A volte si sentono domande complesse e a cui è impossibile dare risposta come “qual è il libro migliore che hai letto quest’anno?” È impossibile rispondere a una domanda del genere perché ogni libro, proprio come le persone, è diverso dall’altro e se è pubblicato significa che ha superato il giudizio di molte persone e che è stato sottoposto a un lavorìo intenso (poi, ovviamente, entrano in gioco anche altri fattori di cui non mi metto qui a discutere). In questo caso, Madonna col cappotto di pelliccia, di Sabahattin Ali si avvicina molto a qualcosa di simile al concetto del “libro migliore letto quest’anno”, perlomeno si potrebbe dire che è uno dei più potenti. Il volume, uscito qui in Italia al principiare dell’anno nuovo per Fazi nella traduzione di Barbara La Rosa Salim, presenta una storia alquanto curiosa.
Nella sua terra natia, in Turchia, venne pubblicato per la prima volta nel 1943 ma soltanto negli ultimi tre anni ha visto vendere più di un milione di copie. Si tratta di una vera e propria rinascita di una storia classica, quella della storia d’amore, degli amanti segnati da un destino avverso, che è ancora immortale.
Il romanzo è nettamente diviso in due parti. Una sorta di preambolo, dove, attraverso lo sguardo di un giovane neoassunto in una importante azienda turca, il lettore conosce Raif Effendi, un ometto apparentemente insignificante che traduce instancabilmente documenti dal tedesco al turco, seduto alla sua scrivania, in un piccolo ufficio. La seconda sezione è il piccolo blocco appunti su cui Raif ha scritto della sua tormentata storia d’amore con Maria, una giovane tedesca, la madonna col cappotto di pelliccia, che incontra a Berlino quando il padre, stanco della mancanza di ambizione e di direzione del giovane, lo manda in Germania studiare l’industria delle saponette. Qui il lettore conosce Raif, ma questa volta per davvero.
Definire tuttavia questo libro come una semplice storia d’amore (ma poi, quanto possono essere semplici le storie d’amore, quelle profonde?) è quantomeno riduttivo. Si tratta anzitutto di un libro di incontri, un crocevia letterario tutto in prima persona diviso tra narrazione fattuale e il diario di Raif Effendi. È l’incontro tra Raif e il nuovo impiegato, l’incontro tra Raif e Maria, tra il lettore e Raif, tra il lettore e lo scrittore.
(…) Tutti gli incontri e i legami sono una mera illusione. Le persone possono conoscersi fino a un certo punto, possono costruirsi degli alibi, ma poi, un bel giorno, si rendono conto degli errori commessi e, in preda alla disperazione, lasciano tutto e scappano. Questo non accadrebbe, se solo la smettessero di credere nei sogni e si accontentassero di ciò che è raggiungibile. Se tutti accettassero l’ordine naturale delle cose, nessuno avrebbe più delusioni, o dovrebbe maledire il proprio destino. Meritiamo tutti di dolerci della nostra condizione, ma dobbiamo rivolgere la compassione solo a noi stessi. Quando compatiamo qualcuno affermiamo la nostra superiorità. Nessuno di noi ha diritto di ritenersi superiore agli altri o di credere che gli altri siano più sfortunati. Andiamo adesso?
Maria Puder è un personaggio estremamente affascinante. Prima ancora di essere l’amore della vita di Raif e la madonna col cappotto di pelliccia è l’amante-archetipo, quella persona con la quale ci si incastra perfettamente, l’unica che ci comprenda realmente e che ci completi, l’unica in grado di restituirci “l’anima” e che ci possa insegnare a vivere davvero. Quando Raif descrive Maria, quando parla di lei, della sua vita e del suo sguardo fiero, già è possibile cogliere un senso di malinconia e di perdita, qualcosa di terribile dev’essere successo.
Ali è perfettamente in grado di coniugare le vicende con il racconto di emozioni. Il lettore, soprattutto nei passaggi di prosa, viene letteralmente travolto da quello che è successo e dalla malinconia per qualcosa che è sfuggito in modo irreversibile. Ali è capace di parlare a ogni lettore e di strappargli qualcosa, lasciandolo con un senso di vuoto, un vuoto pieno, perché colmo di sentimenti inespressi.
È una lettura importante, di poche pagine, ma pregna come pochi libri sanno esserlo, il perfetto spartiacque fra l’anno vecchio e quello nuovo.
-Davide
È senz’altro un libro bellissimo e molto potente che ho letto con piacere anni fa. Mi dispiace solo che, nella tua e in un’altra recensione letta proprio oggi, venga presentato come una novità di Fazi, quando invece è stato per alcuni anni il libro di punta di una casa editrice indipendente astigiana, Scritturapura, meritevole di averlo per prima riscoperto, tradotto e portato in Italia, che si è vista sfilare i diritti in maniera vergognosa lo scorso anno e ha dovuto citare Fazi in giudizio per ottenere ragione.
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Grazie del commento! Siamo a conoscenza del caso editoriale e dell’esistenza di altre edizioni in circolo. Rimane il fatto che questo volume è una novità nel catalogo Fazi, come tanti classici riveduti dalla stessa casa editrice e che hanno altrettante diverse edizioni.
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Novità senz’altro, non certo merito, né lavoro di ricerca visto che è stato fatto da altri. Perdonami il puntiglio, oltre che essere di parte per una casa editrice piemontese, faccio sempre il tifo per i piccoli.
Resta comunque ferma l’indiscutibile bellezza del romanzo.
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