Mancano poche ore alla notte di Halloween. Le prime zucche sono già state intagliate e i bambini hanno già i costumi tra le mani, pronti per fare il tradizionale giro di “dolcetto o scherzetto?”. Ormai la festa più spaventosa dell’anno sembra aver conquistato quasi tutta l’Europa. A colpi di film e serie tv americane anche l’Italia sembra aver abbracciato una nuova tradizione. Ma è corretto pensare che la festa di Halloween sia nata in America? Se così non fosse, quali sono le sue origini?
A differenza del pensiero comune, Halloween non è una festa americana ma ha in realtà radici ben più profonde, radici che si trovano nel vecchio continente, in particolare nell’Irlanda celtica. Stiamo parlando di Samhain. Il calendario celtico prevedeva l’inizio del nuovo anno il 1 novembre. Per i Celti questa data era uno spartiacque che segnava l’arrivo dell’inverno, perciò era il momento per rinnovare le coltivazioni, radunare il bestiame e celebrare Samhain. Durante questa festa si pensava che i morti potessero visitare i viventi e che coloro che erano deceduti nell’ultimo anno venissero guidati dalle divinità verso l’oltretomba. Perciò sulle colline venivano allestiti enormi falò attorno ai quali le persone si radunavano con lo scopo di spaventare i defunti. In questa occasione, per non farsi riconoscere dai morti, indossavano maschere dalle fattezze di creature fiabesche (streghe, hobglobin, fate e demoni) e portavano con sé rape intagliate in forme spaventose.
Fu solo nel VII secolo che nacque la festa di Ognissanti. Una festa fortemente voluta da papa Bonifacio IV nel tentativo di soppiantare ed eradicare la Samhain, che ancora resisteva all’avvento del cristianesimo. Il tentativo, alimentato dall’istituzione di una seconda festività il 2 novembre, il giorno dei morti, si rivelò vano. Samhain sopravvisse, seppure sotto altre forme. Con la grande carestia irlandese (The Great Hunger 1845-1852) molte persone migrarono in America (dove le rape scarseggiavano ma di zucche ce n’erano in abbondanza) e portarono con sé le loro tradizioni. Fu così che nacque l’Halloween che oggi conosciamo, e che erroneamente associamo al paese a stelle e strisce.
Il termine è una contrazione di All Hallows’ Eve, e indica la festa che si celebra la vigilia di Ognissanti. La prima testimonianza scritta della parola Halloween risale a un testo scozzese del 1556. Questa tradizione scozzese viene in qualche modo ripresa in un poema di Robert Burns datato fine diciottesimo secolo, dal titolo, per l’appunto, di Halloween.
Amang the bonie winding banks,
Where Doon rins, wimplin, clear;
Where Bruce ance rul’d the martial ranks,
An’ shook his Carrick spear;
Some merry, friendly, countra-folks
Together did convene,
To burn their nits, an’ pou their stocks,
An’ haud their Halloween
Fu’ blythe that night.
Ma di questa festa sentiamo parlare anche in Misura per misura (1603), il celebre dramma di Shakespeare che racchiude in sé sia elementi della tragedia che della commedia. Da qui in poi le testimonianze letterarie dell’uso della parola si fanno sempre più fitte. Ma facciamo un passo indietro.
Abbiamo detto che già i Celti intagliavano rape (o altre verdure) durante Samhain, e ora assistiamo al medesimo evento, solo con le zucche. Quando compaiono le prime spaventose verdure nella letteratura?
Il primo riferimento alla zucca intagliata, più comunemente chiamata jack-o’-lantern lo troviamo in un racconto del 1837 di Nathaniel Hawtorne, La mente stregata. Il termine jack-o’-lantern nasce nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, quando venivano così chiamate le sentinelle notturne, che portavano con sé una lanterna. E visto che non si conosceva l’identità di queste persone, com’era d’uso all’epoca, venivano chiamate Jack, “Jack with the lantern”. Il termine veniva anche associato al fenomeno naturale per cui, nelle aree paludose, in seguito al decadimento delle piante si assisteva al rilascio di gas visibili sotto forma di fenomeni luminosi (ignis fatuus), che ricordavano appunto le lanterne delle sentinelle. Non è chiaro però come questo termine sia poi stato associato alle zucche di Halloween.
La festa delle streghe e dei mostri è una data ricorrente nella letteratura anche perché ha segnato la nascita di grandi poeti e scrittori. Basti ricordare che in questo giorno nacquero John Evelyn (1620), John Keats (1795) e Dick Francis (1920).
Quello che oggi ci affascina di Halloween non è tanto la celebrazione della festa in sé ma le emozioni che ci fa provare, in particolare la paura, il terrore. Chi non è mai stato tentato dal trascorrere questa serata davanti a qualche film horror o leggendo qualche bel libro gotico o del terrore? Sono tanti i titoli che vengono in mente per un’occasione simile. Dracula, Frankestein, It (per citare qualcosa di più recente) sono solo alcuni dei tanti. Ma quello che viene considerato il primo vero romanzo gotico è Il castello di Otranto di Horace Walpole (1764). L’opera ebbe un immediato successo soprattutto perché lo scrittore spacciò il contenuto per eventi realmente accaduti. Quando, alla seconda ristampa, svelò che si trattava di un puro lavoro di invenzione le vendite calarono drasticamente.
E perché, sia per chi detesta che per chi apprezza questa festività, non cogliere al volo l’occasione e leggersi un buon libro del terrore?
-Davide
Veramente esaustivo. Grazie. Ma vale davvero la pena di leggere il castello di Otranto? Dovrei metterlo nella mia lista?
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Grazie a te per aver letto l’articolo! Se ti piacciono le atmosfere gotiche nei romanzi direi che la lettura del Castello di Otranto deve essere un must! Certo, l’effetto che dà non è lo stesso che poteva dare all’epoca della sua pubblicazione, ma ne vale assolutamente la pena anche per vedere come sono nati gli artifici del genere!
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Comunque era davvero doverosa la spiegazione dell’origine celtica della festa. Molti, ancora, non lo sanno.
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Ad Halloween avrei voluto guardare un film dell’horror o comunque sul genere, ma ho passato piÙ di un’ora a cercare un film, in italiano, francese e inglese ma nulla! Era meglio che aprivo un libro! 🙂
Non sapevo la storia del castello di Otranto, anche se non l’ho mai letto ma è un po’ di tempo che mi capita di pensare di leggerlo.
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L’indecisione è uno di quei mali che affligge tutti noi, ahimè.
È una lettura davvero affascinante, il romanzo gotico per eccellenza. Te lo consiglio assolutamente!
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