La discussione sull’Italia prima, durante e dopo l’avvento del fascismo è stata per troppo tempo fossilizzata su alcuni luoghi comuni, sulla faziosità, sul tifo da stadio becero che non va oltre gli effetti del fascismo, che vede i due lati della vicenda (come se poi si potessero dividere tutti gli elementi in gioco in quegli anni in Italia, nell’Europa e nel mondo in sole due fazioni) semplicemente come due persone che non fanno altro che inveire l’una contro l’altra. Totale assenza di autocritica, totale assenza di critica oggettiva verso l’altro, un eterno dagli all’untore che, in maniera spicciola, ha portato a scordare e dimenticare il perché di quello che è successo, e di come sia stato possibile renderlo realtà.
Arriva quindi come una ventata di aria fresca, ma con un peso morale notevole (e non solo quello morale, visto che questo tomo consta di più di 800 pagine) il nuovo romanzo-documentario nato dalla penna di Antonio Scurati: M. Il figlio del secolo.
Questo libro, edito Bompiani, già successo editoriale, si apre con un disclaimer non da poco: quello che stiamo per leggere non è un semplice resoconto di avvenimenti, date, nomi, e nemmeno un romanzetto rosa spacciato per romanzo storico. No, ci viene subito detto che nessun evento è stato inventato di sana pianta, che tutto quello che viene narrato è accaduto. Scurati, che è stato al Circolo dei lettori lo scorso 3 ottobre, indaga la situazione italiana a partire dall’anno 1919, con gli eventi di San Sepolcro a Milano, fino ad arrivare al 1925, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti.
[…] L’Europa è ormai un palcoscenico senza personaggi. Tutti spariti: gli uomini con la barba. i padri monumentali melodrammatici, i magnanimi liberali piagnucolosi, gli oratori magniloquenti, colti e fioriti, i moderati e il loro buon senso, cui da sempre dobbiamo la nostra sciagura, i politici decotti che vivono nel panico del crollo imminente, elemosinando ogni giorno una proroga all’inevitabile evento[…]
Fondazione dei Fasci di combattimento, Milano, piazza San Sepolcro, 23 marzo 1919
Durante la presentazione al Circolo dei lettori più volte Scurati ha sottolineato il modo in cui la storia viene raccontata. Non ha assolutamente citato la massima che sentiamo sulla bocca di chi di storia non ne sa nulla, ovvero «La storia la scrivono i vincitori», proprio perché sono i fatti che devono parlare e perché nel percorso che lo ha portato a scrivere M. (primo volume di una trilogia, che presto diventerà una serie televisiva), è riuscito a mantenere una visione quanto più oggettiva possibile. Antonio Scurati non si fa problemi, aiutato dalla prosa magnetica, a descrivere tutti i personaggi senza giudicarli, senza moralismi. Presentando la situazione in modo asettico, non c’è bisogno di pilotare la narrazione per farci capire chi sono i buoni e i cattivi, o meglio, chi è dalla parte giusta della Storia, con la S maiuscola.
Lo strumento principale impiegato da Scurati sono le fonti storiche: il libro è diviso in due parti, una che va dal 1919 al 1924, e una piccola parte sul 1925. Ognuna di esse a sua volta è divisa in capitoli, introdotti dal nome del personaggio più rilevante nella narrazione, seguito da luogo e data. Ogni capitolo poi è accompagnato da pezzi di giornale, riviste, comunicazioni scritte, lettere, telegrammi, stralci di manifesti che vanno a costituire le fonti di cui sopra e diventano fondamentali per noi lettori, per capire come qualsiasi argomento di conversazione venisse trattato dai diversi organi di comunicazione dell’epoca.
[…] Non si può ignorare la realtà anche se è triste: i maschi adulti, di notte, nelle periferie delle città, piangono nel sonno dei loro letti. Necessitano di conforto ma vanno benedetti con il fuoco, non con l’acqua. Basta predicatori benigni, basta teologi, rossi o neri, basta con tutti i cristianesimi, di Gesù, di Marx! Bisogna essere contro tutte le chiese, le fedi, le speranze di salvezza, contro tutti. Tanti o pochi non importa: noi siamo tutti. Contro le grandiose masse operaie lanceremo ancora i nostri professionisti a 30 lire al giorno. La realtà umana, al di fuori dell’individuo, non esiste. […]
In questo libro Mussolini non ne esce come un eroe, come un personaggio da imitare, il famoso condottiero che sentiamo spesso citare a sproposito, ma nemmeno come una canaglia, un omuncolo senza cervello. No, il Mussolini di Scurati, almeno in questo volume, viene dipinto come un uomo che deve reinventarsi, cacciato dal partito socialista. Un arrivista che si maschera, che si convince di essere l’unica cura per un’Italia che ormai si sente fuori posto. Mussolini pondera, riflette, analizza, ma mai a fondo, no. Mussolini è stato un grande scommettitore, non ha mai avuto scrupoli però ha sempre scommesso sul peggio, anche se ha sempre vinto. Gli effetti sono quelli che ancora oggi viviamo.
M. Il figlio del secolo regala un ritratto di Mussolini e del fascismo necessario. Non si parla del Mussolini bonificatore, ma viene svelato il processo che ha portato un rozzo a capire le logiche della massa. Vengono raccontati il suo entourage, i suoi amici, anche quelli socialisti, i forti dissidi all’interno del fascismo stesso, le correnti d’annunziane, la crisi di Fiume, la vita tra Rachele e Margherita Sarfatti, sua amante e persona chiave del Benito che poi diventerà. Citare tutti i personaggi in ballo nella narrazione sarebbe puro manierismo, basti però pensare che niente è lasciato al caso. Scurati, con il suo stile ironico (perché in tanti punti si ride di gusto, in altri, si ride tra i denti) racconta, proprio come una voce fuori campo, come il fascismo è nato, e come, allora come oggi, la serietà non sia mai stata di casa in Italia.
