Marzo è un mese importante, principalmente per due motivi. Uno, nel mese di marzo cade la festa delle donne e due, pochi giorni dopo, il 12 marzo, ricorre l’anniversario della nascita di uno dei più noti poeti della beat generation, Jack Kerouac.
Per celebrare queste due ricorrenze, a mo’ di sintesi tra queste due date, mi piaceva l’idea di ricordare una donna di cui non si parla mai abbastanza, Fernanda Pivano. La sua è stata una vita così ricca che è difficile parlarne in un post, ma ricordiamo almeno le tappe fondamentali della sua esistenza.
Fernanda nasce nel luglio del 1917, a Genova, ma studia a Torino e frequenta il liceo D’Azeglio, una delle scuole storiche della città sabauda, fucina di grandi menti, ed è proprio lì che la passione per la letteratura americana che da sempre nutre assume concretezza. Sì, perché come supplente di italiano ha Cesare Pavese che già aveva rapporti con la casa editrice Einaudi (che nasce storicamente proprio a Torino).
Fernanda si innamora di un libro, un libro che parla di vita quotidiana, passioni ed è molto critico nei confronti della guerra. Questo libro è l’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters. E la ragazza lo ama talmente tanto che inizia a scriverne una traduzione, quasi di nascosto. Ebbene, questa traduzione capita tra le mani di Cesare Pavese che la trova così promettente che la propone all’Einaudi. La casa editrice decide di pubblicarla ma, nel tentativo di superare il veto fascista sugli autori americani, il titolo sul volume è Antologia di S. River, alludendo a un possibile romanzo sulla vita di un santo.
Il sodalizio con la letteratura americana si rafforza poi quando gli viene commissionata la traduzione di Addio alle armi, di Hemingway. Il contratto che sigla con la casa editrice Einaudi viene però scoperto dalle SS e la giovane finisce in carcere. Hemingway, che era in Italia per visitare i luoghi della sua fanciullezza, viene a conoscenza della vicenda e decide di voler incontrare la Pivano. Quest’ultima, non appena riceve una prima cartolina di invito a Cortina, dove lo scrittore si trovava, pensa si tratti di uno scherzo, e così la cestina. Solo quando le arriva un secondo invito si rende conto del suo errore e nel 1948 incontra per la prima volta lo scrittore, proprio in un hotel a Cortina. Da lì nasce una profonda amicizia tra i due che durò per tutta la vita di Hemingway.
Nel 1956 Fernanda va per la prima volta in America. Lì scopre i cosiddetti poeti della beat generation, un movimento giovanile anticonsumistico e anticonformista che ebbe grande eco nella vita artistica e culturale dell’America del dopoguerra. Parlando con i protagonisti di questo gruppo, Gregory Corso, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, solo per citarne alcuni, decide di fare tutto il possibile per portarli in Italia e tradurli. E ci riesce davvero, tanto che quando Ginsberg arriva per la prima volta a Torino il centro rimane completamente bloccato per la presenza dei suoi fan più accaniti. Senza Fernanda Pivano non avremmo mai conosciuto questi poeti e non si saprebbe nulla di Sulla strada, della sua esaltazione dell’energia vitale, dell’esplorazione del flusso di coscienza.
Con il secondo marito, Ettore Sottsass, architetto e designer, fonda due riviste, la Room East 128, uscita in tre fascicoli tra il giugno e l’agosto del 1962, e Pianeta Fresco, una rivista che ha come tema centrale la non violenza. Ma oltre a queste collaborazioni artistiche, i due, nella loro casa a Milano, ospitano artisti e personaggi del mondo culturale per tutti gli anni Sessanta.
Fernanda Pivano non è soltanto una geniale traduttrice dal grande gusto letterario. Ama anche la musica. È lei che cerca con tutte le sue forze di far conoscere Bob Dylan, che apprezza enormemente. Ed è sempre lei a stringere un rapporto di amicizia con Fabrizio De André, artista che, a differenza di tanti, non considera il Bob Dylan italiano, semmai la pensa esattamente all’opposto.
Insomma, fino al 2009 Fernanda Pivano vive una vita intensa, conosce tanti protagonisti della cultura e letteratura americana, legge, traduce e scrive. Vive la sua vita al massimo, affascinata fino all’ultimo dai giovani e dai loro sogni. È lei che ci insegna che la migliore scuola di scrittura è la traduzione e che per sognare bisogna vivere.
-Davide
Bel post. L’ho apprezzato moltissimo. Ammiro profondamente la.figura di Fernanda Pivano.
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Anche io, è una delle mie traduttrici preferite. 🙂
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