I lettori hanno ucciso la lettura

Conosciamo tutti le varie statistiche che ogni ogni settimana, mese, anno, spuntano fuori sulle bacheche dei social, nei giornali stampati e non, e in televisione.

L’Istat ci ricorda che, nel 2016, il 57,6 % della popolazione italiana (dai 6 anni in su) non ha letto un libro in un anno, lasciando quindi intendere che i lettori nel nostro paese siano soltanto il 42.4 %. Lettori che leggono almeno un libro in 12 mesi, percentuale che va calando all’aumentare dei libri letti. Nell’infografica “Se fossimo in 100“, l’Istat spiega meglio questo concetto: se gli italiani fossero 100, 41 sarebbero quelli che leggono almeno un libro l’anno e, di questi, solo 22 leggono più di 4 libri l’anno.

Questi dati, un po’ asettici, inquietano ma allo stesso tempo impongono una riflessione, anch’essa snocciolata, tagliata, analizzata, pompata in tutte le salse da quelli che, più o meno, si occupano di editoria. Perché si legge poco?

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#IoLeggoPerchè: come una buona proposta finisce male.

A questa domanda è difficile dare risposta. È innegabile che il numero dei lettori sia iniziato a calare in concomitanza della crisi economica del 2008: se già prima c’era chi continuava a dire che “con la cultura non si mangia“, in un momento in cui ogni famiglia è tenuta a riflettere sui veri bisogni e necessità, è normale che l’acquisto di un libro venga relegato a un mero lusso. Ma non si vuole fare i conti in tasca a nessuno, visto che ci sono metodi per leggere con una spesa minima (e non si parla di tutti quegli ebook che scarichi illegalmente).

Uno dei problemi fondamentali, per quanto mi riguarda, è un altro, ovvero l’approccio che il mondo intellettuale, di alcuni dei cosiddetti “lettori forti” (forti poi, che vorrà dire?), verso l’altra metà della torta. Ci troviamo di fronte a varie categorie di persone che si rifugiano nelle famosi torri d’avorio, citate e abusate, al riparo dalla barbarie, dai non lettori, che vengono relegati a non essere persone, ma semplici gusci che camminano ed espletano le funzioni umane.

La lettura sembra diventare scudo contro tutte le avversità, panacea di tutti i mali. Con la lettura di un romanzo apriamo la mente, ma il rischio è di lasciare spazio all’aria, che spinge il cervello fuori. Basti pensare alle varie tipologie di lettori descritte da Stefano Benni, che ha ideato o meglio, catalogato, in una serie di piccoli racconti, e a tanti altri accademici illustri che di sicuro la sanno più lunga. L’identikit del lettore forte fanatico di oggi si potrebbe sovrapporre agli “archetipi Benniani” del lettore Entusiasta e del lettore Superiore.

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In un’era in cui tutti possiamo sentenziare su tutto, è innegabile che anche chi “veicola cultura” si senta in dovere di fare la sua parte, di elevare il proprio percorso di letture a tappa obbligatoria per tutti quelli che amano passare il tempo tra le pagine di un buon libro ma, soprattutto, per chi non si avvicina alla carta da troppo tempo. Questo trascende la più antica diatriba letteratura o genere, e ha radici altrettanto profonde. Esiste una profusione di persone che, invece di invogliare alla lettura e consigliare chi è più insicuro, si ritrova a evangelizzare, promettendo, proprio come i missionari, una salvezza impossibile che può essere ottenuta soltanto leggendo determinati tomi di determinati scrittori.

Scrittore nostro che sei nei cieli / Sia santificata la tua penna / Venga il tuo romanzo / Sia fatta la tua tbr / Come su WordPress / Così su Instagram / Dacci oggi la nostra citazione quotidiana / Non indurci in Fabio Volo / E liberaci da Moccia, Strega!

  • Il mantra del lettore, forte o poser che sia.

Questo fenomeno è, come tutte le malattie di sistema, trasversale, affligge tutti. Se da un lato c’è una fetta autentica di persone che è consapevole dei benefici della lettura e che capisce che, come ogni cosa, la lettura non può essere forzata né obbligatoria, in quanto non definisce la persona, dall’altra parte c’è una grande porzione di persone che sembra colpita da un’enorme distorsione cognitiva degna dell’effetto Dunning-Krueger.

