Come parlare di un bel libro di divulgazione senza fare spoiler importanti? Credo sia un’impresa ardua, ma cercherò di non rivelare troppi dettagli rischiando così di guastare il piacere della lettura. Ormai qualche tempo fa, per la casa editrice Bompiani, è uscito un libro curato da Massimo Polidoro, scrittore, giornalista e divulgatore scientifico. Il libro in questione è l’Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, un volume dall’ampio formato, accompagnato dalle affascinanti illustrazioni di Francesco Bongiorni.
Nell’Atlante, l’autore ripercorre la penisola italiana, da Nord a Sud, esplorandone miti, leggende e, scalpellando laboriosamente attraverso quello che rappresenta l’aspetto folkloristico arriva a fatti concreti e certi. Alcuni fenomeni legati ai luoghi del nostro paese sono tuttora incomprensibili e uno strato di mistero ancora li avvolge. Tuttavia il libro fa da trampolino per il tuffatore di curiosità e si dimostra un punto di partenza per riflettere in modo critico su quello che ci circonda, anche i fatti più inspiegabili.
Un esempio fra tanti, che cito non tanto per campanilismo ma perché si tratta di qualcosa che conosco bene e di cui posso parlare con cognizione di causa, è il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso. Cesare Lombroso fu medico veronese laureato all’Università di Pavia e trasferitosi a Torino per esercitare la professione e portare avanti le sue ricerche. È conosciuto principalmente in quanto padre dell’antropologia criminale, famoso per le sue teorie controverse che si prefissavano di trovare una serie di tratti morfologici nel cranio umano che potessero in qualche modo rivelare la predisposizione alla delinquenza in determinati individui. Il sentore generale dell’epoca era che ci fosse riuscito e i suoi studi vennero subito adocchiati con interesse dagli scienziati di tutto il globo. Ovviamente queste teorie non avevano fondamento scientifico e vennero smentite negli anni a venire; bisogna tenere però presente che comportarono e comportano ancora oggi una certa dose di scandalo.

Perché tanto scandalo ai giorni nostri, quando da molto tempo ormai le teorie del Lombroso sono state smontate e pubblicamente allontanate dal mondo accademico e della ricerca scientifica? Perché, quando nel 2009, in occasione del centenario dalla morte dello studioso, si è deciso di fondare un museo dedicato alla sua memoria, sono insorte numerose polemiche che continuano a sopravvivere. L’accusa, e cuore di quel modo di fare che tanto affascina i nostri compatrioti, era ed è di dissacrare i resti dei defunti, “i delinquenti”, così chiamati da Lombroso, e di corroborare teorie scientifiche errate. In un caso specifico, quello del cranio del brigante calabrese Giuseppe Vilella, si è tentato perfino di riportare i resti ossei nel paese di origine, criticando aspramente il museo e chi lo gestisce. Quello che è importante tenere presente, e che Polidoro spiega con poche, precise parole, è che il museo Lombroso non nasce con l’intento di osannare teorie antiquate e razziste, bensì con la volontà di ricordare nella sua interezza, anche gli errori -perché nasconderli?- il percorso scientifico. In questo senso il museo non è un museo dell’orrore ma un museo “dell’errore”.
Pertanto, perché leggere questo libro? Perché, in un mondo di certezze e di bianco e di nero, è bello ricordarsi delle sfumature e di quanta soddisfazione possa portare esercitare il pensiero razionale. Soprattutto quando si parla di misteri e complotti.
-Davide