Sono un neofita per quanto riguarda il mondo del fumetto e dei graphic novel. Riesco a capire cosa mi piace, cosa non mi piace, cosa potrebbe interessarmi e cosa non si avvicina assolutamente ai miei gusti. Allo stesso tempo però, mi piace farmi sorprendere nella lettura, magari trovando nelle pagine e nei disegni che sto leggendo, un qualcosa che mi faccia domandare “Ma perché?” in modo stupito, e non come preludio di qualche imprecazione verso il disegnatore.
Questo è quello che mi è capitato leggendo Inerzia, di Adam Tempesta, giovane disegnatore che firma un nuovo graphic novel dato alla stampa dai tipi di Eris Edizioni. In questo graphic ci ritroviamo, all’inizio della storia, in un mondo che non sembra tanto diverso dal nostro. L’inizio in medias res: un bosco, una ragazza che corre. Non sappiamo molto, nemmeno dalle tavole successive. Sappiamo che viene inseguita da loschi figuri e che poi, stranamente, si ritrova davanti a un hotel: colori spenti, costruzione un po’ datata. Sembra di sentire l’odore di moquette vecchia e legno di hotel a quattro stelle, che scivolano lentamente nel baratro del dimenticatoio.
Niente però è come sembra, perché come in un TARDIS, una volta varcata la soglia ci troviamo nella reception più strana che si possa immaginare. A quanto pare l’hotel contiene infinite (?) stanze che contengono infiniti (?) mondi. E non finisce qui.
Ogni mondo ha la sua peculiarità, prende in prestito da tutto quello che ci è familiare, per farne un qualcosa di straniante, senza allontanare il lettore mettendolo a disagio, anzi, incuriosendolo ancora di più. Questo disagio invita ancor di più a scavare a fondo nella storia, sia per trovare un senso, sia per vedere quanto in là il non-sense possa arrivare.
A un certo punto ci rendiamo conto che non sono importanti tutti i dettagli della storia, ma vogliamo saperne di più di questi mondi altri. Vogliamo aprire tutte le porte dell’hotel, sapere chi si nasconde dietro quelle maschere, quelle tute.
Il guardiano, il tizio a piedi, la strega, le strane creature dal sapore lovecraftiano che sembrano uscite da Adventure Time e poi, il mio personaggio preferito, l’Uomo-Gesù.
Inerzia è straniamento, nella sua vera accezione:
Lo straniamento è quel celebre e comunissimo processo narrativo tramite cui l’abituale considerazione della realtà viene ribaltata da un punto di vista inconsueto.
Il fertilissimo effetto è disorientante e, appunto, straniante.
E il tutto è ottenuto con estrema semplicità, con disegni dai tratti lineari che però hanno un’identità propria. Con dei colori super sparati, che rimandano ad atmosfere giocose e divertenti, senza intaccare il valore della storia stessa: la rivalsa, la possibilità di farcela. Adam Tempesta con questo secondo volume dà prova di essere talentuoso, di essere un vero narratore che, con un animale gigante che vola con razzi a propulsione, incantesimi strani e tute elastiche psichedeliche, arriva dritto al punto. E adesso, per favore, dacci le avventure dell’Uomo-Gesù.
ps: se siete curiosi, su Artribune è uscita una bella intervista all’autore.
L’ha ribloggato su Alessandria today.
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