Sto parlando dei lettori fortissimi, dei condottieri del sapere. Quelli che intasano le bacheche dei loro social con stati che farebbero impallidire il più esperto dei “buongiornisti“, dei quali sono solo il lato pulito della medaglia. Sono quelli che postano foto in cui sostengono che i pendolari che usano lo smartphone siano “caproni figli della società del degrado” e che invece, alla vista di persone che leggono, gioiscono perché il sapere ha vinto sul male. La lettura salverà tutti quanti.

Quelli che si crogiolano nella visione stereotipata del lettore, facendosi vanto del loro “preferire gente che legge“, esecrando chi disgraziatamente entra in libreria soltanto per fare regali natalizi e giudicando come nessuno mai chi, disgraziatamente, si appresta a leggere un romanzo di Fabio Volo o qualcosa di più frivolo (del quale dubito l’esistenza).

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Vedendo certe cose, uno si fa due domande:

  1. A quale statistica si rifà questo 7%? Fake news librofila?
  2. Che problema c’è a entrare in libreria solo a Natale?
  3. L’odore della carta ritorna sempre, ma chi spinge su questo punto ha mai annusato libri vecchi che sanno di muffa? Perché chi è asmatico come me rischia sempre di morire dopo un’incursione in un mercatino dell’usato.

Tralasciando queste trivialità, si capisce subito come un non lettore, o un lettore alle prime armi, si senta travolto da un’enorme responsabilità e senso di colpa (verso chi, ma soprattutto, perché?) perché “non legge abbastanza“. Questo ci porta a un altro fenomeno che ormai sta rendendo la lettura un’operazione bulimica. Le famigerate TBR.

Le TBR non sono altro che le liste di lettura, quegli infiniti elenchi che tutti abbiamo (ma li abbiamo poi tutti?) e ai quali maniacalmente ci affidiamo, alla ricerca del tomo che riesca a risolvere tutti i problemi. Un lettore esperto sa come destreggiarsi tra pile e pile di libri, semplicemente facendo finta che non esistano. Un lettore in erba no. Si sentirà sempre con il fiato sul collo se per sbaglio dovesse decidere di leggere un Harmony, al posto del nuovo libro di quello scrittore tibetano, che scrive in swahili, e che è nominato per l’alpaca d’oro di quest’anno. Forse dovrebbe lasciar perdere i suoi istinti , che lo portano a intrattenersi, per dedicarsi al “bene superiore“, alla Cultura con la c maiuscola.

Capite, come un meccanismo del genere allontani il lettore dallo scopo principale della lettura, l’intrattenimento, relegando il tutto a semplice atto noioso e macchinoso. Uno dovrebbe esser libero di leggere, di non leggere, di saltare libri e pagine, di scegliere quello che vuole fare.

È facile sparare sulla croce rossa quando anche persone del mondo intellettuale si abbassano a criticare la marea di libri che è soltanto trovata commerciale (forse ci si dimentica spesso che il libro è anche un prodotto, checché se ne dica) per far capire che la qualità esiste, e che va letta (e immagino che tutti abbiate capito a chi mi riferisco). Di sicuro si alzerà lo share di una determinata trasmissione, ma altrettanto sicuramente una persona non sarà invogliata a leggere, se si decide da subito di farle fare 10 giri di pista a 100km/h senza nemmeno averle fatto capire come si gareggia.

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Cosa direbbe Umberto Eco della sua inflazionatissima citazione sulle vite vissute dai lettori?

Alcuni di questi paladini del sapere, che si trovano in tutte le fasce demografiche e sociali, sono soliti  ritrovarsi tra loro, per parlare e confrontarsi, tutti in cerchio pronti ad atti di onanismo culturale, e ripetersi quanto siano bravi a leggere e quanto bruti siano gli altri. Proprio questo è l’atteggiamento più sbagliato.

La lettura come atto eversivo dovrebbe imporre la capacità di capire l’altro, il diverso, colui che volente o nolente non si è trovato ad avere a che fare con questa passione, ad accettarlo come pari, a capire che non c’è niente di sbagliato in lui, come non c’è niente di speciale in chi legge.

