Che Torino sia una delle città più importanti per il panorama letterario italiano, con particolare riferimento a quello novecentesco, è un fatto noto. Tantissimi sono gli autori che sono nati o hanno vissuto anche solo per qualche tempo a Torino, e tutti hanno lasciato un segno sulla città così come la città, generosa in fatto di segni, ne ha lasciato uno su di loro. La Torino di carta di Alessandra Chiappori si prefigge di esplorare la città proprio attraverso le sue vie di carta, a partire da fine Ottocento, con Edmondo De Amicis, per poi arrivare ad autori contemporanei come Margherita Oggero e Alessandro Perissinotto, passando attraverso gli autori einaudiani, pilastro cittadino. Il volume fa parte della collana Le città di carta, della casa editrice palermitana Il Palindromo, e custodisce al momento cinque titoli, ciascuno dedicato a una diversa città italiana.
Alessandra Chiappori è giornalista, ha un dottorato in semiotica con tesi su Italo Calvino e viene dalla Liguria, da Imperia. Vive a Torino da tredici anni e, proprio per questo suo sguardo parzialmente esterno, rappresenta forse la migliore lente d’ingrandimento attraverso la quale scoprire e riscoprire la città di Torino e i libri che continuano ad attingere ispirazione dalle sue vie geometriche e ordinate.

Torino di carta è una guida letteraria, certo, ma non ha nulla di turistico. L’obbiettivo principale, che è poi quello dell’intera collana, è di esplorare l’anima letteraria della città attraverso lo sguardo attento e visionario degli scrittori che l’hanno animata. Questo significa che non sempre è possibile sovrapporre la Torino di carta, per l’appunto, con quella reale, che possiamo toccare con mano. Ma è proprio questo il bello della letteratura, tirare fuori la natura intangibile di qualcosa di concreto, che è sotto lo sguardo di tutti ogni giorno.
All’atto pratico Torino non ha solo un’anima, ma tante, e questo emerge nettamente dall’analisi dell’autrice. Ci sono il fiume, tanto caro a Cesare Pavese, e la collina. Ci sono la Fiat, gli autobus e i mezzi pubblici. Il centro e la periferia, separati da confini tanto invisibili quanto netti. E tutte queste anime, tutti questi elementi, hanno un duplice significato, una duplice essenza. Il fiume è centro dell’attività cittadina e ha una qualità poetica con Pavese, ma con Calvino ne scorgiamo anche le brutture, l’inquinamento, la cappa di smog che fluttua perennemente sulle sue acque. Dalla collina i personaggi di Pavese e della Ginzburg scorgono paesaggi mozzafiato e dalle tinte fresche e nitide, ma sono Fruttero e Lucentini a estrarne l’anima buia. La collina ospiterà pure tenute di antiche famiglie borghesi ma è anche, a detta di Ines Tabusso (personaggio de La donna della domenica) un “puttanaio”, luogo di degrado, abbandonato a se stesso. Torino in questo senso è centro di forze positive e negative, capace di ospitare la poesia assoluta e l’oscurità più limacciosa.

Con il passaggio agli autori contemporanei fa capolino il cambiamento, nell’espressione delle Olimpiadi invernali del 2006, spartiacque nell’organizzazione e nella promozione cittadina, che ha modificato anche la visione che i torinesi avevano e hanno tuttora di loro stessi, della loro casa (il motto della manifestazione era Passion lives here, vale la pena ricordarlo). Delle luci e ombre che le Olimpiadi hanno donato alla città ne parlano la Oggero, Perissinotto, Frascella e molti altri ancora. Un elemento fondamentale però rimane, qualcosa che si potrebbe definire con il termine sabaudità. Cos’è la sabaudità? Non si può rispondere con chiarezza alla domanda, perché come il carattere di chi vive a Torino, a prescindere dalle origini di ognuno, è schivo e riservato, così è anche la sabaudità, l’anima della città che accoglie tutte le altre anime e che si «nasconde mostrandosi», l’impalpabile per eccellenza.
Alessandra Chiappori racconta di una Torino che, una volta rotto il ghiaccio, non puoi fare a meno di amare, pur con tutte le sue contraddizioni. Una città elegante e allo stesso tempo a volte provinciale, che non annoia mai e che regala sempre qualcosa a chi la vive. A far da contraltare al carattere sfuggente e schivo della città è la scrittura dell’autrice, schietta e pulita, un ago che ricama la trama urbana torinese sulla carta. Quello che scrive è una storia, la storia di Torino attraverso lo sguardo d’eccezione degli autori che hanno fatto e che fanno grande l’editoria italiana.
Torino di carta dona al lettore il biglietto di presentazione di tanti autori, dagli einaudiani, che a partire dal liceo D’Azeglio, e non solo, hanno intrecciato le loro vite fino alla fondazione della storica casa editrice, a Fruttero e Lucentini, che hanno definito il genere giallo in Italia, da De Amicis a Perissinotto, con particolare attenzione alla periferia. Una ricca diapositiva che racconta tante storie diverse, nutrite da una delle città più belle d’Italia.
-Davide & Marco
Che idea carina!!!
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L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media Network – Pier Carlo Lava.
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