L’ultimo film che mi è capitato di vedere al cinema è stato Codice criminale (il titolo originale è Trespass Against Us). Il film è stato diretto da Adam Smith e ha un cast di tutto rispetto tra cui Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Sean Harris, Lyndsey Marshal, Rory Kinnear e Killian Scott. Quando sono arrivato al cinema non avevo aspettative altissime, non perché pensassi che il film fosse discutibile, anzi, ma piuttosto perché ero ben conscio di quanto mi aspettassi da Song to song e di quanto mi avesse deluso, quindi memore dell’esperienza già prevedevo il peggio. Al cinema poi si è rasentato il litigio a causa di alcune vecchine amabilmente prepotenti che non volevano mollare i posti che io e il mio amico avevamo legalmente prenotato. A volte mi scappa una frase generalista del tipo, “siamo proprio in Italia”, e sempre a volte, ahimè, a buon diritto.
Al centro del film è l’epopea familiare dei Cutler. Colby è il patriarca, nelle sue mani è il destino di tutti, è un manipolatore, figlio della propria ignoranza e orgoglioso delle propria tradizione criminale. Chad è il figlio, erede di quella che è a tutti gli effetti l’attività di famiglia, il crimine, sul punto di affrancarsi dall’egemonia paterna ma in conflitto con il modo in cui ha sempre vissuto. I personaggi sono davvero tanti, gli altri membri della famiglia, i poliziotti e i membri della comunità cittadina sono solo macchiette che fanno da sfondo alla vicenda e contribuiscono a rendere più vivida l’atmosfera nella quale vive l’intero nucleo familiare. Accampati in campagna, con roulotte dall’aspetto sudicio, animali da cortile deperiti e lotte quotidiane per la sopravvivenza il grande nemico è la polizia, come testimonia la presenza di una statuina a forma di poliziotto, da usare per il tiro al bersaglio.
Il codice di Colby è completamente avulso dalle regole che dominano la società. Con la menzogna e la realtà alternativa l’uomo riesce a tenere sotto il suo giogo tutti i membri della famiglia, spingendoli a fare quello che è necessario per tenere in piedi la sua “reputazione”. Non c’è altro che la “reputazione” per Colby, e l’onore. Chad tentenna sotto le pressioni paterne e la speranza di garantire qualcosa di più ordinario ai suoi figli. Codice criminale dipinge un mondo disincantato, dove la crudeltà e l’opportunismo sono all’ordine del giorno. Non c’è redenzione, solo la dura realtà quotidiana e la speranza che un giorno le cose possano cambiare.
Per tutta la durata del film si viene a creare un climax di tensione crescente fra padre e figlio, un climax che non sembra mai voler giungere all’apice. Colonna sonora e fotografia contribuiscono a generare questa tensione e a presentare con un disarmante realismo tutta la vicenda.
Spesso capita di vedere un film e a caldo trovarlo stupendo. Poi dopo un’attenta analisi nei giorni successivi si riesce sempre a trovare una posizione più critica. Così non è stato per questo film. Più passa il tempo e più ritengo che sia stato ottimo, con uno strabiliante Fassbender e un taglio realistico che si fatica a trovare nella cinematografia contemporanea.
-Davide