Per tanti altri invece non è questo il caso: chi non è lettore non può sapere, e mai saprà. Quindi, se disgraziatamente uno che prende alla leggera la lettura dovesse dire che Cime Tempestose non è altro che una telenovela, che Il Giovane Holden è soltanto un rant giovanile e che Madame Bovary alla fine si è meritata tutto quello che le è successo, dovrebbe esser giustiziato, ghigliottinato, perché svalutatore dei veri ideali delle opere di cui parla, non conoscitore e per questo cattivo evangelista della buona novella della lettura. Capite da voi come sia vuoto questo ragionamento, visto che il capolavoro di Emily Bronte è effettivamente un grande period drama stile BBC, ed effettivamente Holden Caulfield è un adolescente da strapazzo. Non commento sul Bovarismo perché potrei attirare le ire di tante persone.

Ognuno ha diritto al suo guilty pleasure, o a leggere il suo Dan Brown di nascosto, al suo young adult spacciato per “lettura leggera” ma che in realtà fa battere il cuore come a un adolescente alle prese con la sua prima cotta, oppure al giallo/thriller/rosa/erotico stile collana tutto a 9,90€ (anche qui immagino che non vi si possa nascondere di chi sto parlando).

Come combattere tutto ciò? Evitando di svendere la lettura nascondendone l’enorme capacità di contenuto e qualità che essa porta con sé. Dovremmo tutti smettere di giudicare e giudicarci e tornare a quello che più ci piace fare, che sia leggere o meno.

-Marco

 

36 pensieri su “I lettori hanno ucciso la lettura

  1. misschorri

    Direi che bisognerebbe agire su due fronti differenti: non giudicare la lettura easy di prodotti di intrattenimento, vedi Fabio Volo, ma neanche considerarli l’unico prodotto letterario che ha senso di esistere ora in Italia. Penso che i libri siano nati non solo come forme di intrattenimento. Storicamente hanno sempre avuto più di un obiettivo: denuncia sociale, analisi politica, documento storico, critica, saggistica. Quindi sicuramente non farei delle proprie scelte di lettura una questione di status per elevarsi al di sopra di una massa, ma al tempo stessi li considererei degli elementi che certamente parlano di noi, come parlano di noi il nostro modo di vestire, parlare, etc!

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  2. Manca la comunicazione tra lettore e non lettore, chi non sa non ha modo di sapere e chi sa, giudica chi non sa…è ovvio che se una persona entra in libreria e si sente trattato come una capra ignorante, difficilmente tornerà. Ma la lettura non dovrebbe far diventare più empatici?

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  3. Marco Amici, mi odierai ma non ho potuto fare a meno di condividere il tuo articolo, e non per lodarti. Stavolta hai parlato a vanvera, ti suggerirei dui leggere e conoscere meglio lew cose prima di scrivere fesserie. Scusa il tono, ma sono anche queste le ragioni che affossano la cultura. Ecco il link su FB : https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fradicalging.wordpress.com%2F2017%2F12%2F21%2Fi-lettori-hanno-ucciso-la-lettura%2F&h=ATMgguIHlLg3goegRbw0_JXc6mg4rQn60BHeN4krJL_jy6rQjwrOl_IJJp6xmCbOwUA0zIYiEXp5wAPazfbTH8-KBk85j_mKTZEZiDkMtJ5YZnBPywAa0wEBSS00z3KOm5rUOZTMv_bgPz0mqhsZYMOIjtnJdjV7l1mHyPI5PoYeg04uXfHi8LNDlQu6JswKSmZ73TNgSce1-XnfLDNhcNSgY5GQcj2wXz4cYel5qiTZWDasRbjAAF4lyNygwPsxcUygSk58WuK-OPOFChxCfcBsDWvBW0AzSQ

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    1. Marco Amici

      Non ti odio, non vedo perché dovrei farlo, ognuno è libero di esporsi senza problemi.

