È un’assolata giornata primaverile e in libreria si assiste al ritorno di un ciclo di romanzi molto popolare in Inghilterra, sto parlando del ciclo della Primula Rossa. Il primo romanzo della saga scritta dalla baronessa Emma Orczy, La Primula Rossa, per l’appunto, lo potete trovare nella traduzione di Daniela Paladini, edito da Fazi.
La baronessa scrisse questa imponente saga agli inizi del Novecento e per le tematiche trattate La Primula Rossa viene tuttora considerato uno dei predecessori delle moderne spy story. Ci troviamo in piena Rivoluzione francese, nel 1792, il Comitato di Salute Pubblica di Robespierre dà in pasto alla ghigliottina famiglie di nobili aristos francesi a frotte e il popolo inneggia alla libertà dalla schiavitù degli antichi oppressori. Ma a rovinare i piani del governo francese e del crudele e astuto funzionario Chauvelin è un misterioso paladino che si fa chiamare Primula Rossa, un uomo imprevedibile e ricco di stratagemmi, che con l’aiuto di un manipolo di affezionati cavalieri, la sua lega, aiuta gli aristocratici francesi nella fuga dal paese natale, e soprattutto da morte certa. Il primo romanzo segue le imprese dell’eroe inglese, ebbene sì, la Primula Rossa è un nobile britannico, e la sua sfida a Chauvelin, che cerca in tutti i modi di scoprirne l’identità e di catturarlo per assicurarlo all’abbraccio della ghigliottina.
Si tratta di un libro dalla trama dinamica, in un alternarsi fra Inghilterra e Francia, con personaggi dalle passioni forti e dal sistema di valori in crisi. Marguerite St Just si trova a dover affrontare un bel dilemma, lacerata com’è tra la devozione verso il proprio fratello e l’ammirazione che nutre per il misterioso eroe. Le sfide che la giovane e gli altri personaggi si trovano davanti riecheggiano in qualche modo quelle di altri benefattori che hanno popolato la nostra (intesa come universale) storia letteraria, uno fra tanti Robin Hood. Ed è proprio sulla scia di un racconto di spionaggio, tra peripezie, operazioni sotto copertura e coraggio che la vicenda si dipana.
Leggendo La Primula Rossa sembra quasi di vedere una serie tv o un film, per quanto la scrittura della Orczy risulta cinematografica. Ed è proprio vedere la parola chiave che in qualche modo sostituisce l’azione della lettura. Si riesce a immaginare perfettamente ogni piccolo evento che colora la vicenda, diventa naturale. Non a caso esiste una trasposizione cinematografica per la televisione di questa storia, un film del 1982 diretto da Clive Donner, con la partecipazione di attori del calibro di Ian McKellen e Julian Fellowes.
Insomma, un romanzo da leggere e da vedere, una storia rocambolesca ricca di intrighi e tradimenti sullo sfondo di una Francia tormentata dalla violenza e dalla crudeltà.
Una folla irruenta, rabbiosa, di esseri che di umano avevano solo il nome – dai lineamenti si sarebbero detti piuttosto creature selvagge – mormorava eccitata da infime passioni, dalla sete di vendetta e dall’odio. Alla stessa ora, poco prima del tramonto, e nello stesso luogo, la Barriera Ovest, dieci anni più tardi un fiero tiranno avrebbe innalzato un monumento immortale alla gloria della nazione e alla propria vanità.
-Davide
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