Con l’approssimarsi del Natale uno potrebbe domandarsi quale libro a tema leggere e come intrattenere, oltre ai pranzi e alle cene imponenti, il tempo delle festività. Il fulcro attorno al quale queste si svolgono è indubbiamente la famiglia e perciò quale libro migliore di un titolo che proprio di questo universo parla? Piccolo mondo perfetto, di Kevin Wilson, è una delle ultime uscite Fazi. Il volume, pubblicato nella traduzione di Silvia Castoldi, racchiude al suo interno poco meno di trecento pagine in cui succede letteralmente di tutto, pagine che accolgono il lettore con una coloratissima e sgargiante copertina.
Il dottor Preston Grind, cresciuto dai genitori con il “metodo della frizione continua” e memore dei danni che questo gli ha inflitto, decide di svolgere un esperimento epocale. Costruisce una famiglia infinita, radunando dieci famiglie in procinto di avere un bambino e raggruppandole per dieci anni all’interno del medesimo complesso. Questo, in parte per valutare l’apprendimento dei piccoli nel tempo e in parte per rendere più facile il rafforzarsi dei legami famigliari. All’esperimento prendono parte persone molto diverse tra loro e, fra queste, spicca la giovane Izzy Poole, unica partecipante “scoppiata”, ragazza madre che non sa cosa fare della propria vita. Che cosa può nascere da un contenitore di individui che apparentemente non hanno nulla da spartire e che ribolle di tensioni nascoste? È quello che il libro, l’autore, indaga, insieme al significato della parola famiglia.
Quello che traspare nella storia è la volontà ferrea di quello che è, a mio avviso, il personaggio più interessante di tutti, Preston Grind. Preston, tramite il metodo sperimentale sopracitato impostogli dai genitori, ha imparato sin da bambino a controllare le proprie emozioni, a resistere a qualsiasi evento drastico o drammatico che lo colpisca. Questo però ha contribuito a generare nell’uomo un senso latente di inadeguatezza nei confronti del proprio lavoro e delle altre persone, che è poi la forza motrice che lo spingerà a creare il Progetto Famiglia Infinita. Il dottore diventerà a conti fatti il pater familias di una famiglia strampalata e, come ogni figura autorevole o presunta tale all’interno di un nucleo famigliare, inizierà a sentirsi in dovere di tenere il gruppo unito, a qualsiasi costo.
I genitori non sono in grado di immaginare il futuro dei figli ma fanno tutto quello che possono per loro, con la speranza che quegli sforzi siano sufficienti a proteggerli. In quel momento, guardando un grafico in cui comparivano tutti i membri della Famiglia Infinita, il dottor Grind sapeva solo di non aver fatto abbastanza e che ormai la sua famiglia se lo stava lasciando alle spalle.
Un altro punto forte del libro è che ogni elemento riposto nella narrazione ne richiama un altro. Un po’ come quando Cap, il figlio di Izzy, immaginando un parco di divertimenti il cui funzionamento si basa sui jet-pack e dal nome Fly World disegna anche una ragazzina che precipita, succube del malfunzionamento dell’oggetto. Qualche pagina dopo, Izzy osserva le bandiere di preghiera tibetane nel giardino del complesso e ai suoi occhi le stoffe “sembravano esseri umani che precipitavano dal cielo”.
Leggere Piccolo mondo perfetto significa domandarsi se la pretesa del legame di sangue è sufficiente per definire famiglia un gruppo di persone, se la famiglia non sia qualcosa di più, che va ben al di là della semplice parentela, significa indagare il significato di una parola che si trova sulla bocca di tutti, specialmente in questo periodo di festività, indagare a fondo. Una parola che vive quasi di vita propria ma che non vuol dire mai quello che ci si aspetta voglia dire. Una parola che descrive qualcosa che è tutt’altro che perfetto.
-Davide