      Avevo letto il tuo stato su facebook ieri sera, ma non ho avuto tempo di risponderti.
      Nel tuo sfogo dici che nel post qui sopra mi comporto da bastian contrario più e più volte e mi accusi di attaccare autori (ma dove?). Non ho scritto da nessuna parte di avere l’intenzione di svelare la verità assoluta. Non so dove tu abbia visto la mia spocchia e il mio astio (verso chi poi? Verso chi legge? O chi non legge? Non capisco, deve essere una mia mancanza). Inoltre fai leva sul fatto che io dichiari la necessità di abbassare le aspettative intellettuali di chi legge. Ma dove sta scritto questo? Visto che faccio notare come sia fondamentale valorizzare la qualità, ma allo stesso tempo anche pensare al fatto che non siamo tutti uguali e che, volenti o nolenti, non a tutti interessa leggere il mattone russo, come (fortunatamente o no, non sta a me dirlo) c’è gente che non si avvicinerebbe mai a un libro di Fabio Volo.

      Con il tuo commento hai dimostrato totalmente il punto del mio articolo, ovvero di come non si possa creare dialogo con chi rimane nella sua posizione e si diletta a giudicare gli altri senza conoscerli.

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      1. Non mi diletto. Mi fa tristezza. Preferirei non avere ragione. Ma credo che tu te la prenderesti non stesso: non ho dimostrato niente, e credo che tu o abbia letto un’altra cosa, o non so più scrivere in italiano tutto d’un tratto. In ogni caso, tolgo il post e mi ritiro dalla questione. Tanto è inutile. Buona giornata

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        1. Marco Amici

          Non penso di aver letto altro, e nemmeno penso che tu non sappia scrivere in italiano. Però mi sorprendo di come tu non sia disposto al dialogo, ma ti ponga direttamente dalla parte della ragione. Qui l’unico che sta facendo sentenze sei tu.

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      2. Gentile Marco, hai ragione: ho sentenziato. D’altro canto, un’opinione non è poi altro che un giudizio, per quanto personale. Faccio ammenda di essere stato molto secco nei toni, le tue risposte però mi hanno fatto capire che sei un ragazzo che ragiona, e pertanto meritevole di ben altro registro. sono stato maleducato a prescindere. mi scuso solo con il fatto che, lavorando spesso e da anni nel mondo editoriale, ho troppo spesso a che fare con ignoranti (leggi= che ignorano) che sputano sentenze con spocchia. ecco: la spocchia hai dimostrato di non averla, e questo giustifica e dà anzi ulteriore senso al tuo articolo, pur se denota qualche mancanza nella conoscenza del settore. Grazie di avermi risposto più teneramente di quanto non abbia fatto io.

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  4. La frase “con la cultura non si mangia”, purtroppo, a me che sono storica dell’arte, l’ho sentita di recente….molto recente. Sob! Sai Marco, io non voglio affatto criticare il tuo articolo, perchè ognuno ha la sua opinione, ed è giusto così. E’ vero che oggi si legge poco, ma la colpa io la do alla tecnologia che viene usata male. Ricordo che d’estate quando finiva la scuola io e mia sorella passavamo i mesi leggendo Harry Potter e i Topolino. Letture leggere per ragazzi, ma non esistevano i giochi e i tablet. Pardon, la mia digressione e sicuramente esco fuori tema. Quello che posso consigliarti è che se tu hai un modo di vedere l’approccio alla lettura puoi anche insegnarlo, comunicarlo e impartirlo. Come? Creando dei gruppi, anche social, in cui ci si riunisce e si fanno letture…voglio dirti è che una delle soluzioni per poter avvicinare i giovani alla cultura, e questo è il mio lavoro, è stimolarli alla curiosità. Invitandoli a leggere, in questo caso, far capire cosa per te voglia dire leggere e saper leggere…

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    1. Marco Amici

      Grazie per il tuo commento! Sinceramente non so quanto la tecnologia influisca, anche perché mi sembra sempre di sentire la stessa solfa soltanto con un capro espiatorio diverso. Non so quanto funzionino i gruppi di lettura social, ce ne sono tanti di virtuosi, ma tanti altri in cui non si tratta di dialogo su libri, ma di ostentazione. Il punto è che non si dovrebbero creare circoli e club chiusi, ma semplicemente invitare la gente a capire che se legge o non legge non c’è niente di male, e che non si dovrebbe giudicare una persona dalla libreria.

