Di solito, a novembre, la sensazione è quella di un mese transitorio, quello spazio che separa il buon dal Natale. Nel nostro caso però, proprio nel cuore di questo gelido mese, in una sera buia e alquanto nebbiosa – la prima nebbia dell’anno torinese – abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con lo scrittore di Dopo il diluvio (Exòrma edizioni), Leonardo Malaguti, che col suo esordio letterario è arrivato finalista al Premio Letterario Neri Pozza 2017.
La location della serata è stata la Libreria del Golem, una piccola e accogliente “casa del libro” a pochi passi dall’Auditorium RAI di Torino. Disposti in un semicerchio un po’ irregolare abbiamo parlato, a luci soffuse, di genere, costruzione di personaggi e scrittura. Da fuori probabilmente sembravamo raccolti in qualche oscuro consesso, tant’è che non sono mancati passanti perplessi e fotografi curiosi.
Del romanzo già ve ne abbiamo parlato proprio qui sul blog, un romanzo senza tempo, collocato in un non-luogo – nel senso che potrebbe essere ovunque – che difficilmente si può ingabbiare in una categoria letteraria e che, considerata la qualità sia di contenuto che di scrittura, non è nemmeno facilmente identificabile come opera prima. Il genere, l’opportunità che questo tipo di letteratura consente nel narrare la realtà, è stato un po’ il perno della discussione. Molti lo hanno definito una distopia, molti altri lo considerano un noir ma la verità è che presenta alcuni elementi che sono in qualche modo vagamente riconducibili ai generi in questione, questo è vero, ma si tratta cionondimeno di qualcosa di più. Sì, perché è un’opera che nella sua atmosfera apparentemente surrealista non potrebbe essere più realista.

Realista e attuale. Pensando a ciò che è successo di recente in Messico, dove per una diceria diffusa su WhatsApp sono stati bruciati vivi due uomini innocenti, viene facile il confronto con una certa scena del libro. E qui cala il silenzio, per evitare spoiler di sorta.
Durante la più piacevole delle presentazioni siamo passati a parlare anche di ispirazioni letterarie e soprattutto cinematografiche. Considerato poi il background dell’autore, che ha studiato al DAMS di Bologna e ha realizzato alcuni corti, in particolare il focus era sulla serialità e sull’arte visiva in generale (compresa la grafica, Leonardo ha realizzato anche la propria copertina). Si è parlato di rapporti con le case editrici e di revisione. Insomma, di tutti quei punti che inevitabilmente riempiono la vita di chi lavora nel mondo editoriale.
La serata si è conclusa con una seduta informale attorno a un tavolo stracolmo di libri, riesumando aneddoti ed esperienze del mondo librario e non solo. Il tutto a sancire il fatto che la cultura è prima di tutto condivisione, di intenti, passione e molto altro ancora.
-Davide&Marco