[…] «Signori! Il discorso che sto per pronunciare non potrà essere classificato a rigore di termini come un discorso parlamentare. Io non cerco da voi un voto politico, ne ho già avuti troppi.» L’oratore adesso impugna un libro. È il manuale dei deputati che contiene lo Statuto del Regno. L’attenzione di tutti si concentra sul volume rilegato come su una granata innescata. «L’articolo 47 dello Statuto dice: la Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del re e di tradurli dinnanzi all’Alta corte di giustizia. Domando formalmente: in questa Camera, o fuori da questa Camera, c’è qualcuno che si voglia valere dell’articolo 47?»
È un’ostensione. Benito Mussolini alza il libro delle regole democratiche in faccia ai parlamentari come un prete che esibisca ai fedeli la particola del corpo di nostro Signore Gesù Cristo.
Silenzio.
Uno Solo.
È sufficiente che parli solo uno e lui sarebbe perduto.
[…]
Nessuno si alza.[…]
La lettura di questo romanzo potrebbe portare a facili parallelismi tra la situazione dell’epoca e quella di oggi, tra i parlamentari dell’Italia della Vittoria Mutilata e quelli dell’Italia odierna, che al massimo può piangere perché non è riuscita a giocare ai mondiali (e questo parla da sé, me ne vogliano i fan del calcio). Vi invito invece a non cercare l’attualità in questo romanzo, ma a studiare a fondo ciò che è successo, per imparare dai nostri errori e non ripeterli. Perché non importa il colore politico, o da che parte ci si segga in parlamento, alla fine dei giochi, siamo tutti sulla stessa barca e sarebbe stupido urlare a chi ha il timone, quando magari, senza rendercene conto, stiamo remando dalla parte opposta o stiamo forando l’imbarcazione.
Antonio Scurati è riuscito, senza perdersi in retorica spicciola, a fare qualcosa che in troppi hanno evitato: è riuscito con la sua forte posizione antifascista, con l’utilizzo dei soli fatti, con l’utilizzo delle parole e degli avvenimenti, a dare al lettore la possibilità di utilizzare la letteratura come mezzo per poi giudicare, non viceversa. Il giudizio che se ne trae da questo libro non viene imposto, non si afferma se non attraverso la lettura, proprio come dovrebbe essere. Il giudizio non è anteposto, l’ideologia non prende il posto del messaggio ma viene lasciata da parte.
DISCLAIMER:
Qualche giorno fa è apparso un articolo sul Corriere firmato da Ernesto Galli Della Loggia, intitolato “M di Antonio Scurati: il romanzo che riscrive la storia“. In questo articolo Della Loggia fa notare degli errori molto grossolani, madornali, nel testo di Scurati. Della Loggia nell’articolo cita anche le pagine in cui questi errori appaiono, dalla data sbagliata di Caporetto, alla lettera firmata Francesco De Sanctis (che in realtà è stata scritta da Giuliano De Sanctis). Vengono citati anche altri errori, altri più piccoli non vengono menzionati, ma ci viene detta la loro esistenza. Con il senno di poi, penso ancora che questo romanzo sia valido? La risposta è sì. La fiducia che ho posto in Scurati, leggendo questo libro, è stata minata, come la fiducia verso la casa editrice: come è possibile che in tutto il processo editoriale (dalla stesura alla pubblicazione, passando per tutte le tappe obbligatorie, includendo anche le recensioni dei professionisti del settore) nessuno si sia accorto di ciò? Le domande che mi pongo sono simili a quelle di Della Loggia, ma non mi spingo a definire M un romanzo che riscrive la storia, perché questo implicherebbe una volontà che sembra mancare, e spero manchi, a monte del progetto libro. Cosa mi insegna questo? A dubitare, sempre. Non posso però negare che questa esperienza di lettura sia stata una delle migliori che ho affrontato nell’ultimo periodo. Della Loggia però apre un dibattito giusto, ovvero: come è possibile che in Italia l’editing sia così povero? Che ci si fidi del nome, senza andare a controllare (quando basterebbe Google, così ho fatto per controllare che Della Loggia avesse ragione). Come è possibile poi che nessun recensore se ne sia reso conto? Io ammetto la mia ignoranza nella materia, molto di quello che viene narrato nel romanzo non lo conoscevo in maniera approfondita e questa lettura mi ha invitato alla ricerca per saperne di più, un lato sicuramente positivo.
Spero che l’articolo di Della Loggia serva a portare luce e ad aprire un dibattito sulla filiera editoriale e sul sistema delle recensioni, e allo stesso tempo, non posso non aspettare con trepidazione il prossimo volume di Scurati su Mussolini.
-Marco
Ho sentito molto parlare di questo romanzo, soprattutto dopo le ultime polemiche. Non sono una grande amante degli storici ma questo mi farebbe davvero piacere leggerlo nonostante tutto. Ottima recensione!
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Grazie per il commento e per i complimenti. Nemmeno io sono molto per i romanzi storici, preferisco saggi e biografie, ma questo romanzo va al di là di qualsiasi romanzo storico che abbia mai letto. Ti consiglio vivamente la lettura!
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Questo mi incuriosisce moltissimo, io sono una grande appassionata del genere storico e anche di questo periodo!
Interessante articolo, penso di prendere quanto prima il libro!
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