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      1. Su questo, Marco concordo. I circoli però sono ‘chiusi’, o meglio circoscritti, per definizione. E’ realtà che non aprono spesso e facilmente a tutti e tanto meno si propongono ai più, nonostante ciò svolgono un loro ruolo. E dici bene anche quando affermi che leggere o non leggere non fa migliore o peggiore una persona, non per forza. Fa semplicemente crescere, ma il proporlo con il ‘ricatto morale’ del giudicare un’anima in base a questo non rende piacevole l’avvicinarsi ai libri.

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    2. Sono d’accordo con te, ma mi permetto di completare il tuo commento: gran parte del mondo autoriale si pone su un piedistallo che non solo deve meritarsi con delle belle opere, ma anche comportandosi in modo tale da avvicinare i lettori. Nella fattispecie che intendo: editori e scrittori si pongono con comportamenti da star, o semi- tali, che non invogliano alla lettura, come l’affidarsi a recensori, critici e addetti ai lavori di vario genere che scrivono dei loro libri con linguaggi e riferimenti buoni solo a cullare la loro vanità, senza fornire spunti (a volte basta solo il titolo giusto) che incuriosiscano di primo acchito. Devo dare atto a davide di aver iniziato un dibattito interessante e aperto anche a chi, come me, non è d’accordo con lui. Il discorso editoriale poi è molto complesso, e non potrei articolarlo qui. Non in breve. Grazie dello spazio e degli spunti a tutti voi.

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  5. Uno deve leggere quello che si sente di leggere. Lettori grandi e piccoli sono tutti lettori: da Tolstoj a Volo la lettura è sempre un momento sottratto ad altre cose da fare. Il problema vero è la statistica sui lettori in Italia. Il problema non è cosa si legge ma che non si legge. L’impegno dei blog è quello di creare lettori e non l’autoreferenzialita’ del proprio spazio fatta dell’approvazione di pochi. Purtroppo è da qui che non si scavalla facilmente: creare schiere di lettori, grandi o piccoli, ma lettori.

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    1. Vero è che leggere di tutto rende una mente più completa, e io confesso di aver letto qualsiasi cosa in quel momento mi andasse, non per forza letteratura ‘alta’, anzi. Però sarebbe un errore abbassare l’asticella, intendo: sarebbe cosa buona far conoscere (partendo dalle scuole) il piacere e la soddisfazione di leggere contenuti, prima che storie, facendone apprezzare l’utilità. Argomento vasto, spero di essermi spiegato a sufficienza.

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  6. Ho capito perfettamente…. il fatto è che i grandi classici, a cominciare da Madame Bovary per poi planare su Anna Karenina per poi atterrare su Thomas Mann e Pirandello sono rimasti veramente in pochi a leggerli. Ovvio che si consigliano e si consiglieranno sempre, ma è un fatto di lessico e di dinamismo: un ragazzo di una scuola superiore di secondo grado davanti a una pagina dei Promessi sposi non capisce metà delle parole. Allora vogliamo parlare di Hemingway, scrittore apprezzato per la sua lingua essenziale e per il ritmo narrativo? Chiedi in giro quanti hanno letto Per chi suona la campana, un vero capolavoro?
    Bisogna comprare e leggere libri, fantasy, thriller, rosa, biografie e poi provare a scalare altre vette. Leggere piuttosto che non leggere: se hai sostanza prima o poi la cercherai, e anche dai libri.

