta dal cambiamento e dal crudele trascorrere del tempo.
Leggere Rosamund si riconferma un’esperienza di lettura a tutto tondo. Ovvero, non si sente distacco tra un romanzo e l’altro, si parla di trilogia ma si potrebbe parlare tranquillamente di un unico libro. A riprendere la lettura sembra di aver lasciato un segnalibro in un grosso volume che accoglie generoso La famiglia Aubrey, Nel cuore della notte e, per l’appunto, Rosamund. Rebecca West è un’elegante prosatrice, capace di trasformare la musica in esperienza narrativa e la prosa in esperienza musicale.
Dopo un paio di capitoli più farraginosi e dal ritmo più lento, la storia assume un andamento vivace. La scrittrice apre la diga al fiume di parole, eventi e dettagli che sono sua vera e propria cifra stilistica. Con perfetta naturalezza racconta la società inglese del primo dopoguerra, con tutte le sue paure e le sue speranze di riscatto sociale (ma anche con l’angosciosa e indefinibile sensazione che un’altra guerra sia inevitabile), senza mai mettere in scena i grandiosi eventi della storia ma analizzando con una lente di ingrandimento la quotidianità della ormai piccola famiglia Aubrey. Come sempre è Rose a raccontare la storia in prima persona, e come sempre la seguiamo silenziosamente, forse membri anche noi della famiglia. Siamo lì quando cambiano casa e abbandonano il nido di Lovegrove, siamo lì durante gli eventi lieti, come i matrimoni, e siamo lì quando Rosamund compie il misterioso gesto.
La lettura novecentesca sembra essere il leitmotiv di questo nostro settembre e sembra un momento appropriato per scoprire autori meno conosciuti e scolastici come Rebecca West, autori che hanno scritto opere importanti e non meno degne di tante altre. Un consiglio? Recuperate questa saga e lasciatevi trascinare dalla narrazione fluviale di questa scrittrice.
-Davide