Carlo Coccioli. A sentire questo nome, soltanto pochi mesi fa, non ci si sarebbe accesa in testa nessuna lampadina. Per fortuna ci sono venute in aiuto due bellissime iniziative che cascano proprio nel centenario della nascita dell’autore livornese. La prima è l’immenso e prezioso progetto portato avanti dalla piccola casa editrice torinese Lindau, che sta pubblicando e pubblicherà alcune delle più importanti opere coccioliane. L’altra è il libro di Alessandro Raveggi, Grande Karma. Vite di Carlo Coccioli pubblicato di recente per Bompiani.
Raveggi, che oltre a scrivere è anche docente alla New York University e ha fondato e dirige la rivista letteraria The FLR, si propone, con il suo libro, di esplorare la vita di uno dei grandi scrittori italiani del Novecento dimenticati. Non attraverso una biografia, ma con un romanzo. E così abbiamo attraversato Città Del Messico, Parigi e Firenze insieme al protagonista, Enrico Capponi, spedito dal professor Merendoni alla ricerca delle tracce di Coccioli, e magari di qualche inedito mai pubblicato in Italia. Enrico ripercorre i passi della vita dello scrittore a ritroso, partendo dal luogo in cui è morto, il Messico. E la pista che segue lo porta presto a mettere in discussione la sua vita e il suo sistema di valori. L’eredità famigliare – di grande sostanza – e il suo prossimo matrimonio con Dina, figlia anche lei di una grande dinastia, con obblighi e doveri.
È così che veniamo a conoscere uno scrittore – Carlo Coccioli – tormentato, sfuggente, anticonformista. Coccioli è un omosessuale, profondamente legato al cattolicesimo e alla spiritualità in generale (ricerca Dio come se si trovasse in un palazzo, e volesse trovare disperatamente un amante che non sa più dove vive), un partigiano ma anche un tradizionalista convinto. Detesta l’ambiente letterario italiano dell’epoca e anche se in terra natia non trova successo, in Francia, quando si trasferisce a Parigi nel 1948 perché stanco di quello che lo circonda, raggiunge la fama e la notorietà che si merita. Trova amici celebri, tra cui Jean Cocteau, scrive su giornali, pubblica libri apprezzatissimi dai lettori e dalle case editrici francesi e si ritaglia uno spazio che non sperava più di riuscirsi a ritagliare.
Parigi è anche l’inizio della fine. Nel 1953 Coccioli soccombe a una nuova chiamata, e per seguire l’amato Michel, il suo angelo, si trasferisce a Città Del Messico. Ed è proprio lì che Enrico, grazie all’aiuto prezioso di Javier, ex amante e assistente di Carlo, riesce a ricostruire alcuni frammenti delle mille vite del livornese. È lì che conosce Lola, antitesi perfetta di Dina, passionale e tormentata, che lo guida per le strade di una città sconosciuta che non aspetta altro che inghiottirlo e non lasciarlo emergere dalle sue vie polverose mai più.
A volte, sai, penso davvero follemente che Carlo Coccioli, o meglio “C.”, il personaggio auto-personaggio dei suoi romanzi, o meglio di questo suo sconfinato “Grande karma”, fatto di fughe e incespicare e fallimenti come la vita di un Budda, ecco, a volte penso che sia, in realtà: come una macchina mentale, un meccanismo.
Un’istruzione data da lui stesso per farsi trovare, senza essere mai trovato.
La sua vera eredità: lo sviamento.
Quel senso di inafferrabilità che emana la figura di Coccioli è lo stesso che si percepisce nel romanzo. Coccioli è ovunque e da nessuna parte. Enrico lo agguanta per un istante ma gli scivola subito tra le dita. Lo scrittore è specchio della sua ricca produzione letteraria, complesso, in aperta contraddizione col mondo, «ingenuo e sragionante». Un uomo che ha scelto la solitudine per celarsi agli altri. «Il suo problema principale era stato aver pubblicato troppo, aver detto troppo di sé, fino a schermarsi».
Non lasciatevi ingannare dalla natura romanzesca di questo libro. Il lavoro di ricerca cui Raveggi si è dedicato è imponente. Lo testimoniano la cura e l’affetto che traspaiono dal testo. I titoli dei capitoli che sono citazioni di Coccioli, il testo ibrido che passa dalla forma narrativa più pura al diario, dalle lettere a dolci scambi di prospettiva tra Enrico e Carlo. È una fortuna, in questo burrascoso anno, che Bompiani abbia accolto un testo così importante che getta luce su uno scrittore che è rimasto al buio per troppo tempo.
Grande Karma è un’indagine biografica su Carlo Coccioli, ma è anche una storia di formazione, di Enrico, e non solo la sua. Realtà e finzione si incrociano in armonia, senza pestarsi i piedi a vicenda. Grande Karma fa venire voglia di fiondarsi sulla produzione letteraria di Coccioli e lasciarsi annullare dalle parole dello scrittore per mesi e mesi. Chissà cosa avrebbe pensato lui – Carlo, chiamiamolo ancora una volta per nome – di questo rinnovato interesse per la sua vita e le sue opere. Chissà…
-Davide
Se non sbaglio Davide è il titolo di uno dei suoi romanzi. Anch’io sono incappata in Coccioli tempo fa… Forse cercando autori della Resistenza? E ho scoperto una scrittore prolifico, sempre alla ricerca di conciliare lo spirito con il corpo e soprattutto uno studioso delle religioni dall’induismo al buddismo. Grazie 🙏
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