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  7. Trovo questo articolo un tantino esagerato… ma forse dipende dal fatto che non ho mai incontrato nessuno che si desse delle arie solo perché legge, sentendosi “migliore”? Comunque sia, io credo che ognuno di noi debba avere la libertà di leggere quello che vuole quando vuole (e quando può). Certo, esistono capolavori della letteratura che vengono considerati praticamente obbligatori da leggere, ma alla fine resta una nostra scelta. Io non ho ancora letto né “Anna Karenina” né “Il nome della rosa”, tanto per dire… ma nessuno mi ha mai puntato la pistola addosso 😉 Sarò straordinariamente fortunata?
    Esagerazioni a parte, credo che la cosa migliore da fare sia un sano confronto tra chi legge e chi, invece, legge poco o nulla… ma soprattutto trovo che chi legge debba cercare di trasmettere le emozioni che ha provato con i personaggi! Solo così si può stimolare l’interesse di chi non legge.
    Per le persone più giovani, inoltre, penso sia importante ascoltare qualcuno che legge, cominciando dalle fiabe, dai racconti, dalle cose più “semplici”. Qualcuno che legge con passione, però! Anche gli audiolibri possono essere utili, a questo proposito…
    Per quanto riguarda i cosiddetti fenomeni commerciali, penso che la cosa migliore sia informarsi prima, leggendo varie recensioni, possibilmente diverse fra loro, in modo da farsi un’idea; dopodiché si può decidere se comprare il libro o meno. Dev’essere sempre una scelta propria, consapevole, senza lasciarsi troppo trascinare da quello che dicono “tutti”… perché, alla fin fine, anche se una cosa piace a un mucchio di gente, non è detto che piaccia a me o a te.

    Penso che, per chi legge, sia importante cercare di variare un po’ i generi, in modo da poter “spaziare” e scoprire nuovi temi e nuovi personaggi. Chi non legge, invece, può essere invogliato/a a farlo oppure avere avere semplicemente altre passioni… L’importante, se si avvicina alla lettura (cosa che comunque non fa mai male), è che lo faccia con convinzione e con interesse sincero.

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    1. Marco Amici

      Grazie per il tuo commento!
      Non so quanto sia esagerato, è vero che c’è tanta gente che cerca sempre di far apparire la lettura proprio come il rimedio miracolo a tutti i mali del mondo.

      Ma la lettura, come altre passioni, è per l’appunto una passione, che può essere trasmessa agli altri con influenza, ma solo se c’è un germe dentro la persona che si tenta di “influenzare”, oppure se la si avvicina a questa passione per un lungo periodo, proprio come i bambini ed i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, ovvero le fasce di età in cui i lettori sono più presenti.

      Si deve certo stimolare la lettura, ma bisogna toglierla dal piedistallo, perché non c’è nessuna differenza, almeno per me, tra la passione per il calcio e quella per la lettura, e lo dico da odiatore del calcio! E se qualcuno non legge, non c’è niente di male, non è un essere minore, semplicemente non gli piace leggere.

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      1. Sul fatto che la lettura non debba essere fonte di discriminazione hai assolutamente ragione. Ognuno ha le proprie passioni, non esistono interessi più meritevoli di altri… La vera condivisione, o comunque il tentativo di condivisione, ci può essere solo quando ci si viene incontro, mettendosi sullo stesso piano. Siamo persone, le nostre passioni dicono molto di noi, ma non è lì che si vede il nostro valore; si può anche aver letto un sacco di libri ed essere individui terribili, nella relazione con gli altri o roba simile…
        Però, ripeto, io gente che si mette sul piedistallo solo “perché legge” non ne ho ancora incontrata. Fortuna mia, immagino.

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  8. Ciao! Complimenti per l’articolo, mi trovo d’accordo su molte delle cose che scrivi anche se devo ammetterlo, quando vado in libreria e nello scaffale dei più venduti trovo i libri-verità di Barbara d’Urso vorrei prenderli e dargli allegramente fuoco ❤ Scrivi benissimo!

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  9. smitizzando

    Uè, articolo ben scritto, lo dico anche se sostiene una tesi che non condivido…non facciamo passare la maggioranza (i non lettori) per vittime della minoranza (i lettori). Forse perchè parto dalla premessa (maturata negli anni) che lettori e non lettori siano creature antropologicamente diverse tra loro. Quando sei a scuola mica lo capisci…siamo tutti costretti a leggere…poi lo capisci. D’altra parte il dubbio è il solito: è’ più da snob rifituarsi di vedere un film commerciale, andare a vederlo comunque controvoglia per non sentirsi dire di essere snob, o semplicemente porsi la domanda?

