Uno dei padri fondatori della cultura del Novecento, che ha influenzato non solo il mondo accademico e scientifico ma anche quello della letteratura, è Charles Darwin. Sebbene in tanti conoscano la teoria dell’evoluzione, o almeno, alcune interpretazioni di questa teoria, della vita dell’uomo non sempre si sa molto.
Charles Darwin nasce nel 1809, a Shrewsbury, nella contea di Shropshire, in Inghilterra. La sua è una famiglia di studiosi, il padre, Robert Waring Darwin, era un medico, e il nonno, Erasmus Darwin era filosofo, medico e naturalista. Sin da piccolo è appassionato al mondo naturale e agli esperimenti, ma alla scuola di Shrewsbury, di Samuel Butler, studia anche i grandi autori classici e moderni, Omero, Virgilio, Shakespeare, Byron, Milton e Sir Walter Scott. Alla fine del 1825 il padre, nel tentativo di spingerlo a seguire le sue orme, lo manda a studiare medicina all’Università di Edimburgo, ma il giovane Darwin rimarrà turbato dai metodi cruenti della medicina di allora e si perderà nelle escursioni del mondo naturale. Così il padre, in un estremo tentativo di trovargli una carriera che lui giudicasse rispettabile lo fa iscrivere a Cambridge, questa volta con la speranza di formare un uomo di Chiesa.

Ed è proprio a Cambridge che incontra John Stevens Henslow, professore di botanica che diventerà ben presto un mentore e un caro amico e che proporrà lo stesso Darwin come naturalista per la spedizione intorno al globo del brigantino HMS Beagle.
Il Beagle, sotto il comando del capitano Robert Fitzroy, salpa da Plymouth il 27 dicembre 1831. La missione del brigantino è quella di raccogliere informazioni cartografiche da tutto il mondo mentre Darwin, armato di una copia di Principi di geologia di Charles Lyell, ha il compito di raccogliere quante più informazioni possibili dall’osservazione della geologia, dei fossili e della varietà della flora e della fauna dei luoghi in cui il veliero fa tappa. Il tragitto del brigantino comprendeva, tra le varie mete, le Isole Falkland, l’Arcipelago delle Galápagos, il Capo di Buona Speranza, e le Azzorre. Durante il viaggio, durato cinque anni, Charles annota tutto quello che vede, arricchendo i suoi appunti con illustrazioni e diagrammi, e raccogliendo campioni geologici e esemplari di animali, molti dei quali da spedire a Henslow, per studi più approfonditi. L’osservazione di una tale diversità animale e vegetale lo porta verso la strada della teoria della selezione naturale che elaborerà una volta tornato in patria, al termine della missione del Beagle, nel 1836.

Tra il 1839 e il 1843 Darwin pubblica i suoi appunti di viaggio in cinque volumi dal titolo Zoologia del viaggio della H.M.S. Beagle e nel libro Viaggio di un naturalista intorno al mondo. Ma per arrivare all’elaborazione e alla presentazione della sua teoria evoluzionistica impiega ancora molto tempo. Solo nel 1858, insieme a una teoria evoluzionistica pensata da A.R. Wallace, un altro naturalista, presenta il suo lavoro alla Linnean Society di Londra. E nel 1859 la dà in pasto al pubblico con il libro L’origine delle specie ad opera della selezione naturale, ossia il mantenimento delle razze avvantaggiate nella lotta per la vita.
Le teorie di Darwin provocano grande interesse nella comunità scientifica britannica e internazionale, ma anche molto scalpore e critiche perché sconvolgono le idee dell’epoca, profondamente radicate nel creazionismo. Come se questo non bastasse erano in profondo disaccordo con la concezione dell’umano in epoca vittoriana. Questa evocava la coscienza, la morale, l’anima e i sentimenti, qualcosa di impalpabile e profondamente immateriale e irrazionale, non c’era spazio per la biologia. Mentre in Darwin l’umano era parte proprio di questo, della biologia, e l’analisi dello stesso era vista attraverso la scienza.
Nonostante questa ritrosia iniziale ad assimilare l’aspetto biologico dell’umano, nella cultura si diffonde presto un immaginario letterario alimentato dalle teorie di Darwin e dal viaggio a bordo del Beagle. La sua teoria evoluzionistica trova poi conferma agli inizi del XX secolo, con la riscoperta delle leggi di Mendel e la nascita della genetica.

Alla sua morte, nel 1882, nonostante le critiche che lo avevano accolto in vita, viene sepolto nell’Abbazia di Westminster, accanto a Isaac Newton.
Ma Darwin ha continuato a influenzare comunità scientifica e letteraria ancora per molto tempo, e continua a farlo tuttora. Talvolta la stessa teoria evoluzionistica è stata distorta e interpretata in modo semplicistico e aberrante, riducendo tutto alla sola sopravvivenza del più forte, com’è il caso del darwinismo sociale.
Ma altre volte invece ha ispirato interpretazioni letterarie interessanti e affascinanti come il darwinismo letterario che punta allo studio dei grandi romanzi analizzando le azioni dei protagonisti sulla base di grandi schemi di comportamento umano universale e che avrebbe radice proprio nella teoria dell’evoluzione di Darwin. O ancora la biopoetica intesa come studio del rapporto fra teoria evoluzionistica e arte e letteratura, partendo dal presupposto che la poesia non sia altro che una fase dell’evoluzione del linguaggio umano.
Insomma, Darwin esplica bene un po’ quel legame fra arte e scienza che spesso interpretiamo come due comparti stagni completamente separati. È sempre più evidente che un approccio interdisciplinare è la strada migliore per indagare la realtà.
-Davide
Molto interessante, ammetto che non sapevo quasi nulla di ciò che hai scritto! 🙂
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Grazie, sono contento che ti sia piaciuto. 😊
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Complimenti, io amo Darwin e Mendel…a causa loro ho scelto una scuola dove lavorare in un laboratorio scientifico…molti anni fa ho letto il libro di Darwin sull’evoluzione della specie, molto interessante….
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Grazie per i complimenti! Io ho studiato biologia all’università, ti capisco bene. 😊
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L’ha ribloggato su Alessandria today.
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