Questa sera, al Circolo dei Lettori di Torino, sbarca un ciclo di eventi interamente dedicato alla figura di una delle più grandi scrittrici del Novecento, Virginia Woolf. Nella fattispecie gli incontri saranno quattro, due nel mese di ottobre e due nel mese di novembre, tutti coordinati dalla Italian Virginia Woolf Society. Il ciclo prende il nome de Il faro in una stanza, e ci porterà nel mondo dell’autrice londinese, tra alcuni dei suoi romanzi e saggi critici più importanti.
In una simile occasione non potevo astenermi dal parlare della Woolf, che tanto mi ha dato, avvicinandomi alla scrittura e conquistandomi con Gita al Faro. Si potrebbero riempire numerosissime pagine, ma l’aspetto sul quale vorrei soffermarmi è uno dei tanti motivi che hanno reso immortale questa scrittrice, ovvero la trasversalità delle sue opere, in particolare mi viene in mente il balletto Woolf Works, proiettato al cinema in diretta nell’ormai lontano febbraio 2017. Lo spettacolo faceva parte del cartellone della Royal Opera House di Londra che lo ha messo in scena sul palcoscenico di Covent Garden. Alessandra Ferri ha interpretato Virginia Woolf in un trittico ballettistico che ha preso ispirazione da tre romanzi, La signora Dalloway, Orlando e Le onde.
Lo spettacolo si è svolto esattamente in quest’ordine, più due intervalli. E sulle note di una musica immaginifica e altamente evocativa ho assistito a qualcosa di straordinario. Le opere della Woolf hanno preso vita, senza l’ausilio della carta scritta, senza parole, solo con suoni e movimenti. E le emozioni che la danza è stata in grado di suscitare in me sono state le stesse che ancora oggi mi fanno provare le parole della scrittrice. La paura della morte e l’insicurezza della signora Dalloway, la comprensione della necessità del cambiamento e l’ambiguità di Orlando e il desiderio di ordine e significato dei personaggi de Le onde. Sembrava quasi che i libri di Virginia (perdonatemi se la chiamo per nome) fossero spartiti e i ballerini gli strumenti che componevano l’opera. Questo dimostra che dietro ai romanzi della donna londinese c’è una musicalità che li rende immortali, eterei. Non scherzo se dico che la serata “a teatro” mi ha riempito di bellezza e di luce. Sì, perché le parole che conosciamo così bene, quelle scritte sui nostri libri, hanno una luminosità tutta loro, che le fa splendere. È quella luminosità che rende semplice leggere le lunghe frasi che la Woolf scrive, quelle frasi che ci viene così spontaneo leggere tutte d’un fiato.
La struttura del balletto incarna a sua volta l’anima di un altro grande romanzo, Gita al faro. Anche questo capolavoro è un trittico. Un trittico dove il tempo scorre in modo diverso. La prima parte dura un giorno soltanto, la seconda ben dieci anni e la terza rappresenta il culmine di un arco temporale complesso, con la tanto agognata visita al faro.
Con la sezione su Orlando poi, viene evocata una delle anime della Woolf, la sua ambiguità. Ambiguità intesa come esistenza contraddittoria di opposti. Il maschile e il femminile, la felicità e l’infelicità (ricordiamo che la scrittrice ha tentato il suicidio per ben tre volte, infine riuscendoci), vita e morte. I personaggi dei suoi libri sono sia esseri fisici che essenze incorporee. E a proposito di contraddizioni, Alessandra Ferri, riferendosi a La signora Dalloway, dice: “La signora Dalloway aveva la mia età, una donna sui cinquant’anni, ma nella sua memoria era una ragazzina. E così è per me, tutti abbiamo la nostra vita dentro di noi”. Un insieme di contraddizioni apparentemente inconciliabili, ma stupende nella loro imperfezione.
Forse, uno dei motivi per cui la scrittura della Woolf si traduce così bene in altre forme artistiche è anche il fatto che i personaggi dei suoi romanzi pensano, più che parlare. È con l’introspezione che riusciamo a conoscere meglio i protagonisti che tanto amiamo. e l’introspezione è il mondo d’elezione dell’immaginazione. Dall’immaginazione trae spunto e creatività l’arte, come da un pozzo senza fondo. Così i ballerini sono stati capaci di interpretare i personaggi e di donare loro energia. E di energia e passione se ne sono viste in grande abbondanza sul palco (sullo schermo, pardon).
Sono sicuro che al termine della serata i miei occhi brillavano di eccitazione, proprio come quando finisco di leggere un libro della Woolf.
-Davide
Le immagini sono di proprietà © Studio Wayne McGregor