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    1. Marco Amici

      Ciao, grazie per il tuo commento! Sinceramente non capisco però il punto della tua tesi: non sto facendo passare nessuno per vittima o carnefice, ho semplicemente detto che spesso si hanno troppe aspettative, tutto qui. Pensare che lettori e non lettori siano creature diverse, è classista. Alla fine siamo tutte persone, c’è a chi piace leggere, a chi paice il calcio, a chi l’uncinetto e a chi mangiare!

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  10. Mah, in realtà non penso di essere classista nè di offendere nessuno sostenendo che siamo ANTROPOLOGICAMENTE DIVERSI (non migliori o peggiori). Ad esempio tra coloro a cui piace il calcio ci sono sia degli intellettuali-scrittori (travestiti da giornalisti) come Gianni Brera che persone che invece non hanno mai letto un libro in vita loro. Lo stesso penso che valga per gli appassionati di uncinetto, cibo ecc.ecc.

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  11. Ho trovato questo blog quasi per caso e sfogliandolo ho visto questo articolo, e vorrei ringraziare l’autore. Si dice che oggi si legge poco e c’è parecchio snobismo, è vero, verso chi non legge. Perché “non legge” spesso significa “non legge i grandi classici della letteratura mondiale” oppure “non legge gli autori moderni, non segue le nuove uscite sul mercato dei libri”… ma in realtà non conosco nessuno che non legge. Leggiamo tutti e forse anche più dei nostri genitori e nonni. Non si leggono Tolstoy o Balzac, ma si leggono dei blog. Si leggono le notizie sull’internet. Voglio dire: oggi persino la comunicazione quotidiana è scritta! E poi, molti non leggono romanzi, ma leggono la letteratura specialistica che serve per il lavoro. Potrei continuare, ma penso che ormai è chiaro. Il concetto di “non leggere” lo trovo piuttosto esagerato, quasi ai livelli di allarmismo. Come hanno scritto gli altri, non devono esistere le regole su ci si può leggere e chi no. Ogni anno al mercato compaiono centinaia e centinaia di nuovi titoli, oltre alle ristampe e nuove edizioni di quelli più datati. Saranno tutti di qualità? Dubito. Ma sicuramente ognuno può trovare del tutto, per tutti i gusti. Se snobbare chi legge pochi libri (e non sempre perché non ama la lettura, ma perché non ha tempo o la possibilità), se snobbare chi leggere solo libri “leggeri” – non aumenterà il numero di lettori. Anzi, arriviamo appunto al paradosso dei lettori che “hanno ucciso la lettura”.

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    1. smitizzando

      Allora bisognerebbe intendersi sul significato di “leggere”. Credo che quando le statistiche e i sondaggi parlano degli italiani dicendo che non leggono si riferiscono ai libri, non certo ai messaggi whatsapp degli amici. Ci sarà anche un problema-snobismo, ma, prendendo le parti delle persone che hanno studiato lettere e/o filosofia, mi sembra ben più grave il problema contrario, cioè quello della perdita di importanza – nella nostra società legata solo all’economia e alla tecnologia – della cultura personale. Forza Tolstoj tutta la vita….e Dostoevskij e Gogol e chi più ne ha più ne metta

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      1. Certo, quello che dici sul significato di “leggere” è vero. Ho provato di far vedere che la parola comunque ha un significato più ampio e può includere diversi tipi di lettura. E in ogni caso, limitarsi solo a grandi classici è… come spiegare? Lewis Carroll una volta chiamò lettura “food for thought”, cioè “cibo per la mente”. Il metodo preferibile sarebbe leggere tipi diversi di testi, per dare alla nostra mente una “dieta equilibrata”.

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  12. Innanzi tutto ciao e grazie per il commento! Per quanto riguarda quello che dici, non c’è altro da aggiungere. Purtroppo c’è chi proietta nella propria passione l’ossessionante bisogno di risultare unico (e quindi, per qualche strana ragione, migliore) nei confronti degli altri.

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  13. Non è cge leggono poco, piuttosto leggono solo certi generi di libri, fantasy e romanzetti rosa. I vari After, You’re my Dilemma, Fallen hanno fatto milioni di vendite e hanno milioni di ragazze che hanno comprato questi libri. Quindi un certo tipo di narrativa si vende eccome. Ma il resto rimane invenduta. Purtroppo i lettori amano letture poco impegnative e storielle a lieto fine.

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